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La Lega squassata dall’inchiesta sull’ex responsabile dei social. Il leader: “Giustizia a orologeria, ci attaccano a pochi giorni dal voto”. La stoccata al ministro dello Sviluppo su Calenda e la scelta di chiudere la campagna con Meloni a Milano e Roma

ROMA – Ha deciso di moltiplicare gli sforzi, di aumentare il già elevato numero di interviste a margine degli eventi che quel che resta della Bestia lancia in rete: ma soprattutto, Matteo Salvini, ha scelto di uscire dall’impasse del caso Morisi, e dell’affondo interno di Giorgetti, aggrappandosi agli alleati. E in serata, dopo lungo indugiare, ecco il calendario di due iniziative comuni con gli altri leader del centrodestra, Giorgia Meloni e Antonio Tajani: i tre chiuderanno insieme la campagna elettorale – domani e venerdì – rispettivamente a Milano e Roma. Che, per inciso, sono le principali città coinvolte dalle amministrative ma anche quelle in cui, a detta del ministro dello Sviluppo economico (che è anche vicesegretario della Lega), la coalizione non nutre chance di successo.

 

Morisi, l’imbarazzo e i silenzi di Salvini: “Non commento fatti personali. Disgustoso il linciaggio su Luca”

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Insomma, sarà un finale di competizione al cardiopalmo, per il leader del Carroccio che si gioca tutto, al culmine di un settembre nero che l’ha visto soccombere dentro il partito sul Green pass e infine barcollare, sul piano dell’immagine, a causa di un’indagine per droga che coinvolge il suo uomo-ombra, l’ex responsabile della comunicazione Luca Morisi. E Salvini ha deciso di giocarlo all’attacco, l’ultimo scampolo di campagna. Difende il suo spin doctor (“Quello che gli sta capitando non lo augurerei al mio peggior nemico”) ma ribadisce la linea dura nei confronti di coloro che maneggiano stupefacenti: “Chi spaccia droga è un delinquente, chi la usa è un cretino: e la differenza, da codice penale, è evidente”. Il capo del Carroccio dice che la Lega è a centro di “un surreale processo politico a 5 giorni dal voto”, se la prende con i giornali (“Sono dispiaciuto delle schifezze mediatiche che condannano le persone”) e non arretra sull’uso disinvolto che la Bestia ha fatto dei social: “Rifarei la citofonata allo spacciatore del Pilastro di Bologna”. E poi la sfide a distanza con i 5Stelle che non hanno esitato un attimo a sottolineare la fine ingloriosa della macchina della propaganda salviniana: “Salvini è indulgente con gli amici, molto duro con gli altri”, dice Giuseppe Conte. La reazione del senatore milanese è tagliente: “Non mi occupo dei problemi personali di Conte, di Grillo e dei suoi figli”.

 

 

Ma l’imbarazzo più grande, per Salvini, in queste ore è nei riguardi di Giorgetti: nessun commento ufficiale ma il leader della Lega è molto irritato per un attacco che, negli ambienti del Carroccio non lontani dal capo, viene addirittura paragonato allo strappo di Fini nel Pdl. L’idea che molti hanno, nel partito di via Bellerio, è che Giorgetti punti a guidare il cosiddetto partito di Draghi, con posizioni non abbastanza di rottura nei riguardi del Pd e soprattutto con lo sguardo su Palazzo Chigi.
Ovviamente non c’è alcuna conferma di queste aspirazioni giorgettiane ma Salvini, pur prendendo atto di alcune successive rettifiche all’intervista del ministro alla Stampa, ieri ha risposto senza troppe premure al collega. Invitando a non tirare per la giacca Draghi e Mattarella per le elezioni del Capo dello Stato (carica per cui Giorgetti ha indicato l’attuale premier) e soprattutto rispondendo in modo brusco sulle amministrative: “Penso che a Roma Michetti abbia la competenza giusta per ripartire dalle periferie, non dai salotti di Calenda”. E nella frase “i salotti di Calenda” c’è tutta la distanza di Salvini dal candidato, ex pd, verso il quale Giorgetti ha espresso parole di apprezzamento. Finisce che anche Giorgia Meloni attacchi duramente il ministro leghista: “Se Giorgetti sapesse qualcosa di Roma, saprebbe che Calenda non arriverà mai al ballottaggio, per cui non capisco il senso e poi non mi pare che Calenda sia stato un ministro così capace. Non vorrei – prosegue la presidente di Fdi – che Giorgetti fosse tornato alla vecchia Lega, che augurava a Roma il peggio”.
Che il fronte caldo sia quello interno alla Lega, però, è confermato dalle nuove tensioni fra Salvini e i governatori del Nord: questi ultimi sono prudenti sulle nuove aperture e sull’aumento delle capienze per sport e spettacolo, il segretario è come sempre più netto: “Apriamo tutto”. Fra mille distinguo e smentite, un partito in fibrillazione si avvia alle elezioni di domenica e lunedì che avranno il senso di un redde rationem. Dopo, inevitabilmente, arriverà l’ora del chiarimento.

 

Sorgente: Morisi, Salvini contro tutti: “Ci attaccano a pochi giorni dal voto” – la Repubblica

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