0 12 minuti 3 anni

Le mail raccolte dall’Ateneo di Bologna, dove lo studente egiziano è iscritto: “Sei entrato a far parte delle nostre vite, ti stiamo aspettando”. Gli appelli al governo.

Patrick George Zaki è in carcere da 494 giorni. E oggi compie 30 anni. E’ il secondo compleanno che passa in stato di detenzione preventiva nella prigione di Tora, al Cairo. E la mobilitazione per lo studente egiziano iscritto all’Alma Mater al master in Studi di genere, attivista per i diritti umani, non si ferma. Bologna non dimentica. Non lo fanno gli attivisti della campagna per la sua liberazione “Patrick free” che riportano il messaggio con la torta fatta per lui: “Al secondo compleanno di Patrick lontano da noi, chiediamo in una maniera più diretta: cosa è necessario per lasciarlo andare? Abbiamo dimostrato cento volte che è innocente. Patrick, nostro figlio, è con noi ogni minuto e metterlo in prigione per mesi non ce lo farà dimenticare”.

 

L’università, con Amnesty e le Sardine, oggi pomeriggio inaugura la mostra ‘Patrick patrimonio dell’umanità’. Sotto i portici di Bologna verranno affissi 50 striscioni, realizzati dal fumettista e attivista Gianluca Costantini, dedicati alle storie di prigionieri di coscienza privati della libertà in 13 paesi diversi. 

 

 

“Ora la cittadinanza”

Stamattina, tra i primi a ricordare la detenzione di Patrick Zaki è stato il segretario del Pd Enrico Letta, che su Twitter ha ribadito la richiesta di conferirglila cittadinanza italiana. Sullo stesso tema anche la senatrice del Pd Monica Cirinnà, secondo la quale “Il più bel regalo di compleanno per Zaki sarebbe il decreto di concessione della cittadinanza italiana su cui si è già espresso il Senato”. Il presidente del Parlamento Ue David Sassoli su Facebook ha scritto: “La sua detenzione è una vergogna per tutti coloro che credono nei valori umani e nei diritti fondamentali della persona. Auguri, Patrick: non ti lasceremo mai solo”. “Oggi Patrick Zaki compie 30 anni nel carcere di Tora, uno dei più crudeli al mondo – twitta Amnesty Italia – La sua colpa? Aver difeso i diritti umani. Fin dal primo giorno ci battiamo per lui e non ci fermeremo fino a quando non sarà liberato”.

 

 

Ed ecco le mail arrivate all’indirizzo che l’ateneo ha aperto per lui in questo anno. Messaggi che si riferiscono a varie tappe della sua prigionia mandate da studenti, madri e padri, insegnanti. Migliaia. Da tutta Italia. Ve ne riproponiamo una selezione.

[[ge:rep-locali:rep-bologna:303632306]]

Caro Patrick, ti aspettiamo

Caro Patrick, stavo facendo lezione e, dopo avere parlato lungamente, ho cercato di aprire una discussione che però stentava a partire o non arrivava ai punti che invece avrei voluto sottolineare. Mi sembrava di stare perdendo il filo del discorso e la classe. E allora all’improvviso ho pensato: so di cosa avrei bisogno! Ci vorrebbe una delle domande di Patrick per andare avanti! E mi è scoppiata una grande risata. Insomma… Mi e ci manchi… Tanto. Non ti “mando” un abbraccio perché te lo darò di persona e non da remoto quando ci vedremo. A presto!


Ciao Patrick, noi non ci conosciamo però da qualche mese a questa parte tu sei entrato a far parte delle nostre vite, sei diventato quell’amico che sta lontano e che aspettiamo torni presto. Bologna ti sta aspettando a braccia aperte.


Ciao Patrick, ho 25 anni, sono uno studente dell’Università di Bologna, proprio come te. Sappi che ti siamo vicini, sei fonte di ispirazione per tutti noi studenti. Sei il simbolo della libertà che questo periodo terribile ci sta togliendo, a te più di tutti. Tieni duro, presto finirà.


Ciao Patrick, non oso neanche immaginare ciò che hai provato e da qui non posso fare molto se non ribadirti il fatto che sei nei pensieri di migliaia di studenti in tutta Italia che aspettano solo il tuo ritorno. Festeggeremo come non mai quando sarai qui con noi, tieni duro.


