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Il selloff sui listini causato dalla guerra in Ucraina e la paura di una recessione globale si estende oggi anche all’Asia. Alle ore 7:05 italiane, il Nikkei cede l’1,7%, Hong Kong lo 0,35% (ai minimi di quasi 6 anni con i contagi da Covid quotidiani saliti nel frattempo ai massimi dal 2020) e Shanghai l’1%. L’oro sale dello 0,15% a 1.998 dollari l’oncia, il petrolio Wti americano del 3% a 112,9 dollari il barile. Le valute sono in leggero calo su dollaro, l’euro passa di mano a 1,0866, il T bond Usa rende l’1,79%, mentre i futures su Wall Street sono negativi (Nasdaq -0,9%) dopo che ieri l’S&P 500 ha registrato la peggiore giornata da ottobre 2020.

I futures sul greggio americano stanno tenendo quota 122 dollari al barile dopo aver raggiunto i massimi dal 2008 a 130,5 nella sessione precedente grazie al fatto che la Germania ha indicato la sua riluttanza a vietare le importazioni di energia dalla Russia, mentre la Corea del Sud ha affermato che è improbabile che si unisca alle sanzioni su gas e petrolio. Gli investitori stanno monitorando inoltre la possibile distruzione della domanda, dal momento che i prezzi più elevati delle materie prime su tutta la linea hanno alimentato preoccupazioni inflazionistiche e di crescita.

Le mosse sono arrivate il giorno dopo che il petrolio è balzato di oltre il 10%, prima di mangiarsi la maggior parte dei guadagni dal momento che gli Stati Uniti hanno dichiarato che stavano prendendo in considerazione il divieto alle importazioni di petrolio russe per aumentare la posta sull’invasione russa dell’Ucraina. I mercati sono in tensione anche a seguito delle segnalazioni di un possibile ritardo nella sigla dell’accordo nucleare con l’Iran dopo che la Russia ha chiesto garanzie commerciali agli Stati Uniti.

La Cina, scrive oggi Bloomberg, ha messo in guardia gli Stati Uniti dal cercare di costruire quella che chiama una versione pacifica della Nato, dichiarando che le controversie sulla sicurezza su Taiwan e Ucraina “non sono affatto paragonabili”. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha spiegato nel suo briefing annuale che il “vero obiettivo” della strategia indo-pacifica degli Stati Uniti è quello di formare la risposta in Asia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. Durante il discorso di due ore, Wang ha spiegato che i legami tra Cina e Russia sono “solidi come una roccia”.

Il disavanzo delle partite correnti in Giappone è aumentato a 1.188,7 miliardi di yen a gennaio da 506,3 miliardi nello stesso mese dell’anno precedente e rispetto al consenso del mercato di un divario di 880,2 miliardi. E’ il secondo mese consecutivo del divario delle partite correnti e la cifra più alta dall’inizio del 2014, tra la pandemia e la crisi ucraina.

Alla luce del conflitto in corso, anche il gruppo Deloitte (ma non il giapponese Uniqlo) ha annunciato di aver estromesso Russia e Bielorussia dal proprio network internazionale. Pertanto Deloitte non opererà più in Russia e Bielorussia. “Si tratta di una decisione doverosa ma difficile, che avrà un grande impatto sulle circa 3.000 persone di Deloitte operative in Russia e Bielorussia e che non sono responsabili per le azioni condotte dal loro governo. Pertanto sosterremo i nostri colleghi, facendo tutto il possibile per assisterli in questo momento di estrema difficoltà”, si legge nello statement ufficiale di Deloitte Global. “Continueremo a dare priorità alle esigenze delle nostre persone e dei nostri clienti, e metteremo a disposizione le risorse globali di Deloitte per fronteggiare la crisi umanitaria in corso in Ucraina. Onoreremo i nostri impegni e obblighi nei confronti dei mercati finanziari globali e degli organismi di regolamentazione”, conclude la nota. (produzione riservata)

Sorgente: La Cina avverte gli Usa: non create una Nato in Asia. Borse a terra – MilanoFinanza.it

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