Etiopia, il Consiglio Onu per i diritti umani finalmente prende posizione sulla “grave situazione” nel Tigray: La risoluzione proposta dall’Ue è passata nonostante il no di Cina, Russia e India. ‘Realpolitik’ di interessi minerari e di influenza. Da settimane Amnesty e Human rights watch accusavano le forze di sicurezza Amhara di arresti di massa ed uccisioni
Il conflitto è iniziato nel novembre del 2020, quando le truppe di Addis Abeba, appoggiate dalle forze eritree e delle milizie Ahmara, hanno attaccato la regione del Tigray, dove si erano tenute elezioni autonomiste non autorizzate
Una scelta, questa del governo centrale di Addis Abeba presieduto da Abiy Ahmed, che molti osservatori hanno voluto mettere in forte contrasto col Premio Nobel per la Pace ottenuto dal premier etiope l’anno precedente.
Il conflitto invisibile a nascondere crudeltà indicibili
Conflitto invisibile che si fa sempre più cruento. I morti ammazzati con le armi, e gli altri, molti di più e i più indifesi, con la fame. I già molti e quelli che verranno. 500mila sono le persone a rischio fame in Tigrai a causa della guerra in corso dal 4 novembre 2020. Mentre sono almeno 10mila i profughi, le persone che sono dovute fuggire proprio in questo ultimo scorcio di guerra, quasi vigilia di Natale tragico.
Senza forze in campo, l’Onu ‘indaga’
Sarà una commissione internazionale di esperti a indagare e raccogliere prove sui crimini commessi durante il conflitto in Etiopia settentrionale scoppiato e, di fatto, tutt’ora in corso. Decisamente poco, ma sempre meglio di nulla. Lo ha deciso venerdì 17 dicembre il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite durante una sessione speciale adottando una risoluzione proposta dall’Unione Europea con 21 voti favorevoli sui 47 Stati attualmente presenti in Consiglio.
Una divisione pesante
Tra i 15 voti contrari, ci sono quelli pesanti di Cina, Russia e India, già citati, e quelli assenti. Nessun Paese africano ha votato a favore, molti si sono astenuti o hanno votato contro l’indagine che dietro l’etichetta «violazioni di diritti umani» cercherà di far luce su violenze e massacri di migliaia di civili, stupri di massa e bombardamenti e saccheggi di proprietà private, scuole e ospedali, detenzioni arbitrarie e rastrellamenti su base etnica.
Massacro libero in casa propria
Per i Paesi africani, per Mosca e Pechino e New Delhi resta un affare interno dell’Etiopia, e un problema dell’occidente. Ognuno in casa propria reprima come gli pare, e la sintesi finale detta con parola più ipocrite. Che fanno un paio con la ‘democrazia d’esportazione’, di casa occidentale, altrettanto ipocrita e fasulla. «Una mentalità neocolonialista usata come strumento di pressione politica», ha dichiarato l’ambasciatore etiope Zenebe Kebede. Mezza verità politica a nascondere però gli altrettanto veri massacri.
Quel primo report zucchero e miele
Colpa di tutti, colpa di nessuno. Ai primi di novembre uscì un primo “report” della Agenzia Onu per i diritti umani e della Commissione etiope, criticato perché largamente incompleto, che attribuiva colpe a tutti i belligeranti. Sotto accusa da una parte l’esercito federale etiope e le milizie regionali Amhara sue alleate oltre alle truppe eritree che, nonostante le smentite, agiscono insieme , accusate di aver commesso massacri di civili come quello di Axum e Maryam Engelat e stupri di massa.
Se lo scontro politico diventa odio tribale
Rischio odi incrociati e vendette tribali. Sull’altro fronte, le forze di difesa del Tigrai, agli ordini del partito guida tigrino Tplf, altre accuse di violenze sui civili e stupri commessi dalla scorsa estate quando da Macallè è partita la controffensiva nei vicini stati Amhara e Afar. E finalmente il Consiglio Onu scopre che l’Etiopia rischia di sprofondare nella «violenza generalizzata», e decidere la commissione internazionale. «Il pericolo di un aumento dei livelli di odio, violenza e discriminazione è molto alto», riconosce il vice per i diritti umani dell’Onu Nada al-Nashif.
Rischio del dilagare di violenza
Nei giorni scorsi Amnesty International e Human Rights Watch avevano accusato le forze di sicurezza Amhara di arresti di massa, uccisioni ed espulsioni forzate di tigrini nel Tigrai occidentale. Secondo le nuove prove raccolte dalle due organizzazioni per i diritti umani, diversi civili tigrini in fuga, sono stati attaccati e uccisi e numerosi altri sono detenuti in condizioni equivalenti alla tortura, ridotti alla fame e privati di cure mediche. Testimoni hanno riferito di alunni tigrini portati via dalle scuole.
Qualcosa meglio del nulla
Il 2 dicembre l’Ufficio Onu per gli affari umanitari ha dichiarato che il numero dei tigrini sfollati era arrivato a un milione e 200mila. Un rapporto delle Nazioni Unite del 9 dicembre ha riferito che tra il 25 novembre e il primo dicembre ci sono stati più di 10mila nuovi sfollati e che il Tigrai occidentale resta inaccessibile alle agenzie umanitarie. Cosa possa fare l’Onu per fermare questa escalation di orrori non è chiaro, ma per Amnesty International, resta «Un passo avanti importante». Qualcosa meglio del nulla.
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