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Il metallo è usato principalmente per la produzione delle batterie ricaricabili. Ma la domanda crescente mette a rischio gli obiettivi di riduzione dei gas serra

Litio – dal greco lithos, che significa pietra – è l’elemento chimico con simbolo Li e numero atomico 3, dopo idrogeno e elio nella tavola periodica degli elementi. Il litio e i suoi composti hanno diverse applicazioni industriali, tra cui vetro e ceramica termoresistenti, lubrificanti a base di grasso al litio, additivi per la produzione di ferro, acciaio e alluminio e, ovviamente, batterie. Il litio è anche presente nei sistemi biologici in piccole tracce e le sue funzioni sono incerte. I sali di litio sembra siano utili come stabilizzatori dell’umore e antidepressivi.

 

Il recente aumento di utilizzo di batterie che accompagna la cresciuta spinta economica per combattere il cambiamento climatico, l’aumento della domanda e della richiesta di energie “pulite” e l’aumento della produzione di elettronici (quali, per esempio, smartphons e tablet) hanno fatto aumentare in maniera vertiginosa l’estrazione e la produzione di litio. Secondo la Iea (Agenzia internazionale per l’Energia) a fronte di un aumento delle vendite di auto elettriche del 41% registrato nel 2020, la domanda di litio è destinata a crescere di 40 volte

Gli analisti stimano che l’attuale domanda di litio sia di circa 500mila tonnellate di carbonato di litio (che è il sale prodotto dall’estrazione)  e che raggiungerà circa 2 milioni di tonnellate entro il 2030, pari a circa venti volte il peso della Torre Eiffel.

Ciò è dovuto principalmente al calo dei costi di estrazione e produzione e al miglioramento delle prestazioni delle batterie agli ioni di litio, che è accelerato dai bisogni di ridurre le emissioni di gas serra. Per dare un’idea delle dimensioni del mercato basti pensare che, a partire dal 2018, circa il 39% della produzione globale di litio è stata incanalata nella produzione di batterie agli ioni di litio, un tipo di batteria ricaricabile comunemente utilizzata per l’elettronica portatile e i veicoli elettrici e che sta diventando sempre più popolare per le applicazioni militari e aerospaziali. 

 

Vista aerea di una cava di litio 

 

Il processo di estrazione

Purtroppo, i metodi estrattivi del litio – che è il 33° elemento più abbondante al mondo – sono complessi e possono creare enormi problemi ambientali. L’estrazione, infatti, danneggia il suolo, causa la contaminazione dell’aria e utilizza enormi quantità di acqua: circa 2mila litri per un chilo di litio. I minatori pompano in superficie una soluzione salina ricca di minerali e, dopo alcuni mesi quando l’acqua è evaporata lasciando una miscela di sali, viene filtrata e posta di nuovo ad evaporare per 12 – 18 mesi per estrarre, finalmente, il bene prezioso, il carbonato di litio. Durante il processo, esiste la possibilità che sostanze chimiche tossiche fuoriescano dalle piscine di evaporazione nella rete idrica, compreso l’acido cloridrico, che viene utilizzato nella lavorazione del litio, e i prodotti di scarto, tra i quali anche sostanze radioattive.

 

Dunque il litio, sentinella energetica del cambiamento climatico, che alimenta le nostre auto elettriche, gli smartphone e altri piccoli elettrodomestici, aiutandoci a combattere la nostra guerra contro le emissioni di gas serra, può avere un lato oscuro. L’abbattimento dei costi e l’aumento della domanda globale hanno fatto crescere in maniera smisurata l’estrazione di questo leggerissimo ma potentissimo metallo, con potenziali implicazioni per l’ambiente.

Il rischio è che, per correre ancora una volta verso soluzioni facili e a basso costo che non tengano conto dell’impatto sull’ambiente, creiamo problemi tanto grandi quanto quelli che cerchiamo di risolvere. 

*Marco Tedesco (1971) è professore alla Columbia University e ricercatore presso il Goddard Institute for Space Studies della Nasa.

 

Sorgente: Il litio a due facce, utile ma dannoso – la Repubblica

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