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Non scrivo questa lettera come rappresentante di qualcuno, di qualche fazione,
di qualche gruppo in eterno conflitto con qualcun altro.
Scrivo come essere umano, uguale a tutti voi, uno studente di 24 anni che ha
dedicato la vita a studiare la società, la psicologia umana e le sue implicazioni,
nel tentativo utopico di contribuire, con tutti i suoi limiti, a rendere il mondo un
posto migliore per tutti, in cui le persone possano vivere in armonia, realizzate,
felici e unite tra loro. Uno di quegli ideali irrealizzabili, ma che come esseri
umani dobbiamo impegnarci ugualmente a perseguire per alleviare la miseria e
la sofferenza di questo mondo.
Cresciuto in un Paese che mi ha insegnato i valori alla base della nostra civiltà,
il senso di umanità, la dignità inviolabile delle persone, il dovere di mettere la
Verità davanti a tutto e di prendersi le proprie responsabilità anche davanti agli
errori, il ruolo importante delle istituzioni, che non devono “comandare” il
popolo, ma rappresentarlo, anche nelle sue debolezze, nelle sue paure, nei suoi
screzi, con la funzione suprema di mantenerne intatta la coesione, lo spirito
civile e l’umanità anche di fronte alle difficoltà che la vita ci presenta.
È con questi valori e con senso di responsabilità che fin da subito mi sono
fidato delle istituzioni, ho contribuito alla lotta al virus, mi sono
immediatamente vaccinato appena le istituzioni me lo hanno concesso.
Oggi, con lo stesso senso di responsabilità e la ferma vocazione verso quei
valori, dopo mesi di gelo, con una lenta e inesorabile presa di coscienza sulla
situazione che stiamo vivendo, ho deciso di dire basta, basta alla deriva sociale
di un Paese che non rappresenta più nulla di quei valori, in cui il livello di
disumanità ha sfondato gli anticorpi sociali tenuti a contenerlo e ci sta
proiettando in un territorio inesplorato che non avrà effetti solo nel presente, ma
anche nel futuro, in quanto rappresenta un netto strappo con il passato, con i
valori che ci hanno sempre caratterizzato.
Tutte le calamità nella storia dell’uomo hanno portato, inevitabilmente, ad
isterie sociali e al dilagare di violenze e aggressività.
Questo perché amore e paura sono in antitesi, la paura apre le porte dell’inferno,
è il sentimento da cui si innescano tutti quei processi cognitivi umani che ci
hanno portati ad una storia di atrocità, sofferenze e barbarie.
La disumanità, purtroppo, è intrinsecamente umana. Ce ne vogliamo allontanare
a tutti i costi, ripetere che quello che fanno o hanno fatto certe persone, certi
imperi, certe ideologie, siano opere di pazzi che non hanno nulla a che vedere
con noi.
Eppure, qualcuno ha parlato della “Banalità del Male”…
La psicologia sociale ha indagato il male per decenni, e oggi sappiamo che il
Male è ovunque, è dentro di noi, legato indissolubilmente al Bene, tanto da non
riuscirne a scorgere le differenze.
E dobbiamo farci i conti costantemente. Ogni giorno. Sempre.
Quando non accettiamo gli altri, quando digitiamo sulle nostre tastiere ciò che
tratteniamo dal vivo, quando proviamo l’istinto di fare del male a qualcuno,
quando pensiamo che una persona non sia degna rispetto a noi e quindi si meriti
il male che sta vivendo, e magari se muore, se lo è meritato.
Tutto nasce dalla paura, nessuno ne è esente, nessuno se ne può tirare fuori.
È per questo che esistono dei valori, dei diritti inalienabili, che proprio nei
momenti peggiori, quando noi esseri umani non riusciamo a trattenere quel
marcio che ci sovrasta e che deve scagliarsi su qualcun altro, che i valori
evitano di farci riprecipitare nella barbarie, come sempre successo nella storia
umana, rimanendo attoniti ogni volta, e chiedendoci: “come è potuto
succedere”?
Come dicevo, tutte le calamità umane hanno sempre portato mostruosità e
violenze, perché dove la natura si ferma, prosegue l’uomo.
Durante la Peste ad esempio, centinaia di anni fa, gli esseri umani erano
disperati: nulla sembrava funzionare, non c’erano vie di scampo, le atroci
sofferenze che colpivano i malati e le morti che avvenivano in massa,
terrorizzavano i cittadini. La società reagì nell’unico modo in cui reagisce ogni
volta quando si presentano situazioni disperate: cercò un capro espiatorio,
qualcuno che potesse essere colpevole, su cui si poteva addossare la colpa di
quell’immane sofferenza e poteva far sfogare una popolazione ormai totalmente
sfinita. La colpa ricadde sui lebbrosi e sugli ebrei, definiti “agenti di Satana”,
che stavano “avvelenando le acque e inquinando l’aria” per uccidere tutti.
Inutile dire questo cosa comportò, nessuno di noi può neanche concepire quanto
terrificanti furono i conflitti e le atrocità avvenute in quel periodo.
Il Boccaccio, descrisse una popolazione dilaniata dalla paura, dal sospetto verso
il prossimo, da conflitti sociali, in cui perfino dentro le famiglie stesse si
fomentavano aggressività e odio, parlava di “disgregazione morale”:

