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di Alaa Tartir – Al Shabaka

(Traduzione di Valentina Timpani)

Roma, 25 novembre 2021, Nena News – A ottobre del 2021, il Gruppo per l’Incremento della Trasparenza del Budget Pubblico della Società Civile Palestinese ha rivelato che il settore di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) continua a ricevere la maggior parte del budget dell’Anp. Durante la prima metà del 2021, più di 50 milioni di shekel israeliani (cioè 16 milioni di dollari) sono stati spesi per la riforma delle forze di sicurezza dell’Anp (conosciute anche con l’acronimo Pasf).

Le Pasf hanno inoltre ricevuto 1.675 milioni di shekel (538 milioni di dollari) – più del 22% del budget totale dell’Anp – di cui l’88% è stato usato per i salari; si è trattato di un aumento di 115 milioni di shekel (37 milioni di dollari) rispetto ai primi sei mesi del 2020.

Queste cifre indicano il gap profondo tra i bisogni del popolo palestinese e le priorità dell’Anp. Mentre i palestinesi provano a mettere fine all’oppressiva struttura di sicurezza imposta dagli accordi di Oslo, l’Anp continua a investire politicamente, finanziariamente e istituzionalmente nello status quo, rafforzando la struttura di sicurezza sotto il pretesto della stabilità e della costruzione di uno Stato.

Piuttosto che un processo di democratizzazione, inclusione e responsabilità, i processi di riforma della sicurezza dell’Anp sponsorizzati a livello internazionale – che sono stati per l’Autorità il fulcro del progetto di costruzione di uno Stato dopo il 2007 – hanno dato origine a repressione, persecuzioni e alla professionalizzazione dell’autoritarismo palestinese. Per questo, l’autoritarismo strutturale è incorporato nel sistema politico palestinese.

A seguito dell’uccisione di Nizar Banat, attivista critico dell’Anp, a giugno 2021, le Pasf hanno inasprito i controlli sulle manifestazioni pacifiche usando la forza illegittimamente, prendendo di mira, tramite arresti e torture, giornalisti, attivisti della società civile e avvocati. Il livello di repressione osservato nell’estate 2021 non ha precedenti, e la sua complessità è stata evidente: ha mostrato una convergenza fissa delle istituzioni legali, politiche, economiche e di sicurezza dell’Anp.

Convergere per reprimere in modo più efficace è uno sviluppo preoccupante, e a meno che non sia controbilanciato con meccanismi di responsabilità guidati dal popolo, l’aggressività autoritaria si intensificherà e la transizione democratica sarà negata.

Consolidare il potere nel settore di sicurezza continua a essere un obiettivo chiave dell’Anp. Lo scopo delle campagne Pasf del 2007 era quello di “ripulire” la Cisgiordania dalle armi che non erano dell’Anp, condurre un processo di disarmo, arrestare coloro che hanno sfidato l’autorità dell’Anp, e mandare ai palestinesi il messaggio chiaro che l’Anp fosse l’unico potere e la sola struttura di governo.

Da quel momento l’Anp ha adottato un “approccio generalista” per confiscare armi, e ha volutamente offuscato la linea di confine tra “armi anarchiche” e quelle della “resistenza armata”. Ciò significa che criminali e combattenti della resistenza sono stati mischiati e presi di mira in modo simile. Come ha beffardamente chiesto un residente del campo profughi di Balata. “Come si può tenere nella stessa cella un ladro e un muqawim (combattente per la libertà)?”.

Ci vuole tempo perché le ramificazioni dei processi della riforma del settore di sicurezza (Rss) si vedano socialmente, e in Palestina, stanno diventando chiare adesso. Le campagne di sicurezza del 2007, ribattezzate ironicamente “Sorridi e spera”, e il continuo processo di riforma che ne è seguito, hanno creato profondi problemi strutturali e carenze che non hanno fatto che rafforzare una cultura della paura, controllare e criminalizzare la resistenza, e intensificare la sfiducia che i palestinesi sentono nei confronti della loro leadership.

Sicuramente, la tortura e l’uccisione di avversari politici, l’arresto arbitrario di oppositori in condizioni inumane, livelli maggiori di sorveglianza, e livelli minori di tolleranza e pluralità, sono ingredienti chiave per il deterioramento della società palestinese. Un’ulteriore trasformazione degli spazi sociali in questioni di sicurezza toglierà il potere al popolo palestinese, ne rafforzerà la frammentazione, e ne indebolirà la capacità di resistere alle strutture oppressive e coloniali.

Ripensare l’amministrazione del settore di sicurezza in modo tale il popolo palestinese ne diventi una priorità deve essere parte di qualsiasi dialogo nazionale serio e completo. Il consolidamento del potere, in opposizione all’inclusione e alla responsabilità, ha significato che le Pasf siano più responsabili nei confronti dei finanziatori e del regime israeliano che del popolo palestinese. Invertire ciò è un primo passo fondamentale per la Rss. Per fare ciò:

▪ La leadership e la società civile palestinese devono impegnarsi ad affrontare un dialogo nazionale inclusivo, genuino e completo. Rivedere il programma nazionale palestinese attraverso le lenti dell’amministrazione del settore di sicurezza potrebbe servire a diversi obiettivi, dato che necessita della discussione di strategie di resistenza, della natura delle strutture di amministrazione e dei meccanismi di responsabilità.

▪ La società civile e le fazioni politiche palestinesi devono chiedere all’Anp una redistribuzione equa del suo budget, anche nei settori economici produttivi, per porre fine al budget inflazionato dell’establishment di sicurezza dell’Anp.

▪ La società civile palestinese deve fare pressione sull’Anp affinché applichi la decisione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di fermare la coordinazione della sicurezza con Israele, cosa che non ha fatto nonostante le sue affermazioni.

▪ La leadership e la società civile palestinese devono adottare una strategia di resistenza unita, anche per quanto riguarda la resistenza armata, per evitare la strumentalizzazione delle armi nella lotta interna tra fazioni politiche, specialmente in tempi di transizione di potere e di vuoti di leadership. Nena News

Sorgente: OPINIONE. Il settore della sicurezza palestinese: rafforzare lo stato di repressione

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