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di Alessia Gallione

Tedone, unica donna nata dopo la caduta del Muro di Berlino, Azzaretto, Mariani, Muggiani e Pascale: ecco chi sono

Bianca Tedone ha 28 anni e, quando è crollato il Muro di Berlino e si è consumata la svolta della Bolognina, non era neanche nata. Eppure, la candidata sindaca di Potere al Popolo, una laurea in Giurisprudenza e un lavoro nell’amministrazione dell’università Statale, non ha difficoltà a dirsi “comunista”. Anche se, precisa, “una comunista del 21esimo secolo”. Che alla fine, spiega, “non significa sventolare un simbolo come un feticcio, ma stare con i piedi ben piantati nella realtà e, in una Milano descritta troppo spesso come la terra promessa dei giovani, stare con i precari e con chi qui è nato e cresciuto ma non ha ancora la cittadinanza”. Nessuna “nostalgia”, insomma, “molta concretezza”. Allearsi con altre sigle? “Il nostro obiettivo è costruire la rappresentanza politica di chi si sente schiacciato da questa città, non ci interessa costruire un cartello elettorale”. Nel loro, di simbolo, una stella rossa ha preso il posto della falce e martello. Lo slogan: “Milano città pubblica”.

 

Praticamente lo stesso – “Milano pubblica” – invocato da Marco Muggiani, che ha 57 anni, fa il medico, e al marchio storico invece ci tiene ancora. Tanto da rivendicare: “Non è che noi ci sentiamo gli eredi del Pci, noi siamo il Pci. Io sono comunista dal 1983, che non è poco e, dopo le varie scissioni e una lunga battaglia, siamo riusciti a riottenere anche il nome”. Ed è conservando quello ben stampato sullo sfondo rosso che, spiega, ora si candida sindaco. Era la condizione, d’altronde, con cui ha tentato anche di unire le forze con gli altri pianeti della galassia radicale. “Non con il Partito comunista dei lavoratori perché prendere ordini dalla Quarta Internazionale anche no, ma a tutti gli altri abbiamo aperto le braccia. Volevamo solo mantenere il nostro nome. Non è per colpa nostra se oggi corriamo siamo divisi. Chiedete ad altri”.

 

 

Eccola la Milano che si muove a sinistra del centrosinistra di Beppe Sala. E che, il 3 e 4 ottobre, dovrà contendersi non solo i voti di un elettorato  non certo sconfinato a queste latitudini ma, a sentire alcuni di loro, anche un pezzo di storia. Almeno per i tre candidati sindaco che, su 13 aspiranti alla fascia tricolore, portano inciso nella loro lista la parola comunista. E, come nella migliore delle tradizioni, corrono separati. Un affollamento che non stupisce Alessandro Pascale. Lui ha 36 anni, insegna storia e filosofia alle superiori e sulla storia del comunismo ci ha scritto pure un saggio “pubblicato gratuitamente sul sito intellettualecollettivo.it”. Si definisce “un proletario, orgoglioso di esserlo” e, da rappresentante del Partito Comunista, quello di Marco Rizzo per capirci, la vede così: “A parte che su 13 candidati almeno, e sottolineo almeno, 8 rappresentano gli interessi della borghesia liberale, ma no, non sono sorpreso. Il motivo? C’è molta confusione ideologica nell’area del movimento comunista e della sinistra anti-liberista. Noi crediamo di aver fatto l’analisi più appropriata e di avere le migliori risposte. E comunque non tutti quelli che si presentano come comunisti necessariamente lo sono e lo stesso vale per chi si definisce di sinistra”. Probabilmente basterebbe questo per rispondere alla domanda: perché non avete provato la strada congiunta? Ma nel dubbio ecco la risposta: “Abbiamo provato a costruire un vasto schieramento, ma qualcuno non ha voluto rinunciare al proprio simbolo”. Sì, sarà battaglia.

Quella che, in realtà, Natale Azzaretto, insegnante di lettere alle medie in pensione, aveva tentato anche cinque anni fa sotto le insegne del Partito comunista dei lavoratori. Risultato: uno 0,4% frutto di “un voto di militanza”. Oggi, a 70 anni, ci riprova. Lui che è comunista da quando di anni ne aveva 17. “Sempre stato un comunista eretico, prima bordighiano poi trotskista. Mai votato Pci in vita, mai. Che cosa vuol dire essere comunisti oggi? Quello non è cambiato in realtà: essere in grado di capire come si sviluppano le contraddizioni sociali in una Milano in cui i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi”.

Pci, Pc, Pcl, Potere al Popolo, quindi. A sinistra di Sala, però, c’è anche un altro candidato. E’ Gabriele Mariani, che prende il testimone di Basilio Rizzo, lo storico rappresentante della sinistra a Milano che, dopo 38 anni in Consiglio comunale, ha deciso di non ricandidarsi. Mariani corre come sindaco accompagnato da due liste, Milano in Comune e Civica ambientalista. Lui no, non si definisce comunista. E, comunque, dice di preferire la distinzione tra “chi ha lavorato o no sul territorio. Chi siamo? Siamo una coalizione rosso verde che unisce i valori della sinistra con l’ambientalismo coerente con chi in questi anni ha criticato la giunta Sala e non ci si è alleato all’ultimo momento”. Perché, in fondo, a poco meno di un mese dal voto, l’unico punto che sembra accomunare tutti è la certezza che nessuno sosterrà altri candidati al ballottaggio.

 

Sorgente: Elezioni Milano, cinque candidati sindaco a sinistra di Sala: “Ma i veri comunisti siamo noi” – la Repubblica

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