“. . l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e
spesse volte la donna il suo marito e – che maggior cosa è quasi non credibile –
li padri e le madri i figlioli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire
schifavano”.

-Decameron, Giovanni Boccaccio

Un altro punto in comune è rappresentato dai limiti della scienza: ai tempi tutti i
rimedi dei medici si rivelarono fallimentari, le loro opinioni erano contrastanti e
generalmente tutte sbagliate, la percezione della realtà si distorceva
continuamente, l’essere umano era in preda ad un delirio collettivo.
In questi due anni, in particolare nell’ultimo anno, il mondo ha passato un
processo di imbarbarimento simile, di totale regressione morale ed esistenziale
che però in questo caso ha avuto un effetto sistemico: sui valori sociali, sulla
concezione dell’essere umano, sul diritto, sulle relazioni tra esseri umani e sulla
legittimazione di nuovi strumenti politici.
Qualcosa che, prima di questi 2 anni, non avremmo mai potuto nemmeno
concepire.
Lo testimoniano le parole del nostro stesso Presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, risalenti al suo discorso del 25 Aprile 2019:

“La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà, in cambio
di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega
tragica e distruttiva”

-Sergio Mattarella, Anniversario della liberazione d’Italia, 2019

Eppure oggi non assistiamo solo alla privazione di libertà, ma anche ad una
nuova concezione dell’essere umano e del diritto, e ad un nuovo rapporto tra
istituzioni e cittadini. Un precedente che segna uno strappo indissolubile con il
passato e che temo, se non viene fermato e rinnegato dalla popolazione,
genererà un futuro distruttivo e pericoloso per tutti noi…

