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A Roma venerdì 25 una conferenza sul caso del fondatore di WikiLeaks con la presenza del padre.

Un incontro col padre di Julian Assange, per discutere del caso WikiLeaks e della relazione, indissolubile, tra diritti – in primo luogo il diritto alla conoscenza – e democrazia. È l’evento che venerdì 25 marzo animerà la sala della Fondazione Basso, organizzato da quest’ultima in collaborazione con MicroMega, Filosofia in movimento e il Centro per la riforma dello Stato.

La conferenza, dal titolo “Diritti, informazione e democrazia. Il caso Assange” si aprirà proprio con l’intervento di John Shipton, padre dell’editore di WikiLeaks, che racconterà al pubblico l’Assange giornalista e l’Assange uomo: da un lato gli ideali che hanno ispirato il suo lavoro di diffusione di conoscenza, dall’altro le tragiche conseguenze subìte per aver messo in imbarazzo i governi. In particolare, per aver reso il pubblico consapevole di cosa fossero la guerra in Iraq e la guerra in Afghanistan al di là della narrazione ufficiale.

Rinchiuso da tre anni nel carcere londinese di Belmarsh, Assange attende la conclusione del complesso processo sull’estradizione, in cui lo snodo più recente è stato il diniego  – da parte della Corte suprema britannica – della possibilità di presentare appello contro la decisione presa dall’Alta corte a dicembre 2021, ovvero quella di dare il via libera all’estradizione, capovolgendo il verdetto della giudice in primo grado.

Alla Corte suprema, il team legale di Assange aveva chiesto di esaminare – in quanto questione di diritto di pubblico interesse – la presentazione, da parte degli Stati Uniti, di “rassicurazioni diplomatiche” circa l’intenzione di non sottoporlo all’inumano trattamento conosciuto come “Sam” (Misure amministrative speciali). Tali promesse – che, per la loro revocabilità futura,  hanno suscitato grandi perplessità in organizzazioni come Amnesty International – sono giunte soltanto dopo il processo in primo grado, incentrato sull’analisi dei fatti. In altre parole, dopo quella fase del procedimento in cui la difesa avrebbe potuto esaminare la loro validità. La Corte suprema, tuttavia, non ha ritenuto che si trattasse di un dubbio di legittimità rilevante.

La battaglia per la liberazione del giornalista australiano, tuttavia, come gli ospiti della conferenza avranno modo di spiegare, non termina qui.

I relatori saranno chiamati a ricostruire la vicenda di Assange, analizzare le sue relazioni con la democrazia e ipotizzare gli scenari futuri. Tra loro, diversi esperti del caso WikiLeaks:

  • Sara Chessa, giornalista che in Inghilterra segue il caso per la testata Independent Australia e porta avanti, come attivista della Ong Blueprint for Free Speech, azioni di sensibilizzazione delle istituzioni europee e del pubblico sulle minacce alla libertà dei media e sulle violazioni dei diritti umani che caratterizzano la vicenda Assange;
  • Gianni Marilotti, senatore, esperto di diritto alla conoscenza e presidente della Commissione Biblioteca e Archivio storico del Senato, oltre che promotore del Comitato parlamentare per il monitoraggio del caso Assange e del progetto di desecretazione degli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta;
  • Stafania Maurizi, giornalista investigativa de “Il Fatto Quotidiano” ben nota per aver lavorato fin dall’inizio su tutti i documenti classificati rilasciati da WikiLeaks, e altrettanto per aver scoperto – citando in giudi­zio i governi di Stati Uniti, Inghil­terra, Svezia e Australia – abusi e irregolarità nel modo in cui il caso Assange è stato trattato;
  • Cinzia Sciuto, caporedattrice di MicroMega;
  • Enrico Zucca, magistrato che da pubblico ministero ha istruito il procedimento per le violenze e i falsi di polizia a margine del G8 di Genova del luglio 2001;
  • Daniele Barbieri, voce dell’Osservatorio Repressione, associazione che promuove ricerche sui temi della repressione, della legislazione e della situazione carceraria;
  • Vincenzo Vita, giornalista e politico italiano, presidente della Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico.

Sarà possibile seguire la conferenza in diretta sul canale YouTube della Fondazione Basso.

CREDIT FOTO: Il fondatore di Wikileaks Julian Assange lascia la Westminster Magistrates Court a Londra, Gran Bretagna, il 13 gennaio 2020.  EPA/FACUNDO ARRIZABALAGA

Sorgente: Diritti, informazione e democrazia. Il caso Assange

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