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Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il Ministero degli Interni fu occupato da un gruppo armato. Contemporaneamente il generale dell’Aeronautica militare italiana Giuseppe Casero e il colonnello Giuseppe Lo Vecchio presero posizione al Ministero della Difesa; un distaccamento armato del Corpo Forestale dello Stato, di 187 uomini, guidato dal maggiore Luciano Berti si appostò vicino alle sedi televisive della RAI pronti ad occuparle.
Nei pressi di Sesto San Giovanni (detta la Stalingrado d’Italia perché sempre governata dai comunisti con altissime percentuali di consenso) un reparto al comando del colonnello dell’esercito Amos Spiazzi si preparava ad occupare la città.
Movimenti di truppe dell’esercito furono segnalati in molte parti dell’Italia.
Io, giovanissimo iscritto alla FGCI, fui convocato la sera del 7 alla sezione del PCI, poi verso le 23 in gruppi di quattro compagni ci diedero l’ordine di “pattugliare” ognuno una determinata zona. Eravamo coordinati da un ex Partigiano.
Fu una notte lunga…
Era il tentativo di Colpo di Stato fascista di Junio Valerio Borghese.
Quando tutto era ormai pronto, fu dato il contrordine.
Se fosse passato alla fase esecutiva, sicuramente sarebbe scoppiata la guerra civile.
Ci furono inchieste giornalistiche e commissioni parlamentari. Non tutte le conclusioni furono univoche, a mio parere (e non solo mio…) perché non si voleva svelare quanto l’Italia fosse a “sovranità limitata in favore del Patto Atlantico”. I fautori del Colpo di Stato (anche quelli più o meno occulti, finanzieri e grandi capitalisti) avevano proposto a Giulio Andreotti di essere lui il capo del governo a seguito del Golpe, ma lui rifiutò, eppure aveva solidi legami con la Mafia che appoggiava anche militarmente il Golpe… Inoltre solo dopo tanti anni venne alla luce Gladio, organizzazione armata anti comunista del Patto Atlantico. Bisogna calarsi in quegli anni: il più forte Partito Comunista del mondo occidentale, assieme alla CGIL, aveva l’egemonia sul movimento operaio e del lavoro, anche autonomo; inoltre aveva una struttura con un suo servizio di Intelligence e moltissimi ex partigiani comunisti erano ancora “in perfetta forma” e pronti a reagire, forti della propria esperienza. Forse furono diversi fattori a far dire agli U.S.A. che era meglio lasciar stare….
“Tilgher (allora dirigente del gruppo fascista Avanguardia Nazionale coinvolto nell’operazione) rivela perché Borghese ordinò il dietro-front:
Purtroppo molti reparti militari, indispensabili per la riuscita del golpe, dopo una iniziale adesione, quella sera, all’ultimo momento, si tirarono indietro. Non se la sentirono. Tanto è vero – ne ho la prova – che alcune colonne militari, in Piemonte e in Calabria, quella sera si erano già mosse. Anche a Latina era scesa in strada una colonna corazzata. Mentre abbiamo saputo che in Emilia alcuni reparti dei carabinieri restarono in caserma. E si rifiutarono di partecipare all’operazione. E senza presidiare le zone rosse come l’Emilia e la Toscana, non avremmo potuto controllare la situazione.” (Fonte: Trilogia della Celtica. Nicola Rao)
Del resto non fu l’unico tentato Golpe, ci fu quello nel 1964 del comandante generale dei carabinieri Generale De Lorenzo; nel 1974 venne alla luce il tentativo di Colpo di Stato di Edgardo Sogno e successivamente si scoprì l’organizzazione “La Rosa dei Venti” del colonnello Amos Spiazzi (sempre quello del 1970), anch’essa con fini golpisti.
Poi ci fu il “misterioso” tentativo di Colpo di Stato del 27 luglio 1993, dissero orchestrato dalla mafia di Cosa Nostra. Da soli non lo avrebbero potuto realizzare, è chiaro che loro erano solo dei gregari.

 

Sorgente: Facebook – Pino Scali

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