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Potrebbe essere questione di ore, al massimo giorni. Secondo alcuni dei protagonisti dei negoziati di Vienna, l’intesa sarebbe ormai a portata di mano. Prevede restrizioni all’arricchimento dell’uranio in cambio della cancellazione delle sanzioni

Rossella Tercatin

Potrebbe essere questione di ore, al massimo giorni. Secondo alcuni dei protagonisti dei negoziati di Vienna, l’intesa per un nuovo accordo sul nucleare iraniano sarebbe ormai a portata di mano. “Siamo molto vicini”, ha dichiarato giovedì sera su Twitter Stephanie Al-Qaq, a capo della delegazione britannica, scrivendo in farsi. “Ora dobbiamo percorrere gli ultimi passi”.
Così mentre infuria la guerra in Ucraina, Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania continuano a lavorare con la Russia (e la Cina – il cosiddetto gruppo dei Cinque più uno) nella capitale viennese con l’obiettivo di ripristinare l’intesa siglata nel 2015 basata sulla cancellazione delle sanzioni economiche contro Teheran in cambio di restrizioni temporanee al suo programma nucleare.

Abbandonato dall’amministrazione Trump nel 2018, il piano prevedeva tra l’altro che la Repubblica degli Ayatollah riducesse la sua riserva di uranio arricchito e congelasse l’uso di circa due terzi delle sue centrifughe, lasciando l’Iran a circa un anno di lavoro dalla possibilità di costruire un’arma atomica. Dal 2019 in poi però il programma nucleare di Teheran ha ricominciato a correre e secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il paese può attualmente contare su uno stock di uranio arricchito al 60% di oltre 33 chilogrammi, quindici chili in più rispetto a novembre. Altri sette potrebbero essere già sufficienti per produrre un’arma.

Per questa ragione, americani ed europei hanno cercato di premere sull’acceleratore per arrivare a un accordo prima che la situazione sul campo lo renda impossibile. Ora la svolta sembra vicina anche se gli stessi rappresentanti occidentali ammettono che i nodi da dipanare non mancano. “Siamo vicini a un possibile accordo, ma una serie di questioni difficili rimangono ancora irrisolte”, ha affermato la vice portavoce del Dipartimento di Stato Usa Jalina Porter. “Se l’Iran mostra serietà, possiamo e dobbiamo raggiungere un’intesa sul ritorno reciproco alla piena attuazione del JCPOA entro pochi giorni”, ha aggiunto, usando l’acronimo del documento siglato nel 2015 (Joint Comprehensive Plan of Action).

Venerdì tuttavia il ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amirabdollahian ha dichiarato che la “fretta” dell’Occidente “non ostacolerà il rispetto delle linee rosse dell’Iran“. Tra le richieste del regime, quella di rimuovere il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica – che tra l’altro offrono supporto a vari altri gruppi in Medio Oriente, tra cui gli Hezbollah libanesi – dalla lista delle organizzazioni terroristiche del governo americano.

Sabato è in programma una visita a Teheran del Direttore Generale dell’Aiea Rafael Grossi, un passo interpretato da molti analisti come un ulteriore segnale della prossimità di un accordo. Tra i punti da risolvere per una nuova intesa infatti c’è anche il destino dell’indagine dell’agenzia circa il materiale nucleare trovato dai suoi ispettori in siti iraniani ufficialmente chiusi da tempo.

Proprio per discutere della questione, il premier israeliano Naftali Bennett ha telefonato a Grossi alla vigilia del viaggio, ribadendo l’aspettativa di Gerusalemme che l’organizzazione rimanga un attore super partes. Israele si oppone strenuamente al raggiungimento di un’intesa che ritiene non aiuterà a impedire all’Iran di conseguire l’arma atomica, mentre ne rafforzerà il regime e la capacità di minare la sicurezza in Medio Oriente. “Stiamo seguendo i colloqui sul nucleare a Vienna e speriamo che si concludano senza un accordo, ma anche con un accordo, la nostra valutazione è che gli iraniani continueranno a comportarsi da iraniani,” ha dichiarato Bennett durante una conferenza alla Tel Aviv University giovedì.

“Lo vediamo già adesso: mentre i funzionari del ministero degli Esteri iraniano stanno negoziando a Vienna con le superpotenze, la Guardia Rivoluzionaria si comporta come il bullo del quartiere e attacca gli Emirati Arabi Uniti e altre località. Se si firma un accordo e si rinnova il flusso di denaro, sappiamo che il loro comportamento aggressivo non potrà che intensificarsi. Noi in Israele siamo pronti. Continueremo a schierarci contro di loro in ogni modo. Nessun accordo ci impedirà di proteggere i nostri cittadini,” ha aggiunto.

Sorgente: Nucleare iraniano, un nuovo accordo è vicino dopo l’addio di Trump del 2018 – la Repubblica

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