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L’inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha visionato le carte dell’inchiesta sulla fondazione Open, rivela il piano inviato da Rondolino all’ex premier: un investigatore privato e notizie mirate rilanciate da profili fake per distruggere la reputazione di avversari politici e giornalisti.

Il Watergate di Renzi e Rondolino

I due volti della propaganda politica non dovrebbero mai sorprenderci, ma quando da chiacchiere da bar si trasformano in inchieste con tanto di documentazione, si resta sempre nel dubbio: ingenui noi prima o adesso?

E dunque Matteo Renzi, nel pieno della sua forza elettorale, mentre denunciava profili fake e bufale, dietro le quinte aveva una “squadra speciale” vicina al Giglio magico dell’ex premier, che creava  “account falsi” e pagava 260mila dollari per un software israeliano in grado di influenzare il voto, emulando la Bestia leghista creata da Luca Morisi.

È tutto ricostruito nelle carte depositato agli atti dell’inchiesta sulla fondazione Open. La procura di Firenze vuole dimostrare che la cassaforte della corrente renziana si muoveva come un’articolazione del Partito democratico. Per questo motivo gli investigatori della Guardia di Finanza documentano come Open finanziasse direttamente le campagne mediatiche del Giglio.

L'ultimo bluff di Renzi

La mail di Rondolino a Renzi

Il 7 gennaio del 2017 il giornalista Fabrizio Rondolino invia una mail all’ex presidente del consiglio, con in allegato il piano per realizzare una struttura di propaganda antigrillina. Un documento di due pagine, elaborato assieme alla moglie Simona Ercolani, potentissima deus ex machina in Rai, intitolato “Tu scendi dalle stelle“.

Nel documento si fa riferimento al mettere su una “piccola, combattiva redazione ad hoc” che lavori “nella massima riservatezza“, composta da due giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato “di provata fiducia e professionalità“, con l’obiettivo del Character assassination, cioè diffondere notizie, indiscrezioni, “rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica” degli avversari: Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, ma anche giornalisti come Marco Travaglio e Andrea Scanzi.

Gli avversari sarebbero stati colpiti attraverso materiale pubblicato su un sito specifico, “non riconducibile al Pd né tanto meno a Mr“, da costruire su “un server estero non sottoposto alla legislazione italiana” e quei contenuti poi rilanciati  da “una rete di fake”.

Il caso Biot: storia di ordinario spionaggio

La squadra

Il team per l’operazione è composto da personaggi, molto vicini all’ex segretario del Pd sin dai tempi di Palazzo Chigi: l’economista Pammolli, Marco Carrai e il suo socio Giampaolo Moscati, poi la giornalista Simona Ercolani, il marito Fabrizio Rondolino, il responsabile della sicurezza informatica Andrea Stroppa.

Il team si doterà poi di complessi e costosi software, come Tracx e Voyager analitics della società di diritto israeliano Bionic Ltd, procurati da Carrai, l’imprenditore da sempre molto vicino a Renzi, che serviranno per “monitorare e influenzare la campagna”, dato che riescono a trovare per ogni singola persona il gruppo di riferimento, cosa pensa, chi la influenza e come. Il costo è molto alto: Voyager è stato pagato 260mila dollari, Tracx invece 60mila euro.

Un flop a metà nel paese reale

Un mese fa con l’inchiesta di Fanpage sul cuore nero di Fratelli d’Italia, si accendevano i riflettori sull’eversore da commedia all’italiana Lavarini, oggi tocca a questo maldestro piano alla Austin Powers tra Renzi e Rondolino.

Tra l’altro, se guardiamo a tutto ciò con gli occhi di adesso, non possiamo che notare il flop nei numeri dell’operazione dell’ex Lothar di D’Alema: in due anni di strategie e consigli ha affossato il referendum del 2016 e ha portato il PD renziano al minimo storico nel 2018. I numeri di Renzi oggi sono ancora più inclementi.

Sul piano politico invece, uno dei punti più oscuri del suo piano, è perfettamente riuscito, e forse questo è il più preoccupante, per la lineare programmaticità e spietatezza politica.

Scriveva Rondolino a Renzi:  “Non dobbiamo perdere tempo a ‘riconquistare’ l’elettorato: dobbiamo spingerlo a non votare più. Non dobbiamo rincorrere Grillo sul suo terreno (a cominciare dall’anti-Casta), ma dobbiamo dimostrare che anche Grillo è Casta. Non dobbiamo contro argomentare sulle loro proposte, dobbiamo distruggere chi le ha avanzate”.

 

Sorgente: È il Watergate di Renzi e Rondolino ma è sparito dai TG • Kulturjam

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