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di Claudia Voltattorni

Il primo giorno dell’entrata in vigore del green pass, venerdì 15 ottobre, i certificati per malattia presentati dai lavoratori, pubblici e privati, sono stati in tutto 93.322. Il venerdì della settimana precedente il conto era ben più basso: 76.836. Una quantità destinata a crescere, rivela l’Inps. Lunedì 18 ottobre i certificati ricevuti dall’Istituto sono arrivati a 152.780, con un incremento del 14,6% rispetto ad appena sette giorni prima, quando i certificati ricevuti erano stati 133.270.

Martedì la crescita è stata minore, ma comunque, fa sapere l’Inps, i certificati arrivati fino alle 17 sono stati 83.078: una settimana fa erano stati 74.724, con un incremento dell’11,2%. Gli aumenti maggiori si registrano in Lombardia, passata in una settimana dai 32.965 certificati presentati lo scorso lunedì 11 ottobre ai 38.061 di lunedì 18, mentre venerdì erano stati 17.945. Numeri in crescita anche per il Piemonte, passato dai 13.805 certificati dell’11 ottobre ai 16.678 di due giorni fa. InVeneto, venerdì 15 ottobre i certificati arrivati all’Inps sono stati 8.886: tre giorni dopo, il lunedì, con l’avvio della prima settimana lavorativa con il green pass, sono saliti a 18.795. Più che raddoppiati anche in Emilia-Romagna: 9.659 il 15 ottobre, saliti a 20.589 il lunedì successivo. Numeri alti anche nel Lazio con 19.241 certificati di lunedì 18, contro i 9.787 di venerdì 15. Ma il lunedì prima erano di poco sopra i 17mila.

 

Impossibile non pensare al green pass, diventato obbligatorio nei luoghi di lavoro dallo scorso venerdì e fino al 31 dicembre 2021. Molti di coloro che non vogliono vaccinarsi e neanche sottoporsi a un tampone potrebbero aver scelto una «terza via» per non presentarsi in ufficio: l’assenza per malattia. Senza green pass il lavoratore è considerato assente ingiustificatoe viene sospeso dal lavoro (ma senza conseguenze disciplinari) fino a 10 giorni e anche dallo stipendio (ma non può essere licenziato). Non solo. La sospensione prevede anche lo stop ai contributi assistenziali e previdenziali, con effetti su Tfr, assegni familiari e altre erogazioni previste. L’assenza per malattia invece non ha alcuna ricaduta sullo stipendio e tutto il resto.

Contro le «malattie da green pass», i datori di lavoro — pubblici e privati — potrebbero richiedere l’intervento dei medici incaricati dall’Inps. Ma come verificare i 38.061 malati lombardi con appena 24 medici Inps in tutta la Lombardia? O i 16.678 del Piemonte con 11 medici? In tutta Italia, i medici di ruolo dell’Inps addetti alle verifiche di malattie, ma anche invalidità civili (per cecità, sordità e leggi 104, 68 e 222) sono 311. Dovrebbero essere 539, ma anche così sarebbe difficile verificare la validità di migliaia e migliaia di certificati. A questi vanno aggiunti i circa 1.300 medici in convenzione che collaborano con l’Inps qualche ora a settimana.

«Siamo in una situazione difficile — racconta uno di loro, Gianfranco Magnelli che è appena andato in pensione —, abbiamo migliaia di pratiche in attesa ma le risorse sono queste, per ogni medico che c’è ne servirebbe almeno un altro». L’Inps ha appena bandito un concorso per 189 posti, ma i nuovi arrivi sono attesi almeno nel 2022. Nel frattempo molti andranno in pensione, l’età media è di 63 anni. Chi resta chiede di fare come durante la pandemia: richiamare i medici dell’Inps in pensione, «da soli non ce la facciamo più».

Sorgente: Green pass sul lavoro, boom di certificati medici per malattia dal 15 ottobre- Corriere.it

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