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Si diceva, un paio di settimane fa, della politica infantile.

Con l’affossamento del DDL Zan la nostra classe dirigente ha sciorinato in faccia al Paese l’ennesimo tragicomico spettacolo della sua inadeguatezza e immaturità.

Un ventenne cui tengo molto e che stimo molto ieri sera mi ha detto in faccia “siete peggiori di noi, che rabbia dover aspettare che vi togliate di torno”. E’ così, siamo peggiori, siamo pessimi. Lo siamo come generazione, come classe dirigente, come elettori, come opinione pubblica.

Sono pessimi i conservatori e gli elettori del centrodestra, che ancora considerano identitaria la negazione dei diritti civili agli omosessuali. Pessimi i partiti sostenitori del DDL, che hanno inscenato un mortificante scaricabarile politico sui franchi tiratori, roba che neanche nella prima repubblica. Pessimi i quaquaraquà del voto segreto, che profittano di una guarentigia pensata contro le dittature per tradire la parola data al loro partito e all’opinione pubblica. Pessimi tanti giornalisti, che anziché vestire a lutto i loro editoriali e precipitarsi in piazza a documentare la meravigliosa reazione popolare al fallimento dello Zan racconticchiano la miserabile incularella tra ex compagni di partito come se fosse qualcosa di cui merita occuparsi. Il tutto oscenamente squadernato sui social, senza ritegno, senza solennità, senza pudore, senza l’ombra di quella gravità che l’inaudita esultanza dei senatori di centrodestra imporrebbe – prima ancora dell’indignazione – a qualsiasi coscienza democratica.

Il piano inclinato morale di questa legislatura prosegue verso il fondo, e non riesce a scaricare le tossine inoculate in essa dal pupulismo. Beppe Grillo ha vinto: ci ha tutti impestati di trivialità, di supeficialità, di corrività. O forse ha semplicemente anticipato i tempi, visto più lungo degli altri e capitalizzato in anticipo la disastrosa deriva sociale e antropologica di questo quinquennio.

E lo spettacolo continuerà, potete giurarci. Le stesse scene le vedremo per l’elezione del Presidente della Repubblica e nella prossima campagna elettorale. Le voci più ragionevoli, quelle che stanno riflettendo su come rimediare ai danni, su come ricostruire lo specchio rotto sono già sommerse dai latrati dei tifosi assiepati in curva.

Non so davvero come e quando il mio ventenne potrà avere soddisfazione, perché nessuno dei responsabili di questo scempio pare avere intenzione di togliersi di torno con le sue gambe. Spero che su questa imperdonabile vicenda i giovani prendano in mano il loro destino e non smettano di scendere in piazza come hanno fatto ieri sera, mettendo sul banco degli imputati non questo o quel partito ma tutta una classe dirigente. Perché il fallimento di due giorni fa non è quello di uno o più leader politici, non di uno o più partiti, ma di un’intera generazione.

Sorgente: DDL Zan, il fallimento di una generazione | Politica per Jedi

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