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Per la Corte d’appello la polizia anticipato i tempi così Rehinard Doring Falkenberg ha evitato la posisbile estradizione in Cile ed è scappato in Germania

di Andrea Bulleri

Alle 13,45 è uscito dalla questura da uomo libero. E tre ore e mezzo dopo, alle 17,25, è arrivato il provvedimento che gli imponeva di non lasciare la Versilia. Si è giocata sul filo dei minuti la libertà per Reinhard Doring Falkenberg, 76 anni, ex torturatore del regime di Pinochet arrestato lo scorso 22 settembre a Forte dei Marmi, dov’era in vacanza con una comitiva di pensionati tedeschi. Lunedì pomeriggio, quando la richiesta di estradizione del Cile che pendeva sulla sua testa è stata trasmessa alla questura di Lucca, lui, uno dei dieci ricercati cileni più pericolosi al mondo per l’Interpol, era già su un volo per la Germania. Tornato in piena libertà poco prima, per lo scadere quello stesso giorno dell’obbligo di firma a cui era stato sottoposto dopo aver lasciato il carcere, il 18 novembre.

Un cortocircuito di poche ore per il quale la corte d’appello di Firenze accusa la questura di Lucca. Per il presidente Alessandro Nencini, il provvedimento della corte «non autorizzava alcuna declaratoria di perdita di efficacia della misura cautelare prima della sua eventuale decadenza, e quindi prima delle ore 24.00 del 22 novembre 2021». In altre parole, il tedesco non doveva essere libero di lasciare il Paese prima della mezzanotte del 22, giorno in cui scadeva il termine dei 60 giorni dall’arresto entro il quale, se il Cile non avesse presentato domanda di estradizione, Falkenberg sarebbe potuto davvero tornare in libertà.

La prima parte della documentazione proveniente dal Cile, ha precisato ancora Alessandro Nencini, è stata recapitata dal ministero alla corte di appello alle 15,19. Cica due ore dopo, alle 17,08, la corte di appello ha emesso il provvedimento con cui disponeva il permanere della validità della misura dell’obbligo di firma a carico di Falkenberg. Nel provvedimento si prende atto anche che nel frattempo la questura aveva comunicato al 75enne la cessazione della validità della misura, e si allerta la polizia di frontiera affinché vigili su eventuali tentativi di lasciare lo Stato italiano da parte del pensionato. “Tale provvedimento – precisa ancora la corte di appello – veniva trasmesso alle ore 17.25 alla questura di Lucca – divisione anticrimine, al ministero della Giustizia, all’Interpol e alla procura generale”.

 

 

Un caso che ha sollevato un’ondata d’ira da parte dei familiari di alcuni desaparecidos cileni, tra cui il fotografo Juan Maino, del cui rapimento e sequestro è accusato tra gli altri Falkenberg. La richiesta di estradare il tedesco, attaccano, è stata recapitata a Roma già il 19 novembre, venerdì. Perché non è stata notificata subito alla questura? Altri in Cile si scagliano contro il governo del proprio Paese: perché ha atteso l’ultimo minuto per inviare i documenti?

 

 

Fuggito da Santiago nel 2005, Falkenberg era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver fatto parte dei carcerieri della “Colonia Dignidad”, enclave fondata dai nazisti e usata come centro di tortura dalla polizia segreta del generale. Dopo 16 anni di latitanza trascorsi in Germania, due mesi fa eccolo ricomparire in Versilia. Così è scattato l’arresto, grazie a un mandato di cattura internazionale. Poi l’attesa per la richiesta di estradizione, e l’avvio della procedura. Ma troppo tardi.

 

Sorgente: L’accusa dei giudici: “Il torturatore di Pinochet liberato prima del termine dalla questura di Lucca” – la Repubblica

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