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Il premier decide nonostante la contrarietà di alcuni leader. La volontà di dare un taglio alle strumentalizzazioni legate al Colle

Per due settimane Mario Draghi ha studiato i dati, valutato la situazione epidemiologica e soppesato i pro e i contro. E alla fine, nonostante la contrarietà di alcuni governatori e leader politici della maggioranza e senza consultare i capi delegazione, il presidente ha deciso. Nessuna unità di missione a Palazzo Chigi, nessuna legge per spostare sotto la Protezione civile la struttura guidata dal generale Figliuolo. Ogni ipotesi alternativa è stata accantonata. Il premier, che pure aveva accarezzato l’idea di togliere al Paese il mantello nero dell’emergenza sanitaria, ha scelto la via della proroga sorprendendo i partiti e spiazzando anche qualche stretto collaboratore.

L’accelerazione si spiega con ragioni scientifiche, organizzative e anche molto politiche. Prima di tutto i numeri dei contagiati e dei morti e la velocità della variante Omicron. L’Italia, è vero, sta meglio di tanti altri Paesi europei, ma la pressione sulle terapie intensive continua a salire. Molte regioni si stanno colorando di giallo e a Natale, prevedono tra Palazzo Chigi e il ministero della Salute, la curva del Covid raggiungerà il picco. A gennaio i numeri saranno ancora alti e solo da febbraio, iniziata la discesa, si tornerà ai dati epidemiologici meno allarmanti di novembre. Un quadro che impone la proroga dell’emergenza per tenere in piedi, senza traslochi e complicazioni giuridiche, la struttura commissariale di Figliuolo, con quel che ne consegue in termini di rapidità decisionale e operativa. E se il premier ha deciso per tre mesi è perché prolungare di un mese soltanto per via amministrativa sarebbe stato, a sentire un ministro, quasi «una pagliacciata». Il primo messaggio che Draghi manda al Paese è che «la pandemia non è finita, ci siamo ancora dentro» e gli italiani devono saperlo. Fino alla primavera almeno dovremo resistere e convivere con il virus, tenendo i nervi saldi e muovendoci con senso di responsabilità.

La mossa del premier si spiega anche con la volontà di dare un taglio netto alle letture, alle interpretazioni e alle strumentalizzazioni politiche che da giorni ruotano attorno al rebus dello stato di emergenza. Leggere sul Giornale della famiglia Berlusconi che Draghi non vuole una proroga perché lo inchioderebbe alla poltrona di Palazzo Chigi e non a quella del Quirinale, lo ha convinto che fosse ora di spazzar via dietrologie e informazioni fuorvianti. E così, quando Giuseppe Conte è uscito da Palazzo Chigi dopo il colloquio con il capo del governo, ha in sostanza dato voce alle riflessioni del successore, facendo capire quanto Draghi sia stufo delle «letture distorte e pericolose» di chi lega il sì o il no all’emergenza alla partita del Colle.

Eppure a Chigi non hanno rinunciato a esplorare strade alternative per la gestione della pandemia: dal coinvolgimento della Protezione civile, alla creazione di quella «unità di missione ad hoc» presso la presidenza del Consiglio che il ministro Brunetta aveva proposto al premier. Ma per costruire una nuova governance serve tempo, quindi (per ora) Draghi ha chiuso il fascicolo e convocato per oggi il Consiglio dei ministri. Il ministro Speranza, che aveva spinto con forza per la proroga più lunga possibile, è sollevato. Passa all’incasso anche Enrico Letta, che era stato il primo a sostenere la proroga: «Non possiamo finire come l’Olanda, lo stato di emergenza deve continuare». Conte non sembrava convinto, ma ora il prolungamento è «necessario» anche per lui. E Salvini, che era fieramente contrarissimo, non farà le barricate: «Aspettiamo i dati… Non diamo giudizi a priori».

Sorgente: La strategia di Draghi per frenare i casi di Covid in aumento (e le dietrologie)- Corriere.it

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