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L’inchiesta sull’omicidio di Yous El Boussettaoui, a sparare fu l’assessore del Carroccio Massimo Adriatici. I punti oscuri: la Beretta, il pedinamento e l’autopsia in tempi record

Nella storia della morte di Yous El Boussettaoui l’unica certezza è che Massimo Adriatici, l’ex assessore leghista che ha sparato e ucciso a Voghera il 38enne magrebino, è oggi un uomo libero. Portato in caserma la sera del 20 luglio scorso, mentre Youns lottava ancora tra la vita e la morte in ospedale con un proiettile conficcato nel torace, Adriatici ha trascorso tre mesi ai domiciliari, cessati una volta decorso il termine il 20 di ottobre. La scelta della procura di indagare Adriatici per eccesso colposo di legittima difesa ha fatto della sua liberazione l’epilogo ovvio dell’indagine. Come se i fatti di piazza Meardi iniziassero e si concludessero nei pochi secondi in cui Adriatici e El Boussettaoui s’incontrano nello spiazzo davanti al bar Ligure. Ma la tragedia del leghista con la pistola carica, col colpo in canna, senza sicura, che fronteggia un uomo che lo aggredisce a mani nude, inizia molto prima e si conclude molto dopo. E lascia molti dubbi sulla gestione dell’indagine da parte della procura di Pavia, con mesi di polemiche per quello che appare un approccio minimalista ai fatti. E ora spunta anche il video di un incontro elettorale della Lega a Legnano, a cui partecipa il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, reggente della procura fino all’arrivo del nuovo capo, che coordina le indagini sulla morte di Youns. Il convegno – per promuovere l’istituzione di una commissione antimafia a Legnano – è del 1° ottobre 2020, tre giorni prima del ballottaggio delle Comunali.

 

Seduta alla sinistra del procuratore, c’è la candidata sindaco della Lega, Carolina Toia, poi sconfitta. Alla destra, un altro leghista, il capo della commissione Antimafia di Pavia Angelo Rinaldi (ora in FdI). Nulla di illecito per un magistrato, forse poco opportuno, soprattutto a pochi giorni da un voto. All’incontro intervengono poi altri due leghisti: l’assessore regionale Claudia Terzi e l’eurodeputato Angelo Ciocca. Proprio Ciocca, la mattina dopo la tragedia di Voghera, dirà alle agenzie: “È un chiaro episodio di legittima difesa. Se non fosse stato per Adriatici, staremmo parlando di una violenza su una ragazza innocente”. Nulla di tutto questo emergerà dalle indagini. Che registrano invece altre anomalie.

 

 

Caso Voghera, pedinamento e minuti ignorati

Sono le 22.16 quando Adriatici e El Boussettaoui si ritrovano a un passo l’uno dall’altro, in piazza Meardi. L’ex assessore però pedina il ragazzo da più di dieci minuti. Il momento preciso lo mostra la telecamera della chiesa di San Rocco, che guarda su via Emilia, meno di duecento metri dal luogo della tragedia. Alle 21.58 si vede Adriatici muoversi verso il centro, allontanandosi da piazza Meardi. Pochi minuti dopo, alle 22.02, Youns è ripreso che cammina dall’altro lato della strada verso la piazza, in direzione opposta al leghista. Ventitré secondi dopo, ecco di nuovo Adriatici che ritorna sui suoi passi e segue a distanza Youns. Al netto delle differenze di timing delle telecamere, si può affermare che in piazza Meardi Youns si avvicina a un uomo che lo sta seguendo e osservando da dieci minuti e che, come ulteriore elemento di tensione, gli mostra la pistola sul palmo della mano. Elementi non presi in considerazione nell’imputazione dei pm.

Caso Voghera, autopsia in tempi record

La chiamata al 118 è alle 22.19: un uomo è a terra in codice rosso. Youns muore all’ospedale di Voghera alle 23.40. L’incarico ai patologi per l’autopsia viene assegnato con atto firmato dalla procura alle 9.58 del giorno dopo, l’autopsia è eseguita alle 10.30 di mattina. Tempi record: meno di dodici ore dalla morte. I legali che già seguivano Youns per i suoi problemi di droga, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, non vengono informati, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale per diversi procedimenti, l’ultimo con udienza il 26 ottobre 2021 a Pavia. “L’autopsia è stata effettuata ieri senza avvisare, come sarebbe dovuto avvenire, i suoi familiari, tutti cittadini italiani e con una residenza a Vercelli”, protestano. La procura si scusa, argomentando che i carabinieri non sapevano che vi fossero parenti in Italia. Eppure i carabinieri di Voghera avevano incontrato il fratello di Youns, Alì, e il padre, Mohamed, otto giorni prima, il 12 luglio. Youns era scappato dall’ospedale e si erano recati in caserma per chiedere aiuto. “Ci hanno chiesto le fotocopie dei documenti su cui hanno annotato i nostri numeri di telefono”.

