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AGI – L’offensiva diplomatica della Turchia sta facilitando il dialogo e la ricerca di un accordo che porti Russia e Ucraina a un cessate il fuoco. “Le parti sono più vicine a un accordo. Non è facile mentre piovono le bombe e i civili muoiono, ma lavoriamo perché vogliamo che questa situazione si sblocchi”, ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che appena 11 giorni fa ha mediato a un tavolo cui erano seduti anche il collega russo, Sergej Lavrov e ucraino Dimitri Kuleba, nel sud della Turchia, ad Antalya.

Unico incontro di alto livello tra rappresentanti dei due Paesi, risultato dell’opera diplomatica del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che dall’inizio della crisi ha tentato di mediare e affermato più volte di non avere intenzione di rinunciare né alla Russia né all’Ucraina, entrambi Paesi con cui la Turchia intrattiene ottimi rapporti.

Lo stesso Cavusoglu è volato, la scorsa settimana, prima a Mosca e poi a Lviv, dove ha nuovamente incontrato prima Lavrov e poi Kuleba. Erdogan ha parlato giovedì scorso con il collega russo Vladimir Putin e nonostante Ankara abbia evitato rendere noti i particolari della mediazione il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, in un’intervista, ha parlato delle condizioni poste dalla Russia per fermare l’offensiva. Secondo Kalin, che ha assistito anche alla telefonata tra Erdogan e il presidente ucraino Zelensky di mercoledi scorso, le prime quattro richieste non rappresentano un grosso ostacolo alla trattativa.

Putin chiede che l’Ucraina accetti la neutralità e non presenti domanda di adesione alla Nato. Allo stesso tempo la Russia chiede che il Paese sia sottoposto a un processo di disarmo, una condizione che potrebbe presentare delle criticità. Il Cremlino vuole riconoscimento e protezione per la lingua russa, ma poi pretende anche la “de-nazificazione” del Paese. Un ostacolo importante, alla luce del fatto che Zelensky stesso appartiene a una famiglia ebrea che ha perso membri nei campi di concentramento nazisti.

La diplomazia di Ankara tuttavia, attivissima su entrambi i fronti, ritiene di poter lavorare su questo punto preparando un documento che condanni tutte le forme di nazismo, promettendo di agire per eliminarle. Lo scetticismo di Kalin è riferito al secondo pacchetto di richieste, su cui il portavoce e consigliere di Erdogan non fornisce dettagli precisi, ma fa riferimento allo status dell’intero Donbass e al riconoscimento del passaggio alla Russia della Crimea.

Quest’ultimo rappresenta un boccone amaro per la Turchia, linguisticamente e culturalmente vicina ai tartari della penisola che ha scelto Mosca con il referendum del 2014. Referendum mai accettato da Ankara. Se la Russia chiederà a Kiev di rinunciare all’Ucraina orientale potrebbe essere più complicato per Ankara mediare e la decisione spetterebbe inevitabilmente ad Erdogan.

Kalin ha specificato che Putin è stato chiarissimo e preciso nell’esporre le proprie richieste. Erdogan, dopo aver rifiutato di applicare le sanzioni alla Russia, uno strumento cui non crede, sembra l’unico capo di stato all’interno della Nato a vantare un filo diretto con il presidente russo, su cui il leader turco ha intensificato il pressing per convincerlo a sedere al tavolo con Zelensky. Un obiettivo cui il presidente lavora da mesi, rispetto al quale ha ottenuto il si di Zelensky, senza però riuscire a convincere Putin, obiettivo su cui Ankara continua a lavo

Sorgente: Perché Ankara è convinta che tra Mosca e Kiev un accordo sia possibile e vicino

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