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Il sito “Disclose” pubblica documenti e foto sulla missione in Egitto dei servizi di Parigi. Con un aereo spia che segnala ai caccia del Cairo le carovane nel deserto. “È una guerra clandestina, Macron è informato”

di Gianluca Di Feo, Anais Ginori

Dall’inizio del 2016 la Francia conduce una missione segreta assieme all’Egitto sulla frontiera libica: un’operazione di sorveglianza elettronica che ha portato ad almeno 19 attacchi aerei contro trafficanti di uomini e contrabbandieri, determinando centinaia di vittime civili tra cui probabilmente diverse persone finite per errore nel mirino.

Le rivelazioni

Le rivelazioni del sito investigativo Disclose documentano con foto e atti ufficiali della Difesa di Parigi l’attività portata avanti dall’intelligence militare sulla base di una accordo con Abdel Fatah Al Sisi, firmato dal presidente François Hollande e proseguito dal suo successore Emmanuel Macron. Una spedizione top secret che ha iniziato a muoversi in Egitto nel gennaio 2016, pochi giorni dopo il sequestro e l’uccisione di Giulio Regeni.

 

 

Disclose descrive nel dettaglio i voli di un aereo spia Merlin III, noleggiato ai servizi segreti militari francesi da una società specializzata del Lussemburgo per pattugliare la sterminata fascia di deserto al confine tra Libia ed Egitto. Oltre agli ufficiali dell’intelligence di Parigi, a bordo era presente un colonnello del Cairo che si occupava di tradurre le conversazioni radio intercettate e indirizzare le ricognizioni. L’accordo tra le due nazioni prevedeva che la sorveglianza si occupasse di terrorismo islamista: nasce infatti nel momento di massima offensiva dell’Isis, che aveva installato basi in Cirenaica e Sinai mettendo a segno attentati feroci in tutta Europa.

 

L’allerta a Parigi

Ma gli agenti francesi segnalano subito a Parigi di non trovare tracce di movimenti o campi jihadisti mentre l’interesse egiziano era diretto quasi esclusivamente verso i trafficanti di esseri umani e i contrabbandieri di sigarette che varcavano il confine di sabbia in colonne di camioncini pick up. Non solo. Le carovane segnalate dal velivolo francese venivano poi colpite e distrutte da raid dell’aviazione del Cairo. Le foto mostrano i bombardieri in arrivo e poi veicoli incendiati dopo i raid.

 

Più volte Parigi viene informata degli assalti, non previsti dall’accordo iniziale: “È stata accertata la distruzione dei bersagli. È importante ricordare al nostro partner che il nostro strumento non serve per individuare gli obiettivi”. Nelle relazioni si fa presente pure che le informazioni raccolte dal bimotore francese sono limitate e insufficienti per considerare i veicoli presenti a terra “una minaccia”, ma che andrebbero integrate con altre ricognizioni. Mentre invece ogni avvistamento si trasforma in attacco letale.

“Mille veicoli distrutti”

 

Le note però cadono nel silenzio. Anzi, gli egiziani chiedono di installare strumentazioni radio per rendere più rapida la trasmissione dei dati dall’aereo spia ai loro comandi. E la Francia provvede, permettendo così di intensificare le incursioni letali dei caccia F16 sulle carovane dei trafficanti. Ad esempio in un rapporto viene scritto: “Sembra che una pattuglia di due F16 dell’aviazione egiziana abbia ingaggiato con successo sei degli otto pick up che avevamo osservato”. Almeno in un caso – stando a Disclose – per errore finiscono sotto le bombe tre tecnici arabi che stavano riparando una strada.

 

“I risultati ottenuti finora grazie alla missione di ricognizione elettronica – riporta un’informativa del 6 giugno 2019 – sono eccezionali. In un anno hanno permesso l’intercettazione e distruzione di più di mille fuoristrada che avevano attraversato illegalmente la frontiera”.

 

Il vertice dell’intelligence continua a essere preoccupato per la missione, che di fatto si è trasformata in un’operazione clandestina di guerra contro civili. Quando Macron e il ministro della Difesa all’inizio del 2019 si recano in visita al Cairo, nei fascicoli preparatori della trasferta c’è una nota che sottolinea la “necessità” di un accordo che garantisca “una solida base giudiziaria” all’attività in Egitto. Stando al sito investigativo, però, non cambia nulla. I voli francesi proseguono ancora oggi, fornendo altri bersagli agli stormi di Al Sisi.

La denuncia

“Questi documenti mettono in luce gli eccessi della missione iniziata nel 2016 e sollevano la questione della responsabilità della Francia nei crimini della dittatura del maresciallo Abdel Fattah Al-Sisi” scrivono i giornalisti del sito investigativo Disclose.

“Una brutalità che il più alto vertice dello Stato non poteva ignorare” prosegue il testo dell’inchiesta citando “decine di note che attestano come diversi servizi dell’esercito hanno cercato di allertare il potere politico”. Secondo Disclose, Macron e il suo predecessore Hollande “sono stati periodicamente informati degli abusi commessi dall’alleato egiziano” ma hanno preso la decisione di continuare a “impegnare la responsabilità dello Stato e dell’esercito francese al suo fianco”.

Due anni fa Disclose aveva rivelato la notizia dell’imminente sbarco a Le Havre della nave saudita Bahri-Yanbu per un carico d’armi, confermando così che Parigi continuava a vendere armamenti all’Arabia saudita accusata di crimini di guerra in Yemen. L’inchiesta del 2019 sulla vendita d’armi aveva provocato un’indagine per violazione del segreto militare da parte della procura antiterrorismo di Parigi.

Tre giornalisti del sito investigativo – che si erano rifiutati di rivelare le loro fonti – vennero anche convocati dalla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi). Dopo un anno, l’inchiesta è stata archiviata. Anche questa volta, Disclose invoca la libertà di stampa davanti al “segreto Difesa” che in teoria protegge il contenuto dei documenti. “Tutte queste informazioni sono di grande interesse pubblico” sottolinea Disclose secondo cui la cooperazione militare con il regime egiziano “non è soggetta ad alcun controllo democratico”.

Macron e Al Sisi

Nel gennaio scorso Macron aveva risposto in un colloquio con Repubblica alle polemiche a proposito della consegna della Gran Croce della Legione d’Onore al presidente egiziano Al Sisi: “Capisco perfettamente l’emozione ma il presidente Sisi è un alleato contro il terrorismo”. Macron aveva ribadito che Al Sisi era un partner indispensabile nella regione, non solo per la Francia. “Quando abbiamo dovuto discutere con l’Italia della liberazione dei pescatori detenuti in Libia, Sisi ci ha aiutato a convincere Haftar”.

Il presidente aveva mostrato di conoscere la tragedia della morte di Giulio Regeni e la battaglia per ottenere verità dalle autorità egiziane. “Sono molto sensibile al caso che sollevate” diceva respingendo le accuse di indifferenza e mancanza di solidarietà con l’Italia, per poi difendere ancora il suo stretto rapporto con Sisi.

“Ovviamente, negli scambi che abbiamo avuto con il presidente Sisi, che ho sempre visto, anche in Francia, abbiamo delle differenze. Non abbiamo la stessa visione dei diritti umani, della relazione religiosa. Penso che impegnarlo in un dialogo esigente sul rilascio di giornalisti, leader di Ong e blogger sia la cosa più utile che possiamo fare”.

 

Sorgente: Libia, operazione segreta francese sfruttata dagli egiziani per colpire i trafficanti di uomini. “Centinaia di vittime civili” – la Repubblica

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