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Il rapporto commissionato dalla Chiesa tedesca riguarda gli abusi commessi a Monaco di Baviera dal 1945 al 2019. Il Papa emerito afferma in una dichiarazione scritta di non aver commesso errori in nessuno dei casi indicati

di Paolo Rodari

Sono almeno 497 le persone che hanno subito abusi sessuali nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga dal 1954 al 2019, secondo il rapporto commissionato dalla diocesi tedesca allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl e reso noto quest’oggi.

Per lo più si tratta di giovani vittime di sesso maschile, il 60 per cento dei quali in età compresa fra 8-14 anni. Le persone coinvolte negli abusi sessuali come artefici sono almeno 235, fra cui 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali, 48 persone dell’ambito scolastico.

Per la diocesi il dossier costituisce “una pietra miliare nell’ulteriore processo di gestione degli abusi sessuali”, ma l’operato dei vescovi che si sono succeduti prima dell’attuale arcivescovo, il cardinale Reinhard Marx, fra questi anche Joseph Ratzinger, vescovo dal 1977 a 1982, si prospetta lacunoso. Quest’ultimo, in particolare, viene accusato di comportamenti erronei in quattro casi, relativamente al periodo in cui era arcivescovo. Ma, secondo quanto riferisce Martin Pusch leggendo il rapporto, il Papa emerito ha affermato in una dichiarazione scritta di non aver commesso errori di comportamento per tutti i quattro casi indicati. Sono invece due gli errori commessi dal cardinale Marx, relativi a due abusi avvenuti nel 2008.

Le dimissioni dello scorso giugno di Marx, poi respinte dal Papa, manifestano quanto sia esplosiva la situazione: Marx voleva farsi da parte proprio per le coperture che i suoi predecessori hanno dato ai crimini di pedofilia. Francesco gli ha chiesto di rimanere al suo posto.

 

Da giorni in diocesi non si parla d’altro. Una settimana fa, tra l’altro, è stata la testata Die Zeit a tirare fuori un decreto extragiudiziale del tribunale ecclesiastico del 2016 nel quale si accusa Ratzinger di non aver fermato l’operato di padre Peter H., accusato di ventitré casi di abusi sessuali su minori tra gli 8 e i 16 anni commessi tra il 1973 e il 1996. 

E anche se l’attuale segretario particolare di Ratzinger, Georg Gänswein, ha smentito categoricamente – Benedetto XVI non era a conoscenza degli abusi commessi dal religioso, ha detto – dell’operato del Papa emerito, come di quello degli altri vescovi, si parla per forza di cose. Gli altri presuli che si sono susseguiti a Monaco sono: i ministeri di Michael von Faulhaber, Joseph Wendel, Julius Doepfner, Friedrich Wetter e infine Reinhard Marx.

 

 

La diocesi tedesca commenterà i dati soltanto il 27 gennaio prossimo. Spetta ad essa, del resto, parlare: il dossier, infatti, è stato commissionato dalle stesse gerarchie nel febbraio 2020. Tutto iniziò nel dicembre 2010. Già allora la diocesi pubblicò un primo report. Oggi, però, si sono aggiunte ulteriori denunce. Di qui il nuovo report.

La diocesi ha voluto il report per portare alla luce quanto non va e nello stesso tempo prendere le misure affinché gli errori del passato non si ripresentino. In queste settimane, intanto, è nato un nuovo centro di contatto e consulenza per le vittime: psicologi e psicoterapeuti, con molti anni di esperienza nei servizi di consulenza nella stessa diocesi, alcuni dei quali specializzati sulle questione relative agli abusi sessuali, saranno disponibili dal lunedì al sabato nelle prime due settimane dopo la pubblicazione.

È un primo passo per cercare di sanare una ferita difficilmente rimarginabile. Un primo passo su una strada, quella della lotta alla pedofilia, che per la Chiesa è ancora in gran parte da percorrere.

Sorgente: Pedofilia, quasi 500 vittime nella diocesi di Monaco. Accuse a Ratzinger: “Comportamenti erronei in quattro casi” – la Repubblica

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