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 CRONACHE DALLA BARBARIE DELLA PFIZERCRAZIA


 

di Pino Cabras
Pochi giorni fa ho fatto una battuta sulla pessima classifica dell’Italia in termini di libertà di stampa, misurata da Rsf (Reporters Sans Frontières), e l’ho messa in relazione con il contemporaneo successo ‘”social” di un giornalista particolarmente servile nei confronti dell’ossessione persecutoria del potere dominante a danno dei cittadini che non accettano il lasciapassare sanitario estorsivo.
Molti accaniti difensori del nuovo “ordine del discorso” si sono precipitati a commentare che Rsf ci colloca così in basso non per la pessima qualità dei giornalisti, ma per via degli ostacoli e pericoli (personali e professionali) che molti cronisti corrono quando fanno inchieste sulla criminalità e le mafie.
La questione pesa anche in quella direzione, certo. Ma Rsf è sensibile eccome ai rischi antidemocratici che l’Italia corre molto di più di altri paesi. E chi è che ci fa correre quei rischi? Sono intere testate che tradiscono la funzione giornalistica mentre strumentalizzano la questione sanitaria per imporre un pensiero totalitario, nemico del pluralismo.

Rsf esprime una forte perplessità nei confronti di un intervento o controllo da parte del servizio pubblico rispetto alla scelta di voler escludere in modo arbitrario voci ed opinioni divergenti rispetto alla politica vaccinale del Draghistan.
Così dice l’organizzazione non governativa: «Secondo la nuova direttrice di TG1 RAI Monica Maggioni, la tv pubblica non darà voce a chi mette in discussione la politica vaccinale del governo, poiché non tutte le opinioni possono esser ritenute uguali in merito all’emergenza Covid. RSF evidenzia che anche nella crisi del #COVID19, va preservato il pluralismo di opinioni nei media pubblici. RSF è profondamente preoccupata per la nascente volontà politica di controllare l’informazione in Italia. Il senatore ed ex Primo Ministro Mario Monti ha recentemente chiesto ‘restrizioni alle libertà’ e ‘modalità meno democratiche’ per quanto riguarda la diffusione delle informazioni. L’obiettivo legittimo di combattere la disinformazione non può essere perseguito a spese della restrizione del pluralismo dei media e della censura delle opinioni critiche nei confronti del governo».

Posizione sacrosanta, ma di questi tempi verrà rigettata senza rimorsi da quei politici e quei media (quasi tutti) che stanno conducendo le danze. Il sistema comunicativo italiano si è raccolto intorno al volere di un blocco di forze potentissime gestite da pochissime holding multinazionali che formano ormai un apparato mediatico-finanziario-farmaceutico con vocazione dispotica.

Gran parte dei facitori di opinioni devono trasmettere un discorso unico, ossessivo, martellante, totalitario, che per le voci dissonanti prevede solo il killeraggio, la squadristica distruzione della reputazione. I plotoni di esecuzione in questi giorni ad esempio raccolgono ordini per concentrare su Massimo Cacciari le loro pallottole, tutte consistenti in orribili “diagnosi” di demenza senile, quando invece il filosofo si ricollega con molta lucidità a filoni di pensiero e ricerche che in tutto il mondo godono della dovuta rispettabilità.
È un momento molto buio per le libertà e i diritti in ogni ambito fino a ieri coperto dalla Costituzione. L’opera distruttiva avanza perché trova il ventre molle del sistema della comunicazione, dove ormai impera una vera e propria barbarie. Le redazioni giocano molto sui titoli degli articoli, che non si leggono, si “vedono”, come un’immagine. E l’immagine aggira i filtri della corteccia cerebrale, è molto più forte della lettura, e va a installarsi nelle parti “più animali” del cervello. Riesci a smentire un’immagine solo con un’altra immagine, non con la lettura, non con l’articolo.

Prendete “La Stampa” del 6 dicembre. Spara un titolo bello carico: «Malato di Covid rifiuta le cure e muore in casa a Padova. I vicini: era No Vax». Impronta sul cervello del lettore. Poi vai a leggere il pezzo: «Stando a fonti ospedaliere, l’uomo era vaccinato, ad agosto aveva fatto la seconda dose». Come come? E allora perché quel titolo? Moltiplicate questo metodo, incrociatelo con la pigra acquiescenza di un gran pezzo di piccola borghesia italiota in preda all’ipocondria e caricata a molla contro un Nemico, e otterrete la barbarie.

La comunicazione italiana è ormai barbarie. Sileri che dice “voi uccidete la gente” è barbarie. I talk show che fanno parlare ogni sera per decine di minuti solo piazzisti della pfizercrazia sono barbarie.
Riconquisteremo una comunicazione civile. È l’ora di unirsi per creare nuovi organi di stampa diversi dai piazzisti e dalla barbarie. L’Alternativa c’è.

Fonte: Pino Cabras

Sorgente: controinformazione.info | Cronache dalla barbarie della pfizercrazia

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