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Fotografia: Telecomunicazioni. Al presidio di Milano: «Serve un ruolo forte dello Stato». A Roma incontro con il Pd. Il vicesegretario Provenzano: «Chiederemo garanzie a salvaguardia dell’occupazione».

Francesca Del Vecchio

I I «No a una Tim USA e getta», si legge sui cartelli di protesta dei lavoratori lombardi che ieri mattina si sono riuniti davanti alla Prefettura di Milano per un presidio unitario in contemporanea con iniziative analoghe in tutta Italia.

«Ci sentiamo pedine su una scacchiera manovrata da giganti», è la denuncia dei rappresentanti sindacali. «Siamo stati citati in poche righe nei comunicati dei ministeri con generiche manifestazioni di responsabilità nei nostri confronti. Silenzio, invece, rispetto alle sollecitazioni e richieste del sindacato confederale», aggiungono. Timo, sottolineano i rappresentanti di categoria, rappresenta un asset strategico per il Paese «ma circa 40.000 persone a livello nazionale e molte di più nelle aziende dell’indotto rischiano conseguenze immediate, fino addirittura al licenziamento». «È necessario un ruolo dello Stato forte, per evitare che Tim sia oggetto di speculazioni non utili al paese e all’occupazione», spiega Francesco Aufieri, Cgil Milano, presente al presidio. Davanti alla Prefettura, in corso Monforte, non sono tanti, circa una settantina: «Sapevamo che saremmo stati pochi, ma è stata una scelta di responsabilità: uno perché il periodo storico lo richiede, due perché prima di indire un vero e proprio sciopero – che peserebbe enormemente sui lavoratori – vogliamo vederci chiaro. Siamo comunque pronti a scioperare se servirà», spiega Luca Brivio, coordinatore regionale Rsu Tim.

A margine dell’incontro romano tra Pd e sindacati, il vicesegretario dem Peppe Provenzano aveva precisato: «Chiediamo garanzie a salvaguardia dell’occupazione». La Lombardia, dopo il Lazio, è la regione con il maggior numero di lavoratori Tim, tra call center e assistenza tecnica: circa 5.000 con un’età media intorno ai 50 anni. «Se si facesse uno spezzatino in società di servizi e società della rete, potremmo essere smistati ma a quel punto l’incognita sarebbe sul calcolo e la divisione del debito aziendale», continua Brivio che aggiunge: «Non abbiamo nessun pregiudizio nei confronti di Kkr ma è fondamentale capire come verrà declinata la questione occupazionale. Non è un fondo speculativo ma d’investimento, quindi non avrebbe interesse a comprare e rivendere immediatamente ma vogliamo conoscere prima il progetto. Dal punto di vista strategico, invece, parliamo di un’azienda che possiede sia la rete fisica del paese, sia il cloud. Cassa depositi e prestiti (controllata all’83% dal Mef, ndr) era entrata in Tim con circa il 10%: perché non usare quel 10%, aumentandolo, per gestire la cosa in modo migliore? Altrimenti il rischio è la macelleria sociale», conclude Brivio.

I sindacati regionali di categoria hanno comunque chiesto un incontro con la prefettura, che ieri non è stato possibile «per ragioni di agenda» ma che dovrebbe svolgersi in settimana, e uno con la Regione: «Ci aspettiamo che il presidente Fontana faccia qualcosa per i 5.000 lavoratori lombardi».

 

Sorgente: Tim, i sindacati in piazza: «Più di 40 mila lavoratori a rischio» | il manifesto

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