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Nessun passo in avanti dal faccia a faccia con la mediazione turca. Il ministro degli Esteri ucraino attacca l’omologo russo: “Io qui per decidere e trattare, lui aveva mandato solo per ascoltare”. Le accuse di Mosca al Pentagono: “Sta sviluppando agenti patogeni che potrebbero essere usati per creare armi biologiche”

ANTALYA (TURCHIA)  –  “Al mio omologo Lavrov ho fatto una proposta semplice. Gli ho detto: “Abbiamo entrambi uno smartphone in tasca” – e lasciamo perdere il fatto che lui ha l’ultimo modello di iPhone – “possiamo stabilire le regole per un corridoio umanitario e farlo funzionare. E sai come? Ciascuno di noi chiama i numeri che ha in memoria: i colleghi ministri, i capi di stato maggiore. Possono prendere un impegno concreto qui e ora. Io posso chiamarli adesso, davanti a te. Puoi fare lo stesso anche tu?”. Non ho avuto risposta”. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, 40 anni appena, senza cravatta in abito grigio, con alle spalle la bandiera gialla e azzurra del suo paese, lo racconta ai giornalisti nel corso della breve conferenza stampa organizzata in uno dei saloni del resort a 5 stelle Regnum Carya di Antalya, dove domani si apre il Forum della Diplomazia, dopo essersi confrontato per un’ora e mezza con l’omologo russo Serghei Lavrov che di anni ne ha 71.

“Ero venuto qui con un obiettivo umanitario: speravo di uscire da questo meeting almeno con l’accordo per organizzare un corridoio umanitario da e per Mariupol, assediata dall’esercito russo”, dice sconsolato il ministro. Segnalando mestamente che tuttavia “Lavrov non è evidentemente in possesso del mandato per assumere una simile decisione. Purtroppo siamo venuti qui con intenzioni e investiture diverse. Io nelle piene funzioni di Ministro degli Esteri, col mandato e la fiducia del mio governo per prendere impegni e trattare. Lui me lo ha detto chiaro, esclusivamente per ascoltare. Sì, ha promesso di riferire a Mosca mi ha detto. Ma non può prendere decisioni autonome. Ha pure ripetuto che le trattative toccano alle delegazioni che si stanno incontrando in Bielorussia: non a noi”.

Non aveva aspettative alte, d’altronde Kuleba; e lo aveva detto fin dal giorno prima. “Sono venuto per chiedere nel modo più costruttivo possibile – e vi assicuro, non è stato facile mentre ascoltavo Lavrov seguire pedissequamente la narrativa che i russi ripetono da gioprni – ma mi sono appellato più volte: almeno durante il vertice, risparmiamo la popolazione. Servono 24 ore di cessate il fuoco. Facciamo uscire da Mariupol i civili”. Ebbene, “la mia impressione è che la Russia cerca solo la resa degli ucraini. Ma non la otterranno. Siamo pronti ad una soluzione diplomatica, non alla resa”.

 

 

Nel salone attiguo, in quella che è evidentemente anche una guerra dell’attenzione (che costringe i giornalisti a scegliere a chi prestare orecchio: perché non solo le due conferenze stampa si svolgono in contemporanea, ma chi partecipa all’una non può poi migrare nell’altra sala) il ministro Lavrov racconta una storia diversa: “Non abbiamo attaccato noi l’Ucraina. Si è creata una situazione che ha creato una minaccia per Mosca e prima di intervenire abbiamo fatto vari appelli inascoltato”. Sostenendo, a dispetto delle immagini che pure hanno fatto il giro del mondo: “L’ospedale pediatrico di Mariupol finito sotto le bombe è stato a lungo usato dal Battaglione Azov ed è ancora sotto il controllo dei radicali ucraini. Anche l’Onu ne era informato. Non ci  sono pazienti al suo interno”. Giustificando, di fatto, l’attacco di ieri, parlando, sprezzante, addirittura di “pianti patetici sulle presunte atrocità compiute dai russi”.

 

 

Nel corso del colloquio con Kuleba, dice, è stato discusso anche un possibile incontro al vertice: “Il presidente russo Vladimir Putin non  rifiuterebbe un incontro con Volodymyr Zelensky. Ma su  questioni specifiche ed è necessario un più ampio lavoro di preparazione”. Che in Turchia è venuto solo per ascoltare lo ammette lui stesso: “Questo meeting non sostituisce in alcun modo i negoziati  in Bielorussia, tutti i problemi vengono e verranno discussi lì. Non siamo qui per creare soluzioni parallele”. Apparentemente indifferente alla richiesta di salvaguardare i civili, respingendo ogni accusa di voler iniziare una guerra nucleare: “Un termine usato solo dall’Occidente e da Jens Stoltenberg, senza nemmeno essersi consultato con gli  altri membri dell’Alleanza”. Per poi accusare: “Semmai è il Pentagono che su territorio ucraino sta sviluppando agenti patogeni che potrebbero essere usati per creare armi biologiche. Certo, la Casa Bianca lo nega e Ue e Onu dicono che non ci sono prove. Ma sappiamo tutto che da sempre gli americani agiscono in profonda segretezza”. Ok, ma cosa vuole dunque la Russia? “Un’Ucraina smilitarizzata, amica, neutrale e che non vieti l’uso della lingua russa”. E per quanto riguarda i vicini: “Non abbiamo in programma di attaccare nessun paese europeo”. Semmai, aggiunge, “lavoriamo per non dipendere mai più dall’Occidente. Guardiamo altrove. Abbiamo e sempre avremo mercato per la nostra energia”.

 

A tentare una sintesi dell’incontro ci prova alla fine delle due conferenze il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavusoglu. Ripercorre il colloquio conclusosi con un nulla di fatto e assicura: “Il dialogo prosegue, ci saranno altri incontri”. Domani qui ad Antalya, arriva anche il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. I tentativi per mettere fine alla guerra, continuano.

Sorgente: Negoziati Russia e Ucraina: oggi l’incontro Lavrov-Kuleba in Turchia – la Repubblica

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