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di Gian Guido Vecchi e Redazione Online

Papa Francesco ha parlato in collegamento video da Casa Santa Marta con Fabio Fazio

Domenica sera Papa Francesco è stato intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa (RaiTre). Francesco ha parlato in collegamento video da Casa Santa Marta, in Vaticano, dove risiede. Qui il pezzo di Gian Guido Vecchi; sotto la diretta dell’evento.

La guerra, «un controsenso della creazione». I migranti, i poveri e la necessità di «toccare» il dolore dell’altro, «non basta vedere, è necessario sentire». La «mondanità spirituale» che è «il male più grande della Chiesa» e «fa crescere una cosa brutta, il clericalismo, una perversione della Chiesa». Ma anche notazioni più personali, come quando Fabio Fazio gli chiede: si sente mai solo, ha amici? E Francesco risponde: «Sì, sono un uomo comune, a me piace stare con gli amici, ne ho bisogno. Di amici ne ho pochi ma veri».

Il Papa si fa intervistare a «Che tempo che fa», su Rai Tre, in collegamento da Santa Marta, quasi una sintesi del magistero di Francesco a beneficio degli spettatori.

Le migrazioni, anzitutto, i «lager» in Libia e il trattamento «criminale» dei migranti, la Ue che deve «mettersi d’accordo» nella distribuzione e non lasciare tutto a Paesi come «Italia o Spagna», il Mediterraneo divenuto un «cimitero», e le tragedie come i 12 migranti trovati morti di freddo al confine tra Grecia e Turchia: «Questo è un segnale della cultura dell’indifferenza. Le categorie al primo posto in questo momento sono le guerre. La gente è al secondo posto. Ci sono categorie che importano e altre sono in basso: i bambini, i migranti, i poveri, coloro che non hanno da mangiare. Con un anno senza fare armi, si potrebbe dare da mangiare ed educazione a tutto il mondo. Vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi, la guerra: la guerra ideologica, di poteri, la guerra commerciale e tante fabbriche di armi».

Ci sono segnali di speranza, come la storia John, un ragazzo ghanese, 25 anni, di cui ha parlato all’Angelus : «Per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità, cosa avrebbe voluto fare, ha risposto: “Tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire”. Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, dei santi della porta accanto».

Fazio gli chiede anche delle tensioni tra Russia e Ucraina, del pericolo delle guerre. Un «controsenso» presente fin all’inizio, dal racconto biblico di Caino: «C’è come un anti-senso della creazione, per questo la guerra è sempre distruzione. Fare la guerra è una meccanica di distruzione». A proposito di «toccare il dolore», Francesco cita come esempio «i medici, gli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati». Francesco parla dei suoi gusti musicali, «classici ma anche il tango» che ballava da ragazzo, com’è doveroso a Buenos Aires: «Un porteño che non balla il tango non è un porteño!».

Ricorda che da piccolo sognava di fare «il macellaio», perché «quando andavo con la nonna vedevo che metteva via tanti soldi…».

Parla anche del perdono, «è un diritto umano». Della preghiera, «è quello che fa il bambino quando si sente impotente e dice: papà, mamma». E ancora la cura del creato, la necessità di essere vicini ai figli. Il dolore innocente: «Perché soffrono i bambini? Non c’è risposta. Dio è forte, sì, onnipotente nell’amore. Invece l’odio, la distruzione, sono nelle mani di un altro che ha seminato per invidia il Male nel mondo».

Alla fine chiede di pregare per lui e cita «Miracolo a Milano» di De Sica: «In quel film un indovino leggeva le mani e diceva “grazie cento lire”, io vi dico: cento preghiere».

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Ore 21.36 – «Pregate per me». E cita De Sica
Il Papa , chiudendo l’intervista, ha chiesto di «pregare per me: e se qualcuno non prega, di mandare energie positive, pensieri positivi». Poi il Papa ha citato un film di De Sica, Miracolo a Milano: «Lì c’era un indovino che mendicava chiedendo 100 lire. Io vi chiedo 100 preghiere».

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Ore 21.33 – «Non guardo la televisione. E la medicina dell’umorismo»
«Non guardo la televisione, no. Non la condanno ma non la guardo da anni». Poi il Pontefice ha parlato del «senso dell’umorismo»: «È una medicina. Io prego per avere il senso dell’umorismo, che ti fa gioioso, ti fa relativizzare le cose, ti fa tanto bene».

Ore 21.30 — «Da grande volevo fare il macellaio»
«Quando andavo a fare la spesa con mia mamma e con mia nonna, vedevo che tutti pagavano il macellaio. E quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, dicevo: “Il macellaio, perché ha tanti soldi”. Questo è un po’ l’animo genovese che ho ereditato da parte di mia madre. Anche i piemontesi sono un po’ attaccati i soldi ma dissimulano… Più seriamente: ho lavorato tanto sulla chimica, la vocazione è arrivata a 19 anni quando stavo preparandomi a entrare nella facoltà di medicina. Ma la chimica mi aveva sedotto tanto, mi piaceva».

