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«Non ho la competenza per un ruolo simile. E ho 91 anni». La volontà di tenersi fuori da contese politiche e la risposta con una lettera alla campagna del «Fatto Quotidiano»

di Alessia Rastelli

«Ringrazio moltissimo chi ha promosso la petizione e tutti quelli che l’hanno firmata. Li ringrazio per la loro stima, che li porta a pensare a me per un compito simile, ma non sono disponibile». Interpellata dal «Corriere della Sera», la senatrice a vita Liliana Segre spiega la sua posizione rispetto alla campagna lanciata da Antonio Padellaro su «Il Fatto Quotidiano», nella quale la si propone come presidente della Repubblica.

Sono migliaia i firmatari da quando, lunedì alle 11, la raccolta è stata aperta online. Tra i primi sostenitori, Marco Travaglio, Peter Gomez, Furio Colombo. Ma la senatrice comunque declina. «Non ho la competenza — chiarisce — e non l’avrei avuta nemmeno trent’anni fa. Nella mia vita ho avuto l’onore di incontrare capi dello Stato come Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, che mi ha nominata. Proprio davanti a figure come le loro, è quanto mai evidente quale percorso, quali competenze servano per un ruolo così importante. Non avrei mai pensato di diventare senatrice a vita, figuriamoci se abbia mai pensato alla presidenza della Repubblica». E poi, aggiunge, «ho 91 anni».

Venerdì mattina la non disponibilità è stata esplicitata proprio in una lettera al «Fatto». «Quando si raggiunge un’età avanzata — scrive la senatrice — si deve avere cura di se stessi e coscienza dei propri limiti. Non si può rischiare di compromettere, con le proprie fragilità, il funzionamento di istituzioni essenziali. Oltretutto, il ruolo di presidente della Repubblica richiede grande sapienza costituzionale e politica. E io ne sono priva, non avendo mai fatto politica attiva».

L’impegno strenuo che mette nella posizione che ricopre e il suo fortissimo spirito civile rendono sempre Liliana Segre partecipe attiva della vita pubblica. Ma già un anno fa aveva deciso di interrompere la sua trentennale testimonianza sulla Shoah proprio per il dolore e la fatica diventati insostenibili. Lo aveva fatto pronunciando un ultimo e toccante discorso nella Cittadella della Pace di Rondine, nell’aretino, in cui aveva passato idealmente il testimone ai ragazzi. Sono proprio la sua storia e quell’impegno in centinaia di scuole, davanti a migliaia di studenti, «donna libera e di pace» nonostante l’esperienza dell’orrore, che l’hanno portata dal 19 gennaio 2018 a sedere tra i senatori a vita. Ed è anche questo uno dei motivi per cui non accetterà mai di diventare un candidato di bandiera, preferendo restare sempre fuori da ogni contesa politica. E infatti scrive sempre nella lettera al «Fatto»: «Il ruolo che con la nomina a senatrice a vita il presidente Mattarella mi ha voluto affidare, di testimone e simbolo di una vicenda storica, mal si concilia con quello di “candidata di bandiera” di una parte».

Tanto più che neppure la sua storia è bastata finora a risparmiarle gli attacchi d’odio di cui è periodicamente vittima. L’ultimo, a Bologna, lo scorso 15 ottobre. Mentre già dal 7 novembre 2019 vive sotto scorta per le minacce ricevute. «Rimango sempre sbalordita che ci sia qualcuno che ancora oggi mi augura la morte. Avendo io 91 anni, penso che abbiano poca pazienza…», ha detto proprio mercoledì Liliana Segre con il coraggio di una battuta. L’occasione: la cerimonia per la cittadinanza onoraria di Reggio Emilia. Di solito, agli attacchi a livello personale risponde con il silenzio. Mentre la risposta pubblica, ha ricordato al «Corriere» proprio in merito ai fatti di Bologna, è la sua Commissione contro l’istigazione all’odio, promossa e presieduta «come ultimo atto della mia lunga vita».

«A lei – hanno risposto alla lettera della senatrice Furio Colombo, Peter Gomez, Antonio Padellaro e Marco Travaglio – abbiamo subito pensato come candidata di bandiera non di una parte, ma di tutto il Parlamento unito nella difesa dei valori costituzionali di giustizia e di libertà e contro ogni forma di risorgente fascismo. Nel ringraziarla ancora, sappia che il nostro voto per Liliana Segre, unito a quello copioso e straordinario di tanti cittadini italiani, resterà comunque indelebile».

Sorgente: Migliaia di firme per Segre al Quirinale: «Grazie della stima ma non fa per me»

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