Caso Adriatici a Voghera, da omicidio a eccesso di difesa

Il giorno dopo la tragedia, le prime informazioni che trapelano dagli ambienti delle forze dell’ordine danno per scontata l’imputazione di omicidio volontario per Adriatici. Dopo i primi atti d’indagine, con l’autopsia appena eseguita, la procura invece smentisce l’ipotesi di omicidio volontario e iscrive Adriatici per eccesso colposo in legittima difesa. Ma documenti che Repubblica ha potuto visionare mostrano che il pm Roberto Valli già la mattina dopo la morte, prima dell’autopsia, aveva qualificato i fatti come eccesso di legittima difesa, per poi correggere a penna il verbale di conferimento di incarico, indicando l’articolo 575 dell’omicidio volontario. L’imputazione però scomparirà nella richiesta di misura cautelare.

Voghera, l’assessore Adriatici parla con i testimoni

Il corpo di El Boussettaoui è ancora sul marciapiede di piazza Meardi. Un video di un testimone mostra i carabinieri che svolgono i rilievi nell’area recintata. Ma tra loro c’è anche Adriatici. Lo rivela il video pubblicato dall’agenzia Lapresse. “Hai visto che ha fatto per darmi un calcio in testa? – chiede Adriatici a un altro testimone – . L’importante è quello, che hai visto che stava dandomi il calcio in testa”. Nel video si sentono i lamenti della vittima, ancora in terra. Per i legali della famiglia, Adriatici “manipola la scena del crimine istruendo i testimoni alla presenza dei carabinieri”.

 

Caso Voghera, l’ex assessore Adriatici con la Scientifica

Adriatici resta sulla scena fino alle 23.10, quasi un’ora dopo lo sparo. Lo rivela un altro video, quello della telecamera che guarda sullo slargo del bar, che mostra Adriatici parlare liberamente al cellulare e mandare sms. Arriva poi un’auto nera della Scientifica. I funzionari scendono dall’auto, uno saluta col gomito Adriatici, che dopo un breve colloquio, sale a bordo sul sedile anteriore del passeggero. Poi l’auto – con lui e l’autista – va via. La stessa auto con lo stesso funzionario ritorna quattro minuti dopo senza Adriatici per i rilievi sulla piazza.

Caso Voghera, i proiettili dum dum

La Beretta di Adriatici era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle, comunemente chiamati “dum dum”. Un foro sulla punta dell’ogiva ne aumenta l’apertura provocando maggiori ferite sul corpo. I Ris sparano in laboratorio usando proprio i proiettili sequestrati ad Adriatici, e concludono che pure se espansivi quei proiettili – forse per il cattivo funzionamento dell’arma – non si sono espansi. Ma spiegano: “È noto che le comuni munizioni con proiettili a punta cava non debbano essere utilizzate per la difesa personale. Questo in ragione della diffusa convinzione che tutte le palle a punta cava si comportino come proiettili espansivi, indipendentemente dal calibro, dalla velocità e dalla presenza o meno di una camiciatura. Le prove effettuate hanno dimostrato che palle ramate calibro .22, del tipo a punta cava, possono non deformarsi affatto se sparate a bassa velocità. Qualora la velocità sia idonea, le palle subiscono una deformazione a fungo, che ne aumenta la sezione sino al diametro di otto millimetri”. La procura non ha comunque inteso contestare alcuna accusa sull’uso dei proiettili espansivi, dal 2008 equiparate dalla Cassazione a munizioni di guerra “per la loro potenzialità offensiva, a nulla rilevando che il loro uso bellico sia formalmente impedito da una convenzione internazionale”.

Sorgente: Omicidio di Voghera, i buchi dell’indagine. E spunta un video del pm al convegno della Lega – la Repubblica

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