 

Ore 21.28 — «Ho degli amici? Sì»
«Se ho degli amici? Sì, certo. Ho pochi amici, ma veri. Mi piace stare con loro. Ho bisogno degli amici. Per questo non sono andato ad abitare nel palazzo pontificio. I papi che mi hanno preceduto erano santi, io non sono tanto santo, non ce l’avrei fatta. Qui parlo con qualcuno, mi faccio degli amici… mi piace vivere con altre persone, è più facile».

Ore 21.26 — Cosa significa pregare?
«Pregare è quello che fa il bambino quando chiama papà, mamma: riconosce i propri limiti. Ma se non riconosci di avere un papà… Dio è padre, e noi lo chiamiamo papà. Quando ti abitui a chiamare papà Dio, stai andando bene nella vita religiosa. Se pensi che Dio sia quello che ti vuole bruciare nell’inferno, allora la tua religione è superstizione. I bambini, nello sviluppo psicologico, passano dall’età dei perché. Se guardiamo bene, però, il bambino non aspetta nemmeno la risposta: quello che vuole è lo sguardo del papà e della mamma, perché quello dà sicurezza. Pregare è questo».

Ore 21.22 — La Chiesa del futuro e il rischio più grande
«Immagino la Chiesa del Futuro come Paolo VI nell’enciclica Evangelium Nuntiandi: una Chiesa in pellegrinaggio. Il male più grande della Chiesa è la mondanità spirituale. È la cosa peggiore che possa succedere alla Chiesa, peggio ancora dei Papi libertini. Il clericalismo genera rigidità, e sotto ogni rigidità c’è putredine. La mondanità spirituale genera clericalismo che porta a posizioni rigide, ideologiche, dove l’ideologia prende il posto del Vangelo. Il clericalismo è una perversione della Chiesa» .

Ore 21.18 – «Perché soffrono i bambini? Non so rispondere»
«Dio è onnipotente, ma nell’amore. La distruzione è in mano a un altro, che semina divisione e distruzione da sempre. Dio ci accompagna sempre, ma poi lascia liberi. Dio è forte nell’amore. Io quando vedo soffrire i bambini mi chiedo: perché? Perché? Non c’è risposta. Io credo, cerco di amare Dio che è mio padre, ma non ho risposta. L’unica strada, di fronte a questa sofferenza, è soffrire con loro».

Ore 21.16 — Il diritto umano di essere perdonati
Esiste un «diritto» a essere perdonati. Il perdono è un diritto umano, dice il Papa. «Dio ci ha fatto buoni ma liberi, la libertà è quella che ci permette di fare tanto bene ma anche tanto male, siamo liberi. Siamo liberi e padroni di prendere le nostre decisioni, anche sbagliate. La capacità di essere perdonato è un diritto umano, tutti abbiamo il diritto di essere perdonati se chiediamo il perdono. Abbiamo dimenticato che chi mi chiede il perdono ha il diritto di essere perdonato, se si ha qualche debito con la società va pagato ma col perdono. Il padre del figliol prodigo aspettava i figlio per perdonarlo».

Ore 21.11 — «Aiutare a rialzare»
Il Papa ha poi ricordato che «guardare dall’alto in basso è lecito solo in un caso: quando si sta aiutando qualcuno a rialzarsi. Un altro sguardo dall’alto in basso non è lecito, mai. Perché è uno sguardo di dominio. Ci sono impiegate che ogni giorno pagano col corpo stabilità lavorativa, questo succede ogni giorno».

Ore 21.08 – «Giocate con i figli, ascoltateli»
Il Papa ha poi affrontato il tema della vicinanza tra genitori e figli: «Chiedo spesso in confessione: giocate con i figli? A volte sento risposte dolorose: esco quando dormono, torno dal lavoro quando dormono. È la società crudele che impone ritmi crudeli. Bisogna giocare con i figli. Ascoltarli. Quando sono adolescenti, magari davanti a qualche scivolata, bisogna stare con loro».

Ore 21.06 — Il «chiacchiericcio»
Il Papa torna poi a parlare del «chiacchiericcio», da cui iniziano «aggressività, guerre e divisioni». L’aggressività «distruttiva è un problema sociale. Il problema dell’aggressività sociale è stato studiato bene da psicologi e quindi non ne parlo. Sottolineo solo quanto è cresciuto il numero dei suicidi giovanili. C’è un’aggressività che scoppia, penso al bullismo nelle scuole, è un problema sociale, non di una sola persona. L’aggressività va educata, c’è un’aggressività positiva e una distruttiva. Comincia con una cosa piccola, con la lingua, con il chiacchiericcio. Il chiacchiericcio nelle famiglie, tra le persone, distrugge, distrugge la identità. No al chiacchiericcio, se hai una cosa contro l’altro o te la mangi te o vai da lui e gliela dici in faccia, ci vuole coraggio».

