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Il leghista e l’ex premier attendono solo il fallimento del Cavaliere per fare una mossa su Draghi o su un terzo nome

ROMA – I contatti tra i due non sono limitati a quella foto, ostentatamente in posa, nel cuore dell’Aula del Senato. Matteo Salvini e Matteo Renzi vogliono il pallino dell’elezione per il Colle. Giocano di sponda, muovono pedine, pianificano strategie nel grande risiko parlamentare, tutto per perseguire un obiettivo comune: un’uscita soft di Silvio Berlusconi dalla partita del Quirinale, una soluzione vantaggiosa per il proprio futuro. Sono loro ad aver partorito l’idea dell’esecutivo dei leader. Sempre loro a spingere per un nuovo patto di legislatura (anche se sulla sincerità del leghista in pochissimi sono disposti a scommettere). E cercheranno di imporre questo terreno di gioco nei prossimi giorni.

 

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di Laura Pertici

 

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L’ostacolo che blocca ogni passo avanti è quello delle ultime settimane: nel centrodestra molti si sentono costretti a fornire una prova d’amore — almeno formalmente, almeno sulla carta — a Silvio Berlusconi. Nessuno, però, rinuncia nel frattempo a guardarsi intorno. Salvini, in particolare, affronta la sfida con un approccio sfumato: non affondare i sogni del Cavaliere, non alimentarli. Vuole che si spengano da soli. Se lentamente o bruciandosi nelle urne, dipenderà dalla resistenza dell’anziano leader. Di certo, Renzi pianifica le prossime mosse con l’ex ministro dell’Interno e sembra agevolargli il compito, scartando l’opzione di un sostegno al Cavaliere.

 

Il senatore fiorentino, che domani riunirà i grandi elettori di Italia viva e ieri ha lanciato Radio Leopolda, ritiene che esistano tre schemi di gioco, tra i quali però sembra affermarsi quello che prevede il “governo dei leader”. Ma andiamo con ordine. La prima opzione passa da un presidente della Repubblica di centrodestra. Non il Cavaliere, come detto. Piuttosto una figura moderata, “alla Casini”. Che i renziani voterebbero, o che almeno oggi promettono di votare. Non risponde alle aspettative di Berlusconi, che ha bisogno del voto dei parlamentari di Italia Viva, tanto da continuare a corteggiarli telefonicamente. Nelle ultime ore, ad esempio, il fondatore di Mediaset avrebbe chiamato tra gli altri il deputato renziano Luciano Nobili, confondendolo però con l’ex 5S Lello Ciampolillo: “Ma quindi lei — avrebbe tagliato corto a un certo punto l’ex premier — non è l’ex grillino del gruppo Misto?”.

 

Quando immaginano un profilo moderato, Renzi e Salvini ipotizzano — oltre al fondatore dell’Udc — personalità come Marcello Pera e Letizia Moratti. Questo processo, però, non sembra decollare. Un po’ perché, come detto, Berlusconi non ha alcuna intenzione di sostenere altri candidati di area di centrodestra, un po’ perché gli stessi sovranisti sono tiepidi su questi nomi alternativi. E si arriva dunque a Mario Draghi.

 

Il premier è il fulcro dei due scenari alternativi che piacciono a Renzi. Nel primo caso, la promozione dell’ex banchiere al Colle sarebbe accompagnata da un esecutivo votato dalla maggioranza Ursula, dunque con Salvini all’opposizione. Il problema è che il leghista — almeno per adesso — ha fatto sapere che non accetterà di restare fuori dal governo. Resta allora l’esecutivo dei leader, quello proposto proprio da Salvini e sostenuto dal fondatore di Iv.

Certo, non mancano gli ostacoli: Enrico Letta, ad esempio, ha sempre ufficialmente dichiarato di voler rinnovare un patto di legislatura con una maggioranza di unità nazionale, ma difficilmente accetterà di sedere allo stesso tavolo del consiglio dei ministri con il leghista che faceva dirette Facebook dai tetti del Viminale. Senza dimenticare il complesso incastro correntizio dei ministri dem e le enormi difficoltà nel Movimento: entrando Giuseppe Conte, cosa ne sarebbe di Luigi Di Maio alla Farnesina?

Interrogativi pesanti. Draghi, intanto, resta e resterà in silente attesa. Di certo, considera fondamentale che si sblocchi la partita nel centrodestra e che l’eventuale passo indietro di Berlusconi avvenga in modo non traumatico, per garantire un nuovo patto che lo traghetti al Colle evitando contestualmente le elezioni anticipate. Per questo, le mosse di Salvini e Renzi per un esecutivo dei leader non sono osservate con distacco. Semmai, come un progresso. Il fischio d’inizio della partita più importante.

Sorgente: Quirinale, Salvini e Renzi al lavoro su due ipotesi aspettando il flop di Berlusconi – la Repubblica

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