0 4 minuti 2 anni

di Silvia Turin

La stessa decrescita si nota anche in Paesi che hanno un tasso vaccinale diverso dal nostro o hanno intrapreso misure di restrizioni differenti dall’Italia. La variabile principale è la contagiosità della variante, ma entrano in gioco anche altri fattori

desc img

In Italia il picco dell’ondata Omicron è stato sorpassato. I casi hanno iniziato a calare dal 18 gennaio, giorno con il massimo storico di nuovi positivi in un giorno: 228.179.

Visivamente l’andamento della crescita dei casi è stato molto veloce e altrettanto velocemente i casi sembrano decrescere. È così in moltissimi Paesi che hanno affrontato l’ondata Omicron, indipendentemente dallo stato vaccinale della popolazione residente e dalle misure di restrizione differenti adottate. Come mai?

La discesa veloce è conseguenza della rapida salita dei casi, variabili che, a loro volta, dipendono dalla formidabile contagiosità di Omicron. Una variante con un R0 (erre con zero), ovvero il «numero di riproduzione di base» (che rappresenta la quantità media di infezioni secondarie prodotta da ciascun individuo infetto), uguale a 10 contagia in brevissimo tempo la maggior parte di persone suscettibili. Semplificando la spiegazione, tutti si ammalano contemporaneamente e tutti guariscono contemporaneamente. Omicron è molto veloce a trovare persone da infettare (e quindi a far salire rapidamente il conteggio dei nuovi positivi), ma a un certo punto «esaurisce» il bacino, quindi trova soggetti da contagiare meno facilmente.

desc img

Andamento dei casi giornalieri in alcuni Paesi (fonte Ourworldindata)

Tutto dipende solo dalla contagiosità del virus? Non solo: non è vero che le misure intraprese a contrasto della diffusione del virus non valgano. Ad esempio in Germania (si veda grafico sopra, ndr) la curva dei contagi è ancora in crescita perché nel Paese Omicron è arrivata dopo. Prima è stata frenata dal lockdown che si era reso necessario contro Delta. Inoltre, anche se non ci sono chiusure diffuse, si è parlato di un «effetto lockdown» autoindotto, quando i cittadini da soli limitano i movimenti e le frequentazioni per evitare di ammalarsi.

E anche la storia del lockdown tedesco (o austriaco) contro Delta ci dice che il tasso di vaccinazione della popolazione conta. L’Italia è uno dei Paesi più vaccinati al mondo e non ha dovuto chiudere contro Delta. Altri lo hanno fatto.

Riguardo a Omicron il tasso di vaccinazione non ha cambiato di molto la curva dei contagi (visto che il vaccino perde efficacia rispetto alla capacità di frenare la trasmissione della variante), ma ha cambiato molto l’andamento delle ospedalizzazioni e dei decessi. Le restrizioni (oltre alla percentuale di popolazione vaccinata) servono infatti anche a spalmare su più settimane la percentuale di popolazione che ha bisogno di un ospedale (o di un tampone): è un tentativo di non avere il sistema sanitario sopraffatto durante una crescita esponenziale di un’epidemia.

Tutte queste variabili insieme danno conto della rapidità (o meno) della discesa dei contagi e tutte giocano un ruolo nel determinare l’andamento della curva.

Sorgente: Perché i casi di Omicron, dopo il picco, crollano così rapidamente?

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20