Ore 21.01 – «I dischi? Non sono andato a comprare…»
Quali dischi ha comprato quando è andato nel negozio qualche giorno fa? «Non sono andato a comprare: quei negozianti sono amici, sono andato a benedire il nuovo negozio... era scuro, era notte, e sono andato a benedire il nuovo negozio. C’era un giornalista, e la notizia è uscita… Cosa ascolto? Ascolto i classici. E il tango. L’ho anche ballato: un porteno (cittadino di Buenos Aires) che non balla il tango non è un porteno…», ha detto il Papa.

Ore 20.58 — Il rapporto con la Terra
«Pensiamo di essere onnipotenti di fronte alla Terra. Dobbiamo riprendere il rapporto con la Terra dei popoli aborigeni, il buon vivere. Dobbiamo farci carico della Madre Terra: i pescatori di San Benedetto del Tronto venuti da me hanno trovato una volta tonnellate di plastica e hanno ripulito quel tratto di mare. Buttare la plastica in mare e criminale, uccide». Papa Francesco cita poi una canzone di Roberto Carlos nella quale un figlio chiede al padre «perché il fiume non canta più. Il fiume non canta perché non c’è più…».

Ore 20.54 – «Di fronte alle tragedie, non basta vedere, bisogna sentire e toccare»
«Quando Gesù parla di come bisogna comportarci, usa la parabola del buon Samaritano. Due persone, magari anche brave, vedono un uomo ferito a terra, e passano oltre. Il samaritano si ferma, tocca, sente la sofferenza, e agisce. Di fronte alle sofferenze noi spesso vediamo e passiamo oltre, dimentichiamo. Vedere non basta, bisogna sentire, toccare. Quando c’è qualcuno che arriva a confessarsi, spesso chiedo: quando dai l’elemosina, tocchi la mano della persona a cui la dai? Lo guardi negli occhi? Medici e infermieri, in questi anni di pandemia, hanno toccato il male, e hanno scelto di restare».

Ore 20.49 –

 

Ore 20.46 — La guerra è un controsenso della creazione
La guerra, dice il Papa, è «un controsenso della creazione». Dio «crea gli uomini, e però subito vengono le guerre. È un controsenso della creazione. Per questo la guerra è sempre distruzione. Lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, lavorare per la società significa costruire. La guerra, invece, distrugge».

Ore 20.44 — I migranti e la cultura dell’indifferenza
Il Papa poi parla della «cultura dell’indifferenza», di cui «siamo ammalati»: «C’è un problema di categorizzazione, di primo e secondo posto e le guerre, mi dispiace dirlo, in questo momento sono al primo posto. Bambini, migranti, poveri, coloro che non hanno da mangiare non contano, sono nelle categorie basse, non sono al primo posto. Nell’immaginario universale quello che conta è la guerra. Con un anno senza fare armi si può dare da mangiare e fare educazione per tutto il mondo in modo gratuito, ma questo è in secondo piano. Si pensa alle guerre, è duro ma è la verità. La prima categoria è la guerra, gli altri al secondo posto. Guerra ideologica, commerciale, di potere, per andare avanti e tante fabbriche di armi».

 

Ore 20.42 – «Non sarei onesto se dicessi che sopporto tanto»
«Non sono un campione di peso, che sopporto tanto. Non sono uno che sopporto tanto, se confrontato con tante famiglie che fanno fatica a pagare le bollette, ad arrivare a fine mese… E non sono da solo, ho tante persone che mi aiutano»

Ore 20.40 – Il ringraziamento
«Buonasera e grazie di questo incontro», dice Papa Francesco, all’inizio dell’intervista.

Ore 20.00
Nella mattinata di domenica, in occasione della recita dell’Angelus, Papa Francesco ha affrontato diversi temi — dalla morte del piccolo Rayan, il bimbo di 5 anni precipitato in un pozzo in Marocco, per salvare il quale sono stati vani i tentativi di decine di soccorritori («Tutto un popolo si è stretto per salvare Rayan ce l’ha messa tutta: sono i santi della porta accanto») alla piaga dello sfruttamento della prostituzione («Martedì prossimo, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, si celebrerà la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Questa è una ferita profonda – inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana. Tante ragazze, le vediamo sulle strade, che non sono libere, sono schiave dei `trattanti´, che le mandano a lavorare e se non portano i soldi le picchiano. Oggi succede questo, nelle nostre città. Pensiamoci sul serio»).

Sorgente: Il Papa intervistato da Fabio Fazio a «Che tempo che fa»

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