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25 April 2024
0 3 minuti 2 anni

La notizia era già nell’aria, come anche su questa NewsLetter avevamo registrato e il 9 dicembre è arrivata la conferma. La mobilitazione sindacale più in tutti i sensi grande, lunga, compatta, eroica che mai si sia vista sulla faccia del pianeta, ha proprio vinto su tutti i punti in contenzioso è può dirsi quindi conclusa. Ne ha dato conferma un comunicato del SKM (Samyukt Kisan Morcha, Fronte unitario contadino, la coalizione di oltre 30 cartelli sindacali che per oltre un anno ha guidato la protesta) che è stato diffuso nel tardo pomeriggio di giovedì e che in estrema sintesi dice: le nostre richieste sono state accettate dal governo anche ufficialmente, e quindi possiamo andare a casa.

E così, dopo le prime manifestazioni di giubilo al suono del bhangra music tipico del Punjab, il week end è trascorso nelle operazioni di sgombero di quegli accampamenti che erano cresciuti come vere e proprie cittadelle tutt’intorno a Delhi dal giorno in cui, il 26 novembre dell’anno scorso, erano calati dalle campagne settentrionali dell’India i primi convogli di protestanti, stipati come sardine dentro camion, suv, trattori sventolanti di bandiere. Per la verità la protesta, come abbiamo raccontato in più occasioni (in particolare quì) era già in corso da mesi a causa della cronica situazione di sofferenza delle campagne indiane, e particolarmente nello stato del Punjab, che vanta un considerevole numero di suicidi per debito. Ma si era acutizzata e organizzata quando nel settembre 2020 il Governo di Narendra Modi aveva imposto quelle contestate tre leggi miranti a liberalizzare il settore agricolo dell’India, senza prevedere alcun dibattito in Parlamento, né consultazione con le rappresentanze del settore contadino – un settore che, come è noto, quantifica una popolazione di ca 700 milioni di indiani, tra proprietari medi, piccoli e piccolissimi, e le relative famiglie, dipendenze, maestranze.

E per l’appunto il 26 novembre del 2020 (data non qualunque per l’India, perché commemora il giorno in cui nel 1949 venne varata la Costituzione, scritta tra gli altri da Ambedkar) eccoli arrivare dalle più remote campagne del Punjab, dell’Haryana, persino dall’Uttar Pradesh (tradizionalmente molto favorevole al BJP di Modi), determinati a portare la loro protesta al Parlamento indiano, nel cuore di Delhi.

Sorgente: Trolley Times: la protesta più lunga di tutti i tempi ha vinto, ma la storia continua

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