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Crisi ucraina: la Germania si è smarcata. Il Cancelliere Scholz, al di là dei convenevoli d’ordinanza, nel suo incontro con Putin è stato l’unico a dire chiaro e tondo che “l’adesione di Kiev nella Nato non è in agenda”. Intendiamoci, in Europa lo pensano in molti. Anche se, di sicuro, è un’altra cosa dirlo ufficialmente, nel pieno di una frenetica attività diplomatica, che assomiglia sempre di più a una guerra preventiva. Ma questa posizione è forse legata al business energetico (i due gasdotti Nord Stream) e al fatto di essere quasi in prima linea, in caso di confronto con Mosca, o c’è dell’altro?

Piero Orteca

 

Der Spiegel

Beh, i tedeschi non ci stanno a passare per “traditori della causa atlantica” solo per ragioni meramente mercantili. No, c’è dell’altro. In questi giorni, circolano tra gli analisti alcuni vecchi articoli di “Der Spiegel”, che riportano testimonianze di prima mano sulle convulse trattative per la riunificazione della Germania. Sebbene non ci sia nulla di scritto e controfirmato, diverse personalità sostengono che i tedeschi (e per la proprietà transitiva gli americani) avrebbero offerto ai sovietici (oggi russi) ampie garanzie su un punto in particolare: non sarebbe stato attuato nessun allargamento della Nato verso Est. In particolare, il Ministro degli Esteri di Bonn dell’epoca, Hans Dietrich Genscher, avrebbe preso l’impegno a non superare questa “linea rossa”. Le stesse rassicurazioni, sembra siano state date a Mikhail Gorbaciov, che però non si è mai preoccupato di esigere un impegno formale da parte degli Stati Uniti.

Shevardnadze

Proprio per descrivere il clima particolare di quel periodo, Eduard Shevardnadze, Ministro degli Esteri dell’Urss in quel periodo, in un’intervista a Der Spiegel, afferma che la Germania chiese ripetutamente il sostegno di Mosca per superare le diffidenze degli inglesi e dei francesi. Entrambi, infatti, erano contrari alla riunificazione tedesca e solo Gorbaciov, giocando “di sponda”, riuscì a mettere tutti d’accordo. Addirittura, ci fu un momento in cui, in seguito, Gorbaciov pensò di chiedere l’adesione alla Nato della stessa Unione Sovietica. Fantapolitica? No, un paradosso figlio di un mondo non più bipolare. Ma che per qualcuno, negli Stati Uniti, si avviava a essere dominato dal nuovo mantra : “America first”. Insomma, non se ne fece niente. E quando Bill Clinton cominciò a “esportare democrazia”, come teorizzato da Leslie Gelb e Francis Fukuyama, la distanza con la nuova Russia ridivenne, gradualmente, siderale.

Gorbaciov truffato

Non è un caso se, scrive sempre Der Spiegel, negli anni successivi, anche quando ormai era lontano dal potere, Gorbaciov continuò a sostenere “di essere stato truffato”, perché l’Occidente non aveva rispettato un patto tra gentiluomini. La verità è che i tedeschi si erano impegnati in prima persona a garantire il “non allargamento”, col tacito avallo di Washington. Si stavano giocando il tutto per tutto ed erano pronti a qualsiasi concessione politica, oltre a quelle finanziarie, largamente accordate a Mosca. D’altro canto, Genscher era già più che soddisfatto per il via libera concesso dai russi per la completa integrazione nella Nato della nuova Germania riunificata. Sarebbe stato troppo chiedere altro. Questa commedia degli equivoci (che per certi versi continua ancora oggi) è stata poi interpretata “a soggetto”, senza seguire un copione mai scritto.

Jamer Baker bugiardo

Der Spiegel, in pratica, accusa l’ex segretario di Stato americano James Baker, di mentire, quando dice che la Casa Bianca non aveva mai pensato di garantire il blocco dell’espansione verso Est della Nato. Nel loro articolo del 26 novembre 2009,Uwe Klussmann, Matthias Schepp e Klaus Wiegrefe, dal titolo “L’Occidente ha infranto la sua promessa a Mosca?”, riportano chiaramente che “il Presidente russo Dimitri Medvedev ha accusato l’Occidente di avere infranto la promessa fatta dopo la caduta della cortina di ferro, affermando che l’espansione della Nato nell’Europa orientale ha violato gli impegni presi durante i negoziati sulla riunificazione della Germania”. I tre giornalisti sostengono, nell’articolo, che “documenti recentemente scoperti negli archivi occidentali supportano la posizione russa”. In particolare, viene citato l’ambasciatore Usa a Mosca, Jack Matlock, che smentendo Baker, ribadisce il fatto che al Cremlino erano state veramente date assicurazioni sul blocco dell’espansione Nato verso Est.

Qualche cosa di scritto

Der Spiegel cita poi i verbali, declassificati, dell’incontro Genscher-Shevardnadze, avvenuto il 10 febbraio 1990, tra le 16 e le 18,30. Ebbene, il Ministro degli Esteri tedesco, anche in quell’occasione, ribadì seccamente che “per noi una cosa è certa: la Nato non si espanderà a Est. E questo vale in generale”. Nel senso che gli occidentali erano pronti a contrattare anche una sorta di “neutralizzazione militare” dell’ex Germania Est, ormai riunificata. Genscher aveva anticipato questa posizione in un famoso discorso, tenuto alla fine di gennaio 1990, nella città di Tutzing. D’accordo con gli americani, si barattò l’ingresso della nuova Germania  (RFT+RDT) nella struttura integrata della Nato, in cambio della garanzia offerta alla Russia che a nessun Paese dell’ex Patto di Varsavia fosse concesso di aderire all’Alleanza atlantica. Figurarsi se, questa opzione, poteva mai essere contemplata per una ex repubblica sovietica.

La pezza e il buco

Der Spiegel conclude che sì, i russi sono stati presi in giro e l’Occidente non ha mantenuto gli impegni presi. Che non erano scritti sulla carta, ma che in qualche modo andavano onorati lo stesso. Anche perché, ora, la pezza rischia di essere peggiore del buco.

Sorgente: Sulla Nato i russi accusano l’Occidente di barare da 30 anni. Rivelazioni Der Spiegel –

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