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I soggetti avevano creato un gruppo chiuso, denominato «Famiglie da Abusi», in cui si scambiavano contenuti espliciti che coinvolgevano i componenti delle loro famiglie, compresi i figli

di Antonio Scolamiero

Cinque soggetti attivi su una nota piattaforma di messaggistica sulla quale si scambiavano contenuti materiale pedopornografico sono stati arrestati dalla polizia di stato. I soggetti avevano creato un gruppo chiuso, denominato «Famiglie da Abusi», in cui si scambiavano contenuti espliciti che coinvolgevano i componenti delle loro famiglie, compresi i figli, realizzati anche mediante lo sfruttamento sessuale di minori e ritraenti sia atti sessuali che momenti intimi catturati di nascosto.

L’indagine su scala nazionale

L’indagine, coordinata dal servizio polizia postale e delle comunicazioni attraverso il centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (C.n.c.p.o.), ha avuto inizio dallo scambio info-investigativo di carattere internazionale, che fa perno sui rapporti che da anni la specialità intrattiene con gli organismi investigativi delle forze di polizia estere, ed è stata condotta in piena sinergia investigativa dai Compartimenti di Roma, Bologna, Milano, Napoli e Catania.

L’identificazione a catena

Gli operatori della postale, infatti, sono riusciti a compiere un’identificazione «a catena» dei sodali, consistita nella progressiva evidenziazione di tutte le tracce informatiche di volta in volta raccolte, grazie a cui si è ricostruita nella sua completezza la struttura del gruppo criminale.

Il coinvolgimento dell’imprenditore bolognese

La prima perquisizione in ordine di tempo è stata eseguita dal compartimento polizia postale per il Lazio, su delega della procura di Roma, a carico di un cittadino residente nella capitale, arrestato in flagranza di reato perché individuato in possesso di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico. In quella occasione è emersa per la prima volta l’esistenza del gruppo: dagli approfondimenti investigativi, in particolare, è stata enucleata dagli investigatori la gravità della posizione di un cittadino bolognese, quarantacinquenne, imprenditore edile, perquisito nell’immediatezza dei fatti,.

Per lui accuse gravissime

La ricerca di elementi di prova a carico dell’imprenditore ha confermato l’impianto investigativo teorizzato, emergendo la condivisione da parte dell’indagato di un video autoprodotto, che vede il coinvolgimento di un minore appartenente al nucleo familiare. Per tali motivi, la procura di Bologna, assunta per competenza territoriale la direzione delle indagini, ha richiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare della custodia in carcere per il soggetto, attesa la gravità dei fatti e il pericolo di reiterazione delle condotte delittuose. Contestualmente all’esecuzione di tale provvedimento giudiziario è stato altresì perquisito dalla polizia postale per la Campania il terzo componente del gruppo, dipendente del Comune di Napoli, denunciato a piede libero perché detentore di materiale pedopornografico.

Segnalazioni anche dal Canada

Il quarto componente del gruppo, cittadino italiano residente nel bresciano, è stato a sua volta arrestato in flagranza di reato per detenzione di ingente quantitativo di materiale attinente allo sfruttamento sessuale di minori ed indagato per violenza sessuale ai danni della propria figlia, nell’ambito di una separata attività investigativa, originata da una segnalazione del collaterale canadese, veicolata dal C.n.c.p.o ed seguita dal compartimento della polposta di Milano, coordinato dalla procura di Brescia.

Altri due indagati a Roma

Parallelamente, raccolti ulteriori elementi investigativi, la polposta di Roma era riuscita ad identificare altri due soggetti, a loro volta destinatari di perquisizione perché in contatto con il primo indagato, con il quale intrattenevano conversazioni a sfondo pedopornografico e scambiava contenuti illeciti. Dei due il primo, residente in provincia di Roma, è stato denunciato a piede libero poiché deteneva sui propri dispositivi i file ricevuti dal romano, che gli aveva anche fornito istruzioni inerenti alle modalità con cui instaurare un contatto sessuale con un minore. La seconda posizione, invece, relativa a un cinquantacinquenne siciliano, è emersa in tutta la sua gravità nel corso della perquisizione eseguita in Sicilia a cura degli agenti della polizia postale di Roma. L’uomo, infatti, abusava della propria figlia, costringendola a subire rapporti sessuali, e condivideva le registrazioni dei rapporti con i suoi interlocutori.

Le diramazioni siciliane

Per lui la procura di Messina, subentrata per competenza giurisdizionale alla luce delle risultanze investigative, ha immediatamente richiesto ed ottenuto dal gip l’emissione della misura della custodia cautelare in carcere per i reati di violenza sessuale in danno di minore e produzione di materiale pedopornografico. Nei confronti della moglie del siciliano, invece, indagata per non essere intervenuta pur essendo a conoscenza degli abusi, è stata emessa la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa coniugale e del divieto di avvicinamento alla persona offesa. Entrambi i provvedimenti sono stati eseguiti dalla polposta di Catania e Messina.

L’ultimo indagato

Il quinto sodale, membro del gruppo chiuso, è un napoletano poco più che trentenne. Nel corso della perquisizione, eseguita nei suoi confronti dai poliziotti di Napoli e Bologna su delega della procura felsinea, sono stati rinvenuti circa 200 files pedopornografici e si è potuta acclarare la partecipazione dell’indagato alla chat, su cui condivideva le proprie fantasie inerenti ad atti sessuali con minori anche con foto riferite a momenti della vita quotidiana familiare. Il soggetto è stato arrestato per detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico e associato in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria di Napoli.

Sorgente: Corriere di Bologna

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