Da giovane studente, abituato a pensare, ad immaginare il futuro, ad
interrogarmi sulla morale, sul concetto di giusto e sbagliato, mi chiedo come
siano potute accadere alcune cose…
Le istituzioni, i politici, i rappresentati del popolo, detengono una responsabilità
immane e sono chiamati in contesti di emergenza ad agire in ogni modo
possibile per mantenere la coesione, la speranza e un clima costruttivo tra i
cittadini.
È empiricamente e storicamente appurato che durante le emergenze la tendenza
dei popoli è alla nevrosi, all’isteria di massa, che conduce a comportamenti
devianti ed autodistruttivi. Dovere supremo delle istituzioni è quello di
comportarsi come un genitore si comporterebbe con un figlio: ascoltare,
guidare, accogliere, supportare anche chi rimane indietro e chi ha difficoltà ad
adattarsi con un nuovo contesto, stimolare la resilienza, la forza del popolo che
nasce dalla coesione degli esseri umani e che, solo in questo modo, può
responsabilizzare i cittadini e generare un clima costruttivo ed efficace di
risposta a qualsiasi emergenza.
È ciò che è accaduto e da sempre accade in piccoli Paesi collettivisti illuminati,
con un’integrità morale ed un’armonia sociale totalmente conosciuta a noi
occidentali, mi riferisco a Paesi come il Bhutan, che infatti ha gestito
l’emergenza in modo totalmente diverso.
Da noi invece, nonostante qualche spiraglio di resilienza nella prima parte della
pandemia, con canti dai balconi e tentativi di adattamento da parte dei cittadini,
la situazione è precipitata con il Governo Draghi, l’antitesi stessa dei valori
dell’essere umano.
Perpetrare una strategia di Divide et Impera, come è stato fatto, è un crimine
contro l’umanità, contro il proprio popolo, è espressione di sadismo e
deresponsabilizzazione.
Tutti quanti abbiamo sperato che, con l’inizio della campagna vaccinale, si
sarebbe raggiunta la famosa immunità di gregge al 70% di vaccinati e saremmo
potuti tornare liberi, ci avevamo creduto, ci eravamo illusi, ma quell’estate del
2021 è stata una lenta ed inesorabile disillusione, che ha fatto ripiombare i
demoni peggiori sulle nostre già fragili e stanche teste…
Dai primi effetti collaterali e morti che hanno portato al ritiro dei vaccini
AstraZeneca e Johnson&Johnson, alla consapevolezza che anche con la
vaccinazione non saremmo stati immuni dal contagio, alla scoperta
dell’impossibilità di raggiungere l’immunità di gregge, alle notizie sui nuovi
effetti avversi dei restanti vaccini (miocarditi, pericarditi, piastrinopenie…),
fino alla scoperta della durata di soli 4 mesi dei vaccini.
Una lenta discesa all’inferno, che ci ha riportato in un incubo in cui pensavamo
di essere usciti.
È lì che uno Stato responsabile, un leader degno di guidare un Paese, si
inginocchia davanti al popolo, chiede scusa per il fallimento, per le illusioni,
per la delusione, ascolta, ascolta i demoni del popolo, se ne fa carico, e assicura
da quel momento in avanti di dare anima e corpo affinché il popolo possa
tornare ad essere felice, a vivere una normalità prudente, tutelando al contempo
la salute di tutti, inclusa la salute mentale, quella che in questi due anni è stata
dimenticata dalle istituzioni ed ha prodotto un numero spropositato di ricoveri
in neuropsichiatria infantile. Un trauma esistenziale che durerà per tutta la vita,
in particolare nei bambini che lo hanno vissuto.
Qui invece qualcosa è iniziato a scricchiolare, il premier Mario Draghi non si è
preso le sue responsabilità, non lo ha fatto nessuno, e ha iniziato una lenta e
inesorabile guerra di logoramento nel Paese, una guerra basata sul Divide et
Impera, una guerra perfetta per evitare la disfatta: quando gli esseri umani
hanno paura, come detto, hanno bisogno di sfogare la propria rabbia su un
capro espiatorio, che effettivamente può diventare il Governo, se questo viene
percepito come responsabile della situazione in atto…
Ecco che in questi casi, nella storia, la strategia del leader irresponsabile e
codardo, è quella di scatenare una guerra civile di logoramento nel popolo
identificando in una parte di esso un capro espiatorio su cui far defluire tutto il
marcio che l’essere umano ha accumulato, e al contempo salvare la propria
faccia.
È per questo motivo che è nato il Green Pass, con tutta la propaganda e
l’accanimento ideologico che lo ha accompagnato. Così parlava Mario Draghi
nel Luglio 2021, quando la comunità scientifica e il Governo erano già a
conoscenza dell’uguale possibilità tra vaccinati e non vaccinati di contagiarsi:

“Il Green pass è una misura con i quali i cittadini possono continuare a
svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono
contagiose.”

-Mario Draghi, 22 Luglio 2021

È da questo momento in poi che il mondo accademico e intellettuale italiano ha
iniziato a scricchiolare, a cominciare dallo storico Alessandro Barbero, che ha
immediatamente denunciato la misura e accusato il Governo di essere ipocrita,

Sorgente: Lettera di uno studente agli italiani

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