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Per poter far funzionare le sanzioni contro la Russia bisognerebbe tagliare tutti i mercati a Putin ma ieri all’Onu mezzo pianeta in termini di popolazione e di consumatori potenziali si è astenuto. Non contro la povera Ucraina, ma contro l’America e l’Europa.

Oltre la giusta indignazione

Per fotografare la crisi ucraina, sfociata nella sanguinosa invasione ordinata da Putin, bisogna usare il grandangolo. Fermarsi solo alle dolorosissime immagini di questi giorni, infatti, potrebbe portarci fuori strada. Cioè, farci condizionare da una comprensibile emotività, che è anche figlia di un diffuso senso di impotenza. Le  seimila testate nucleari, stivate negli arsenali russi, sono un deterrente che non ammette discussioni e che ci indica un’unica strada per uscire dal conflitto: la diplomazia. Il resto  (sanzioni economiche, sollevazione popolare, colpo di Stato “interno” al Cremlino) o ha bisogno di tempo o è poco probabile.

Quanto è realmente isolato Putin?

Trattare con Putin da una posizione di forza, significa prima di tutto valutare il suo grado di isolamento a livello internazionale. E questo per molti motivi, non solo politici, ma soprattutto economici e commerciali. Insomma, il teorema è abbastanza semplice: la guerra finanziaria contro la Russia funziona soltanto se si chiude la maggior parte dei mercati planetari. Abbiamo un termometro per misurare questo trend? Senz’altro. È l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che mercoledì ha votato una risoluzione di condanna,  contro la Russia, per l’invasione dell’Ucraina. Un’attenta analisi del risultato, ci fornisce diversi spunti di riflessione. Tutti portano a una lettura interpretativa diversa degli avvenimenti di questi giorni.

L’astensione come voto contro

Naturalmente, va sottolineato che, di fronte a una palese aggressione militare e a una violazione del diritto internazionale, un voto di “astensione” ha un peso formidabile. Significa, in pratica, fare finta che non sia successo niente. O, per essere più concreti, vuol dire mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito. Se poi si va a vedere nei dettagli lo schieramento dei Paesi astenuti (35), i dubbi sul presunto “isolamento” di Putin aumentano. I numeri dicono che davanti a lui si è spalancato un mercato potenziale di quattro miliardi di consumatori. La stessa struttura produttiva della Russia, con molto export a basso valore aggiunto (materie prime e semilavorati) non richiede una domanda particolarmente sofisticata.

La geografia dell’astensione

Fa molto pensare anche la “geografia dell’astensione”, che in pratica comprende quasi tutti i Paesi grandi esportatori di petrolio. Cosa che fa venire il sospetto di una sorta di accordo preventivo  (più o meno tacito?). Tuttavia, la mossa azzardata in Ucraina da Putin, va soprattutto considerata nel quadro dell’alleanza strategica con la Cina. Che non è solo nei fatti, ma è anche chiaramente delineata nel documento di “partnership” recentemente siglato con Xi Jinping. Dunque, il voto di ieri all’Onu ci dice molte cose. Un esempio?

Tre quarti dell’Asia

A parte i “no” di Iran, Corea del Nord, Siria ed Eritrea, si è tirata fuori, astenendosi, tre quarti dell’Asia. Un blocco (e un mercato) immenso, che comprende giganti come Cina, India e Pakistan, oltre a Thailandia, Malesia, Filippine e Vietnam, solo per citare gli Stati più importanti.

I ‘Balcani’ dell’Asia centrale

Ci sono poi i “Balcani dell’Asia centrale ”, tutti regolarmente allineati e coperti con Mosca: Uzbekistan, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Turkmenistan. In Europa, la lingua batte dove il dente duole. Si è astenuta la Serbia, dando una risposta che apre mille interrogativi.

Tutto il mondo islamico

All’appello manca anche il mondo islamico, Arabia Saudita in testa. Seguita da un alleato di ferro degli Usa, come l’Egitto, dall’Algeria, dal Marocco, dalla Libia, dalla Giordania, dall’Irak e da tutti i Paesi del Golfo Persico. Uniche eccezioni: il Kuwait e il Qatar. Astenuti pure Cuba e Venezuela. Altri Paesi di grosso calibro che non hanno sposato la linea diplomatica occidentale, poi, sono stati la Nigeria, il Sudafrica, il Brasile di Bolsonaro e, sorpresona, il Messico. Che, evidentemente, continua a non amare i “gringos”.

Voto contro l’America e l’Europa

Sì, perché a noi questo voto dell’Onu, infarcito di astensioni pesantissime, sembra più un messaggio di sguincio lanciato all’America e all’Europa, piuttosto che un segnale di disinteresse verso la coraggiosa Ucraina.

Sorgente: I 35 astenuti contro la Russia possiedono gran parte delle risolse del pianeta e metà della popolazione –

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