La posizione dell’Italia nella crisi ucraina è quella di un atlantismo senza se e senza ma che rasenta la totale genuflessione, a discapito anche dei propri interessi.
“Sono preoccupato per la situazione tra Ucraina e Russia e dobbiamo difendere l’Ucraina. Abbiamo bisogno di un profilo atlantico”. Parole chiare del segretario del PD Enrico Letta.
Con gli Stati Uniti che premono per un conflitto aperto in Ucraina che porterebbe ad una guerra continentale dai contorni imprevedibili e la Germania che giustamente frena non per un sussulto pacifista ma per semplice realismo visto che un disastro del genere non farebbe l’interesse di nessuno, il governo italiano si dimostra per l’ennesima volta lo zerbino del Pentagono e dei folli piani di destabilizzazione statunitensi.
Ci viene detto che il poderoso ed inopinato riarmo italiano con annesso protagonismo bellico sono necessari per difendere gli interessi nazionali del Paese.
In realtà la belligeranza dell’Italia è funzionale soltanto a quella anacronistica fede atlantica che Enrico Letta rivendica come pedigree per il nuovo Presidente della Repubblica.
L’unico interesse che difendiamo, partecipando alla nuova guerra fredda voluta dagli Stati Uniti, è quello dell’industria bellica nazionale.
Ricordiamo a Draghi, a Letta, ai 5stelle, alle finte opposizioni che il fatturato dell’industria militare tricolore, oltre a rifornire col suo export regimi impresentabili, vale circa lo 0,8% del PiIL Andrebbero soppesati i danni che derivano alla nostra economia dalla subalternità alla NATO e a Washington.
Interi settori economici pilastri del Pil nazionale come il manifatturiero e l’agroalimentare hanno nel frattempo subito perdite di fatturato che valgono diversi miliardi proprio a causa della partecipazione italiana alla nuova guerra fredda, comprese sanzioni economiche, verso la Russia.
L’Italia rinunci al previsto invio della portaerei Cavour con i suoi F35B imbarcati e avvii il ritiro dei soldati e mezzi corazzati che mantiene dislocati nei Paesi baltici. I reparti aerei dislocati in Romania, e le navi da guerra dislocate nel Mar Nero come passo concreto verso la distensione.
L’unico modo in cui si possono difendere gli interessi nazionali è investire in sanità pubblica, scuola, ricerca, cultura, trasporti e reddito, disarmando la politica estera, fuori dalla Nato.
L’atlantismo si dimostra ancora una volta il peggiore nemico della pace.
L’Italia deve smetterla di esserne complice andando contro i suoi stessi interessi.
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