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Certe storie si capiscono dalla fine e allora conviene partire da quello che sembra essere l’effetto politico dell’ondata d’inflazione che investe gli Stati Uniti, tocca l’Europa e (per ora) lambisce l’Italia. La conseguenza immediata è che riduce il margine di errore del parlamento, in vista della stagione in cui andrà eletto il capo dello Stato, attuato il Recovery mentre i partiti entrano in campagna elettorale.

Se lo spazio per le sbandate si restringe, è perché rischia di restringersi più del previsto il sostegno che la Banca centrale europea darà al finanziamento del debito italiano nel 2022. Stanno per cambiare alcune coordinate di fondo che hanno guidato il Paese, durante due anni nei quali la Bce di fatto ha assorbito tutta la nuova offerta supplementare di titoli del Tesoro. Fra pochi mesi probabilmente non sarà più così e assorbire senza sbalzi questa transizione è una delle missioni della stagione che sta per aprirsi.

 

C’è del resto un filo rosso fra la produzione di acciaio in Cina, quella di chip a Taiwan, il rincaro globale del prezzo del gas e gli equilibri italiani. Quelli della politica e della ripresa. L’alta marea dei prezzi seguita alle riaperture post-Covid si sta infatti dimostrando un po’ più alta e persistente di quanto molti si aspettassero. Il prezzo delle materie prime quest’anno è salito in media del 60%. La produzione di chip di cui Taiwan è leader globale è ai massimi di sempre ma fatica a stare dietro alla domanda, creando scarsità e rincari per molti beni sofisticati. In Cina dodici grandi acciaierie hanno frenato la produzione dopo che il governo, in ritardo sui suoi obiettivi ambientali, ha proibito loro di bruciare carbone. Sempre in Cina il premier Li Keqiang ha ordinato alle aziende di Stato di assicurarsi le forniture di gas a qualunque prezzo, proprio per prevenire nuovi blackout. Questo non potrà che far salire ancora il prezzo dell’energia, almeno nel breve periodo. Per la prima volta la Cina genera così inflazione nel resto mondo, dopo aver eroso i prezzi durante trent’anni.

Riconosce Gita Gopinath, capoeconomista del Fondo monetario internazionale: «I colli di bottiglia nell’offerta stanno persistendo più a lungo di quanto molti di noi si aspettassero all’inizio di quest’anno». Per Gopinath c’è il rischio «di coda« (a bassa probabilità, ma alto impatto) che l’inflazione in Occidente sfugga di mano, se gli choc energetici proseguono e i sindacati chiedono adeguamenti immediati dei salari. Per Capital Economics, un centro studi, a novembre in zona euro il carovita toccherà il 4%. Non sarebbe politicamente un buon momento: a dicembre la Bce decide la sua strategia sugli acquisti di titoli nel 2022 e i banchieri centrali più ortodossi spingeranno per ridurre molto. La presidente Christine Lagarde capisce che reagire troppo a due mesi d’inflazione può essere un errore. Ma la battaglia sta per aprirsi. L’Italia è parte della posta in gioco.

Sorgente: Inflazione, la tempesta perfetta dei prezzi incombe sulla strada della ripresa- Corriere.it

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