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Manovra. Via libera del Consiglio dei ministri alla legge di bilancio: Penalizzati più di un milione di persone considerate «occupabili». Draghi: “Condivido il principio del “reddito”, ma bisogna che sia esente da abusi e non sia da intralcio al buon funzionamento del mondo del lavoro”. Conte: “La decurtazione del sussidio dopo la prima offerta di lavoro è giusta perché in un momento così difficile questa offerta non si rifiuta”. Addio progressivo allo strumento anti-ricatto della precarietà. La prima manovra del governo Draghi è composta da 185 articoli e stanzia 30 miliardi di euro complessivi. Via libera alla riforma degli ammortizzatori sociali estesi anche alle aziende tra i 5 e i 10 dipendenti. Ci sono annunci di tagli delle tasse per 12 miliardi che saranno contesi dai partiti

Roberto Ciccarelli

Mentre la povertà assoluta è aumentata di un milione di persone solo nel 2022 il governo Draghi non allarga i criteri di accesso a questa misura di ultima istanza ma prepara il restringimento della platea di oltre 1 milione di «occupabili» distinguendoli dagli altri due che non lo sono. Dopo il primo eventuale rifiuto di un’offerta di lavoro ancora da definire in termini di «congruità» scatterà un taglio progressivo dell’importo, sembra di 5 euro. Il sussidio decadrà dopo un secondo rifiuto probabilmente causato da una proposta di lavoro lontana dalla zona di residenza. Il taglio riguarderebbe gli assegni oltre i 300 euro e risparmierebbe solo le famiglie con bimbi sotto i 3 anni o con disabili gravi o non autosufficienti.

LO HA DECISO il consiglio dei ministri che ieri ha approvato i 185 articoli della legge di bilancio 2022 lo stanziamento di circa 30 miliardi di cui 23,4 in deficit dopo una riunione durata oltre tre ore. Su una delle questioni politiche più scottanti, insieme alle pensioni, in serata c’è stata una polemica tra il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta e i Cinque Stelle. A parere di Brunetta i risparmi sul «reddito di cittadinanza» destinato ai poveri assoluti con un reddito Isee non superiore ai 9.350 euro annui andrebbero a finanziare la riduzione delle tasse per il ceto medio con un reddito tra 28 e 55 mila euro. Questo meccanismo di redistribuzione al contrario è stato descritto da Brunetta in un tweet come «una clausola di salvaguardia a sostegno della crescita». Smentita dei Cinque Stelle: «Deve studiare di più. Il suo tweet sui risparmi del reddito di cittadinanza è completamente sbagliato. Eventuali risparmi vanno infatti alle politiche attive sul lavoro». I fondi stanziati sono, in questo caso, oltre 4 miliardi complessivi.

IL PRESIDENTE del Consiglio Mario Draghi ha detto ieri in conferenza stampa che «a differenza che in precedenza, il precettore se rifiuta la proposta avrebbe perso al 100%». Certo, ma prima ciò sarebbe avvenuto dopo la terza, non dopo la seconda. E, in più, non c’era il «décalage» progressivo, strumento di pressione per accettare l’offerta che non si può rifiutare. Questo sistema, indipendente anche dalla volontà del beneficiario che non è responsabile di un’offerta di lavoro tutta da chiarire, ieri è stata presentata come «un incentivo» che però coincide con una punizione. L’ambivalenza fa parte di un sistema già sperimentato nei paesi in cui è in vigore il «workfare». È stata annunciata l’intenzione di operare controlli «ex ante» per «evitare abusi» e «non intralciare il funzionamento del mercato del lavoro». Ciò dovrebbe comportare tra l’altro che la presentazione della domanda del «reddito» coincida «con la dichiarazione immediata di disponibilità al lavoro trasmessa dall’Inps all’Anpal». Attualmente questa «disponibilità» è collegata alla sottoscrizione di un «patto per il lavoro» dopo una profilazione realizzata dai centri per l’impiego e dai navigator.

