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Il presidente della Camera valuta di adottare per lo scrutinio la regola di citare solo il cognome sulla scheda e non altre scritte

di Tommaso Ciriaco

ROMA – C’è una mossa capace di cambiare la storia di queste elezioni per il Presidente della Repubblica. E di complicare enormemente la rincorsa di Silvio Berlusconi al Quirinale. La sta studiando Roberto Fico in queste ore. Non è legata ovviamente al singolo caso del leader azzurro, ma avrà valore generale e sarà applicata per l’intera durata delle elezioni presidenziali. L’effetto, comunque, sarebbe quello di stroncare la ferrea volontà del Cavaliere di “contare” i voti del centrodestra e tenere a bada i franchi tiratori. Di cosa si tratta? In estrema sintesi: il Presidente della Camera potrebbe limitarsi a pronunciare solo il cognome di chi riceve i voti. Senza nome di battesimo, abbreviazioni, appellativi alternativi o creativi.

 

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Fico ci sta pensando. Annuncerà la decisione soltanto la mattina del 24 gennaio. Come consuetudine, riunirà l’ufficio di Presidenza per pianificare gli ultimi dettagli e dirà come intende procedere. Gli uffici tecnici di Montecitorio gli hanno consegnato un dossier che contiene i tre possibili modi di procedere, che trovano fondamento nel comportamento dei suoi predecessori. Uno di questi tre precedenti prevede proprio la possibilità di limitarsi al solo “cognome”. Un gigantesco problema, per il leader di Forza Italia.
Il Caimano, mai come stavolta, si nasconde nei dettagli. Il suo “dettaglio” è preso in prestito dal collaudato manuale dei “trucchi” parlamentari, consentiti dal regolamento e utilizzati in passato anche da coalizioni di centrosinistra. Per difendere la sua scalata al Colle, il Cavaliere intende assegnare un “segno” di riconoscimento a ogni partito alleato: Forza Italia voterà “Berlusconi”, la Lega sceglierà “Silvio Berlusconi”, i parlamentari di Fratelli d’Italia scriveranno “Berlusconi Silvio”, i cespugli centristi si orienteranno su “S. Berlusconi” e “Berlusconi S.”. Di più: a potenziali grandi elettori di centrosinistra che decidessero di appoggiarlo, il fondatore di Forza Italia riserverà un altro ventaglio di opzioni di “riconoscimento”: “presidente”, “Cavaliere”, “senatore”, “onorevole”, “sen.”, “Cav.”.

 

Come detto, tutto è in mano a Fico. Il quale non ha che l’imbarazzo della scelta. Laura Boldrini, nel 2015, scelse di affrontare lo scrutinio che portò alla Presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella leggendo in modo integrale ogni scheda, senza alcun tipo di filtro. Luciano Violante, invece, guidò Montecitorio dal 1996 al 2001 e in occasione dell’elezione di Carlo Azeglio Ciampi, nel 1999, si limitò a pronunciare il cognome.
Esiste anche una terza strada. È stata sottoposta al Presidente della Camera. Si tratta di una soluzione mediana, utilizzata ad esempio dal vicepresidente Roberto Giachetti in occasione proprio dell’elezione di Roberto Fico sullo scranno più alto di Montecitorio. Chi legge le schede non pronuncia eventuali appellativi diversi dal nome e dal cognome. Nessuno spazio, insomma, per “senatore” e “Cavaliere” (o per le relative abbreviazioni). Lettura pubblica invece di “Berlusconi”, oppure “Silvio Berlusconi”. Questa opzione prevede anche due ulteriori decisioni da prendere: sarà Fico, infatti, a scegliere se tradurre l’eventuale “S.” in Silvio, oppure restare fedele alla lettera della scheda. E sarà sempre lui a stabilire se attenersi comunque alla formula “Silvio Berlusconi” anche quando il voto è stato espresso con un “Berlusconi Silvio”.
Berlusconi, questo è certo, spera ancora di poter invece controllare al meglio i grandi elettori. Il “trucco” gli è stato anche consigliato da Denis Verdini, attraverso un appunto inviato a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri, che lavorano al progetto “Berlusconi Presidente”. A dire il vero, Verdini consiglia anche di non giocare altre partite, se sconfitti nelle urne. E di non trattare separatamente con il centrosinistra su altri nomi, concordandolo invece con gli alleati sovranisti. E se Giorgia Meloni pare voler puntare su Giulio Tremonti (in ottimi rapporti anche con Giancarlo Giorgetti), Matteo Salvini sembra invece preferire due profili moderati: Marcello Pera e Letizia Moratti.

Sorgente: Elezione presidente della Repubblica: Fico dice no alle schede “segnate” – la Repubblica

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