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Se vi è un provvedimento che, più ancora di altri, dà la piena misura del carattere regressivo del governo Draghi, questo è senza dubbio la riforma dell’Irpef approvata nel mese di dicembre. La versione definitiva varata è, per alcuni aspetti, persino peggiore delle bozze che circolavano sino a pochi giorni prima della definitiva presentazione. Vediamo in breve cosa è cambiato e chi guadagna dalla nuova situazione.

L’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, è l’imposta che colpisce i redditi della stragrande maggioranza dei residenti in Italia, colpendo tutti i redditi da lavoro dipendente, autonomo, da pensione e i redditi delle imprese individuali e delle società di persone. Nel corso del tempo l’Irpef (istituita nel lontano 1974) ha drasticamente perso progressività, con una fortissima riduzione sia del numero di scaglioni sia della distanza tra il primo e l’ultimo, ed ha ridotto il perimetro delle tipologie di reddito che colpisce. Ad oggi, infatti, sono esclusi dall’Irpef i redditi delle società di capitali soggetti all’imposta proporzionale IRES e la variegata pletora di redditi finanziari e immobiliari soggetti ad aliquote agevolate separate, nonché i redditi da lavoro autonomo fino a 65.000 euro annui ,che godono di un regime forfettario. Dal 2007 e fino alla riforma perpetrata dal governo Draghi, nell’ambito dell’Irpef si era giunti ad uno schema a cinque aliquote legali, come delineato nella tabella che segue.

Scaglioni IRPEF 2021 Aliquote IRPEF pre-riforma
fino a 15.000 euro 23%
da 15.001 fino a 28.000 euro 27%
da 28.001 fino a 55.000 euro 38%
da 55.001 fino a 75.000 euro 41%
oltre 75.000 euro 43%

La presenza di alcune agevolazioni, le cosiddette detrazioni, e più di recente del bonus Renzi di fatto modificava e modifica le aliquote effettive – cioè quelle che la lavoratrice effettivamente paga sul proprio reddito – rispetto a quelle legali. Le detrazioni sono somme di denaro che, in presenza di condizioni previste dalla legge, è possibile sottrarre dall’imposta, abbassando così il carico fiscale. Vi sono, ad esempio, detrazioni legate allo status di lavoratore dipendente, di lavoratore autonomo o di pensionato. Inoltre, vi sono detrazioni per i familiari a carico e per spese ritenute socialmente rilevanti (come le spese sanitarie). Le aliquote effettive, calcolate con la considerazione delle detrazioni, erano e tutt’ora sono un po’ più basse di quelle legali, ma solo per quanto riguarda i redditi bassi e medio-bassi, poiché al crescere del reddito le detrazioni si riducono fino a scomparire oltre una certa soglia.  [Continua…]

Sorgente: La riforma fiscale di Draghi: per gli ultimi il solito nulla | coniare rivolta

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