DRAGHI ieri ha detto che il governo sta pensando al modo in cui verificare che il beneficiario abbia rifiutato un’offerta. Difficile farlo mancando un sistema che governi il workfare delle politiche attive per il quale servirebbe una riforma costituzionale e un sistema pubblico funzionante. Anche per questo si starebbe pensando alle agenzie interinali. Pur essendo «favorevole» al «principio» del «reddito di cittadinanza», Draghi lo considera un «ostacolo» all’efficienza e alla «trasparenza» del «mercato del lavoro» perché il sussidio per com’è stato concepito sarebbe «un chiaro disincentivo ad accettare un lavoro “in bianco”» mentre, invece, sarebbe un incentivo «ad accettare il lavoro “in nero”». Non è passato per la mente, invece, il fatto che persino il pasticcio realizzato dal governo pentaleghista «Conte 1» sia uno strumento di resistenza contro i ricatti del lavoro precario, sottopagato legato ai servizi poveri e alla stagionalità. L’offensiva estiva che ha collegato in maniera infondata una presunta carenza di manodopera precaria al «reddito di cittadinanza», cavalcata dalle destre fuori e dentro il governo, sta sortendo i suoi effetti.

***Il pensiero unico sul «reddito di cittadinanza»: sorvegliare e punire i poveri

OLTRE ALLE PENSIONI la manovra contiene l’annunciata riforma degli ammortizzatori sociali con 4,5 miliardi di saldo netto nel 2022 e 3 miliardi di indebitamento. Prevista l’estensione degli ammortizzatori alle imprese sotto i 5 dipendenti. Dal primo gennaio 2022 la cig straordinaria potrà essere richiesta da tutti i datori di lavoro con più di 15 dipendenti a prescindere dal settore che non siano coperti dai Fondi di solidarietà bilaterale e ad esclusione del Fis. Sarà riformata anche la Naspi secondo lo schema già adottato per il «reddito di cittadinanza».Allargata ai lavoratori discontinui subirà un taglio progressivo dal sesto mese e dall’ottavo per i 55enni.

OTTO MILIARDI all’anno dal 2022 sono stati finanziati per il taglio della tassa sulle persone fisiche Irpef con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effetti e per la riduzione dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap). A chi destinarli è una scelta che il governo ha lasciato alla sua maggioranza durante l’esame in parlamento. Non sono esclusi conflitti. «Nelle prossime settimane ascolteremo le parti sociali e proporremo emendamento governativo che definisca le modalità di distribuzione del fondo» ha detto Franco.

INTENSA è la pioggia di bonus per i proprietari di casa: è stata confermata la proroga del «bonus facciate» sostenuto dal ministro della cultura Dario Franceschini (Pd) al 2022 ma con una percentuale ridotta dal 90% attuale al 60%. è stato inoltre prorogato il «superbonus 110%» caro ai Cinque Stelle fino al 2021, poi scatterà il «décalage» (francesismo del momento) al 70% nel 2024, al 65% nel 2025, come del resto annunciato dal ministro dell’Economia Daniele Franco. Per il 2022 esteso il bonus per unifamiliari e villette ma con un reddito Isee fissato a 25 mila euro e limitato alle prime case.

IL PACCHETTO bonus per l’edilizia prevede «lo stanziamento di risorse per quasi 37 miliardi, di cui 15 per il Superbonus», ha spiegato Franco. ll tetto Isee per accedere al Superbonus per le ristrutturazioni al 110%, fissato a 25 mila euro, potrebbe salire, per accontentare le richieste del Movimento 5 Stelle che ne chiedeva la rimozione totale e che lamentano che l’incentivo sia al momento limitato alle prime case. Viene prevista una detrazione sull’affitto di casa del 20% fino a 2400 euro per i giovani tra i 21 e i 30 anni che hanno reddito entro i 15.493,71 euro. Lo sconto vale se si affitta un intero appartamento ma anche se si prende in locazione una stanza. Sono inoltre stati prorogati da giugno a dicembre 2022 gli incentivi fiscali per l’acquisto della casa per i giovani. Il governo ha poi stanziato due miliardi per far fronte al caro-bollette annunciato nei mesi scorsi. I fondi serviranno però solo per il primo trimestre e alla fine potrebbero tradursi in una riduzione delle aliquote Iva. Si arriva in tutto a 12 miliardi nel 2022. Tra le numerose misure c’è il rinvio della sugar e plastic tax al 1° gennaio 2023 che ha sollevato le critiche delle associazioni ambientaliste.

Sorgente: Reddito di cittadinanza: ecco la stretta del governo mentre crescono povertà e precarietà | il manifesto

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