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L’assalto di elementi di Forza nuova alla sede della Cgil a Roma, sabato: per la Digos gli estremisti hanno scelto di attaccare gli uffici del sindacato non potendo raggiungere il Parlamento

Nella ricostruzione dell’assalto alla sede della Cgil fatta dalla polizia e consegnata alla magistratura chiamata a decidere se confermare o meno gli arresti di sabato sera, il ruolo di regista è assegnato a Giuliano Castellino ; Luigi Aronica (già condannato per appartenenza alle «bande nere» degli anni Settanta) è stato il tramite con le forze dell’ordine nell’abbozzo di trattativa che ha preceduto il blitz; Roberto Fiore, ripreso anche all’interno dei locali del sindacato, ha messo con la sua presenza il sigillo ufficiale di Forza nuova. Gli altri militanti arrestati per gli stessi reati (istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio) sono stati individuati attraverso le immagini dentro la sede occupata, come il leader del movimento «Io apro». Ma il lavoro della Digos di Roma non è finito, altri «occupanti» sono in via di identificazione e andranno ad aumentare il numero dei denunciati. Che già s’è arricchito dei quattro firmatari il messaggio di rivendicazione e annuncio di nuove iniziative comparso sul sito internet di Forza nuova prima dell’oscuramento ordinato dalla Procura.

Castellino, capo romano dell’organizzazione, non è solo colui che dal palco della di piazza del Popolo ha annunciato via altoparlanti l’attacco alla Cgil; secondo il rapporto della Digos agli inquirenti è pure colui che sul portone del sindacato, chiuso e protetto da una decina di agenti con scudi e caschi, ha ripetuto più volte frasi del tipo «dobbiamo entrare, fateci passare». Un fronteggiamento andato avanti finché qualche decina di manifestanti, sostenuti dalle centinaia che gridavano, incitavano e applaudivano, ha sfondato forzando una finestra e aprendo il portone dall’interno. La sede è rimasta occupata per un po’, poi i dimostranti sono usciti ma successivamente volevano tentare un secondo assalto. Che però non ha avuto successo, perché nel frattempo erano arrivati i rinforzi della polizia. Dei tre leader di Forza nuova, solo di Fiore ci sarebbe la prova che è entrato nel palazzo del sindacato. La difesa di Aronica si baserà proprio su questo particolare: dalle immagini che il suo avvocato ha potuto visionare si vede solo mentre, a volto scoperto, parla con un funzionario di polizia. Nessun ruolo nell’azione squadrista, dunque.

 

Ma Digos e Procura la vedono diversamente. Il piano di andare alla Cgil è passato anche da lui, che mentre Castellino parlava dal palco, o forse anche prima, comunicava ai responsabili dell’ordine pubblico che la protesta sarebbe proseguita con un corteo verso la sede del sindacato di sinistra. Era una sorta di «piano B» rispetto a quello che la polizia e l’intelligence avevano captato nei giorni precedenti: l’assalto ai luoghi del potere politico, Montecitorio e Palazzo Chigi, dov’era schierata la maggior parte dei reparti. Un ripiego deciso sul momento e annunciato pubblicamente, vista la difficoltà di raggiungere gli obiettivi iniziali. Mentre era in corso una mini-trattativa per provare a trovare una soluzione a questa richiesta non programmata, evitando cariche in una piazza pressoché chiusa e gremita di gente (non solo manifestanti) un migliaio e più di persone s’è mosso verso villa Borghese. Riuscendo a raggiungere corso d’Italia, dove ha sede la Cgil, superando senza troppe difficoltà un altro sbarramento organizzato in fretta e furia a poca distanza, in un punto dove non era semplice bloccare chi volesse oltrepassarlo. Nell’ultima parte della protesta — quando ormai era buio, e i blindati e i reparti in tenuta antisommossa proteggevano la Camera e la sede del governo — Castellino ha tentato un’ultima dimostrazione di forza: un sit-in in piazza del Parlamento, che non gli è stato concesso. L’hanno preso e portato in questura mentre minacciava ulteriori violenze se non gli avessero consentito di concludere così la manifestazione.

Questa è la versione dei fatti fornita dagli investigatori, fondata su immagini e testimonianze raccolte attraverso le annotazioni di servizio dei poliziotti in strada. Domani il giudice interrogherà gli arrestati e deciderà del loro immediato destino. Ma al di là del procedimento giudiziario, c’è il significato politico di ciò che è accaduto, perseguito dagli stessi protagonisti. Nel proclama con cui ha chiamato i militanti in piazza del Popolo diffuso il 4 ottobre, dopo il primo turno delle elezioni amministrative, Castellino aveva fatto la sua analisi del voto: «Populisti, sovranisti ed euroscettici spariscono, il centrodestra si piega definitivamente al Ppe… Vince la narrazione terroristica e criminale del Covid. Vince il voto della paura, dunque sparisce il voto anti-sistema e l’italiano che vota si riscopre moderato… Non ci sono spazi nel sistema. La forza della piazza, il movimento e la resistenza al green pass e al Grande Reset sono le nostre uniche speranze; una lotta dura e faticosa, senza alleati, ma l’unica lotta possibile».

Sorgente: Così è avvenuto l’assalto alla Cgil: i ruoli di Roberto Fiore e Giuliano Castellino

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