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C’è il Draghi della cabina di regia e il Draghi del Consiglio dei ministri, e i due diversi atteggiamenti del premier fanno capire quale sia il suo metodo di gestione della larga maggioranza e il suo rapporto con Salvini. In tarda mattinata, quando il ministro leghista Garavaglia solleva problemi di merito e di metodo sulla riforma del fisco, il presidente del Consiglio comprende che il nodo è solo politico. Perciò non accoglie la richiesta del Carroccio di posticipare il varo del provvedimento, e lo fa con una battuta che non lascia adito a dubbi: «Se vuoi usare questi venti minuti che abbiamo a disposizione per esaminarlo…».

Garavaglia capisce che non ci sono spazi di mediazione, fa per alzarsi e dice: «Non so se parteciperemo al Consiglio dei ministri». A quel punto Draghi lo incalza: «Spiegami almeno qual è il problema». La risposta del rappresentante della Lega è rivelatrice: «Penso sia il catasto». E così dicendo ammette che il problema è politico. Il premier ora ne ha la prova e saluta Garavaglia in modo tranciante: «Vorrà dire allora che lo spiegherà Salvini». D’altronde poco prima che iniziasse la riunione, Giorgetti aveva anticipato ad un dirigente del suo partito che «Matteo ci ha detto di non partecipare al Consiglio dei ministri». E quando gli era stato chiesto quale fosse la linea, il titolare dello Sviluppo Economico aveva risposto: «Boh, chiedete a lui».

 

Non è chiaro se Draghi già lo sapesse, ma è certo che poco dopo, in Consiglio dei ministri, muta atteggiamento. Avvisa che la delegazione leghista non parteciperà, «ne prendiamo atto». Ma non aggiunge altro. Il caso si chiuderebbe lì, se il ministro dem Orlando non chiedesse la parola per additare l’atteggiamento della Lega, rea di «un fatto grave su un tema non secondario». Il capodelegazione del Pd prova ad accendere il fiammifero politico nella santabarbara della maggioranza, ma è proprio il premier a spegnerlo se è vero che — al termine di un breve giro d’interventi — si limita a ringraziare i ministri «per il passaggio importante di una riforma che abilita il Pnrr».

 

Insomma è sbagliata l’idea, accreditata ieri nello stesso Carroccio, che Draghi stia «mostrando la porta a Salvini». Certo non può impedire a Letta di convocare d’urgenza il vertice del Pd, come se fosse imminente una crisi. Non è così ma ognuno fa il proprio gioco. Anche se il gioco dei dem non era piaciuto a tutti in Consiglio dei ministri, al punto che la renziana Bonetti e la forzista Gelmini avevano criticato la mossa di Orlando: «La nostra responsabilità in questo contesto — attaccava la Bonetti — è mostrare la capacità dell’esecutivo di operare, non di offrire all’esterno una narrazione divisiva».

 

Anche in questo caso Draghi non aveva detto nulla. Il suo gioco è diverso da quello di chi lo sostiene: deve tenere tutto in equilibrio. In attesa che il leader della Lega si renda conto dell’approccio pragmatico di palazzo Chigi, pronto ad essere disponibile ma anche intransigente. Al Pd che su Alitalia continuava a irrigidirsi sul testo della mozione d’indirizzo parlamentare, per esempio, il premier ha fatto sapere che non avrebbe accettato ulteriori mediazioni. E fine delle trasmissioni. «Solo che loro trangugiano senza batter ciglio», sospira un dirigente del Carroccio: «Mentre noi…». Il «noi» sta per Salvini, che l’altro ieri, mentre scorrevano in tv i dati delle Amministrative, «per due ore» non ha proferito parola alla riunione di partito in via Bellerio.

 

Le elezioni sono state un colpo, ma se Draghi assicura che con la riforma del catasto «le tasse non aumenteranno», se ha fatto inserire un’apposita postilla nella delega come chiedeva Forza Italia, Salvini non può non accettare le garanzie del premier. E magari può rispondere al telefono, dopo una settimana di black out. Sarà così, è già così da ieri sera, e nei prossimi giorni i due si incontreranno per «superare le incomprensioni». Il premier non ha interesse a entrare nella disputa politica. Lui ha il suo cronoprogramma e ogni qualvolta gli suggeriscono qualcosa, risponde: «Mi riservo di decidere. Non vorrei che invece di agevolare il percorso, si possa ostacolarlo».

da Corriere.it

Sorgente: Cosa è successo tra Draghi e Salvini ieri: lo strappo per la riforma del fisco

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