La Fnopi: «Così muore una professione. Chiederemo conto di tutto ciò che non è stato fatto, non si può continuare a cercare una mediazione che non esiste»
Chiara Baldi
Aquasi due anni dallo scoppio della pandemia, dopo mesi intensi trascorsi in corsia e con orari massacranti – anche quindici ore di lavoro di fila –, gli infermieri scrivono al Governo e alle Regioni per denunciare una situazione non più sostenibile. «La Storia la scrivono i vincitori. E in questa lunga guerra contro il virus, noi infermieri, 456mila professionisti in prima linea per il Paese – scrive la Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) – stiamo scrivendo ogni giorno, da due anni, la storia del Servizio Sanitario Nazionale. Eppure, questa Storia non la scriviamo da vincitori e non per colpa nostra». «Abbiamo scolpito nella memoria collettiva parole, valori e immagini che parlano di abnegazione, deontologia, sacrificio, tutela, vicinanza, competenza e abbiamo vinto l’indifferenza di chi ignorava il nostro ruolo, il nostro percorso universitario, le nostre specializzazioni», continua la Federazione, ricordando che «il mondo intero ha riconosciuto gli infermieri come il motore, la spina dorsale, il futuro di ogni moderno sistema sanitario e sociale che voglia definirsi tale: siamo stati definiti eroi, angeli, mentre ci venivano dedicate piazze e statue». Ma tutto questo, chiosa la Fnopi, non basta: «Non siamo vincitori perché in questi due anni abbiamo dovuto mettere da parte la normale straordinarietà della nostra professione al fianco del cittadino; abbiamo dovuto lavorare in costante emergenza; ci siamo ammalati di più e peggio di ogni altra categoria; abbiamo rinunciato a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita. Adesso stiamo perdendo l’ultima cosa che ci era rimasta: la speranza. La speranza di una Sanità e di una Politica in grado di riconoscere percorsi di valorizzazione della professione infermieristica, con un adeguato ritorno economico e un sistema realmente meritocratico».
Gli infermieri lamentano la «mancata concretizzazione» nella bozza della Legge di Bilancio delle «richieste avanzate con forza e decisione dalla nostra Federazione Nazionale che, quale Ente sussidiario dello Stato, ha pur sempre mantenuto un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale. Parole e promesse della politica a questo punto assumono una luce beffarda, ingiusta, persino crudele. Una insopportabile mannaia che si scaglia contro tutti gli infermieri che, ancora in prima linea, soffrendo, continuano a tenere in piedi il sistema salute, anche se in balia di attacchi e violenze di una parte avversa, confusa o solo impaurita che riversa su di loro la propria rabbia per il difficile momento storico che stiamo vivendo». Perché, ricorda la Federazione di categoria, sebbene «gli Infermieri italiani da sempre attraversano a testa alta la paura e la morte, oggi una miope visione della politica li fa impattare nella sfiducia e nella delusione. Ed è molto, molto peggio. Se questo Paese, se i suoi decisori politici vogliono invertire questa rotta, lo facciano adesso».
Da qui l’ultimatum che la Fnopi lancia alle istituzioni: «Non possiamo continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste. Perché nulla, oggi, è avvenuto rispetto a quanto richiesto e quanto dichiarato davanti alle telecamere. Così muore una professione. Così si impedisce il ritorno degli infermieri formati in Italia e valorizzati all’estero. Così si ignorano il dolore e l’impegno di centinaia di migliaia di vite. Così si tradisce la fiducia dei cittadini italiani. Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, come afferma Papa Francesco e ama ripetere il Governo. Ma a queste parole devono seguire dei fatti». Se le promesse non verranno mantenute, dunque, «coaguleremo una risposta unitaria, indipendente da appartenenze sindacali e partitiche, da ruoli e posizioni. Siamo pronti a far sì che 456mila infermieri chiedano conto di tutto ciò che non è stato fatto. Con l’etica che da sempre ci contraddistingue, ma con l’esasperazione che ormai ci investe. È ancora possibile scrivere una Storia che restituisca dignità agli infermieri. Non c’è più tempo da perdere».
Al 17 gennaio 2022, dall’inizio della pandemia, i contagi tra gli operatori sanitari sono 42.506 rispetto al mese precedente (di cui 34.855 infermieri) e da inizio pandemia196.838 (di cui 161.407 infermieri). Dal 2 dicembre 2021 al 17 gennaio, c’è stato un aumento delle infezioni proprio tra gli operatori sanitari del 926 per cento e del 232 per cento dal primo al 17 gennaio. Nell’ultima settimana – 10/17 gennaio – l’aumento è stato del 53 per cento. La media di aumento giornaliera dei contagi è del 7,88 per cento, anche se nella prima settimana di gennaio si è raggiunto il 10 per cento circa giornaliero con un picco di quasi il 20 per cento il 4 gennaio, a ridosso cioè di Capodanno. I 42.506 operatori contagiati nell’ultimo mese rappresentano il valore più elevato registrato in 30 giorni da inizio pandemia. Dal 20 febbraio 2020 sono morti per Covid 90 infermieri.