Berlusconi per ora però tira dritto. E il coordinatore azzurro Antonio Tajani fa capire che non esiste un piano B. “Se Draghi resta a Palazzo Chigi si va a votare nel 2023, altrimenti il governo è destinato a cadere”, concorda il vicepresidente di Forza Italia, augurandosi che nel vertice di centrodestra Berlusconi sciolga definitivamente la riserva: lui al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi “sarebbero un’ottima coppia per sostenere il ruolo dell’Italia a livello internazionale”. Posto, comunque, che alle prossime elezioni Fi non porrà “alcun veto” a Matteo Salvini o Giorgia Meloni come premier. È l’offerta recapitata agli alleati, ma per ora sia la Lega sia Fdi continuano a restare cauti. “Sto lavorando da giorni con contatti a 360 gradi per garantire una scelta rapida, di alto profilo e di centrodestra”, dice il leader del Carroccio. Intanto anche Giovanni Toti e Luigi Brugnaro saranno nelle prossime ore a Roma per riunire mercoledì i parlamentari di Coraggio Italia: al momento sarebbero 31 i grandi elettori. “Ogni ragionamento è ancora da fare..”, dice il presidente della Liguria.
Così come resta da fare ancora il ragionamento del campo del centrosinistra dove l’unica certezza per ora è il no a Berlusconi. Nella giornata di martedì si riuniranno i deputati 5 Stelle, la segreteria del Pd e ci sarà un probabile nuovo incontro Letta-Conte-Speranza prima dell’assemblea congiunta M5s con Giuseppe Conte prevista per mercoledì e della Direzione dem che Letta ha convocato per giovedì 13 gennaio. Lo stesso Letta ha già chiarito qual è la sua strategia: continuità di governo e un capo dello Stato non divisivo. E “Berlusconi è un capo partito, quindi è divisivo per definizione, come me, Salvini, Conte”, dice ancora il segretario Pd a Metropolis live. Ribadendo un concetto: “Questo Parlamento è senza maggioranza, come tale il Presiedente non può che uscire da uno sforzo condiviso”.