Già nei giorni scorsi si erano tenute manifestazioni contro il governo e contro il trattamento disumano dei migranti, compresi donne e bambini. Vengono caricati su mezzi militari e riportati alla frontiera bielorussa, indipendentemente dalle loro condizioni: stremati, affamati, malati. Almeno sette sono morti di stenti nelle ultime settimane. Di recente, un migrante iracheno di 32 anni è stato trovato cadavere in un camion arrivato in Germania dalla Polonia.
L’Unione europea accusa il presidente bielorusso Alexandre Lukashenko di favorire l’arrivo di migranti dall’Africa e dal Medio Oriente a Minsk per poi spingerli verso le frontiere di Lituania, Lettonia e Polonia come rappresaglia per le sanzioni economiche imposte dall’Unione nei confronti del suo regime. In risposta, la Polonia ha imposto lo stato di emergenza nelle aree di confine dispiegando centinaia di soldati e impedendo l’accesso anche alla stampa e alle organizzazioni umanitarie. Nei giorni scorsi, insieme ad altri 12 Paesi Ue, ha chiesto a Bruxelles di finanziare l’erezione di barriere alle rispettive frontiere. Non se ne parla, è stata la risposta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen che la settimana scorsa ha chiarito la posizione comune di Commissione e parlamento europeo: “Non ci saranno finanziamenti di fili spinati e muri”. Il muro è una scelta per “proteggere” la Polonia “attaccata” dalla Bielorussia, ha replicato a von der Leyen il premier nazionalista Mateusz Morawiecki.