Caro Patrick,

non ho mai incontrato te, ma ti ho conosciuto negli occhi delle tante persone che si sono raccolte in strade e piazze, hanno gridato il tuo nome, hanno invocato il tuo ritorno. Alcune di loro ti hanno avuto per compagno di studi o per studente, e ho visto la tua bellezza nei loro occhi commossi. Mentre ti scrivo, non sono certo che questa lettera potrà mai giungerti, ma sogno che sia una delle mille e mille che ti accoglieranno al tuo ritorno. Spero che questo ti darà la misura di quanto ti abbiamo atteso, di quanto stiamo tifando e tifiamo per te, di quanto vogliamo impegnarci – come possiamo, finché possiamo – perché tu torni fra noi; perché tu torni a vivere, a testimoniare, a lottare.
Che tu possa resistere e tornare fra noi. Che tu possa trovare, fra gli amici che ti abbracceranno, un lenimento per le ferite che porterai addosso. Che tu possa sentire l’affetto dei tanti altri che non incontrerai di persona ma che saprai accanto a te, sempre.  La mia voce è una fra le mille che ti augura, caro Patrick, la felicità e la libertà che ti sono dovute. Ti aspettiamo.

 

 

Caro Patrick, resisti!

Io non ti conosco, e tu non mi conosci, però mi sento di volerti dire che ti siamo vicini in questo momento, e che soprattutto non ti meriti tutto questo. Ognuno di noi, uno studente come noi, ha diritto alla libertà e alla libera espressione e io spero infinitamente di rivederti presto a Bologna. L’unica parola che mi sento di dirti è resisti, ci sono tante persone che ti pensano, non sei solo, anche se magari ora può sembrarti. Lotta per la tua libertà Patrick, noi lotteremo per la tua.


Caro Patrick, siamo stati studenti viaggiatori, curiosi visitatori di altri paesi; a volte, presi dal nostro giovane viaggiare, non  abbiamo visto ingiustizie e dolore; oggi, adulti chiusi nelle nostre case in emergenza, pensiamo a te chiuso in cella solo, che non puoi tornare e non hai libertà. E pensiamo a te, a farti tornare presto libero.


Caro Patrick, noi cerchiamo di dare forza a te, e speriamo di riuscirci, ma devi sapere che tu stai dando forza a noi: ci stai insegnando cosa significano la libertà e il coraggio di difenderla. E ci ricordi che la cultura e lo studio sono atti di libertà. Purtroppo, Patrick, non sembra che il governo italiano sia convinto della stessa cosa. Sono molto deluso e molto arrabbiato. Cerca di resistere!


Ciao Patrick, scrivo questo messaggio illudendomi che sia davvero tu a riceverlo, che la luce sommessa di un display possa spezzare per un istante, giusto il tempo di una notifica, il buio lacerante della tua cella.  Che poi, a ben pensarci, mi basterebbe anche solo questo: riuscire a portare un seppur minimo bagliore nell’oscurità che ti circonda, occupando uno spazio in quel dolore a me incomprensibile, aiutandoti a sostenere il peso sfiancante di una causa per la quale non hai mai chiesto d’immolarti.  Ma questo, purtroppo, non mi è possibile.  La tua unica colpa è stata quella di nascere al confine tra due realtà, un confine presidiato dalla brama del potere, dalla codardia e dalla pura crudeltà umana.  Non so, forse non oso nemmeno immaginare ciò che pensi, ciò che più temi al prolungarsi di queste giornate infernali. So solo che nulla di tutto ciò ti è dovuto: lo so io, come lo sanno tutti coloro che, come me e te, sono stati educati alla civiltà, all’uguaglianza, alla libertà. Continuerò, nel mio piccolo, a battermi per te.

Andrea


Caro Patrick,
ti scrivo da Sassari, in Sardegna, sono un’insegnante di lettere da poco in pensione. Se avessi ancora i miei studenti liceali li coinvolgerei e ti scriveremmo in gruppo per farti sentire la nostra vicinanza. Invece sono sola, e chissà, forse anche per questo sento ancor più profondamente un senso di sconforto e di ribellione per l’ingiustizia che stai subendo. Non ho il potere di smuovere le montagne, non ho gli strumenti per incidere sulle autorità del tuo paese affinché ti riconoscano quei diritti umani che da un anno vengono scandalosamente calpestati. Provo un’enorme rabbia per la sofferenza che stai patendo, e desidero con tutta la mia mente e il mio cuore la tua libertà! Ti mando tanto calore d’affetto e solidarietà, come madre (e potrei esserlo) insegnante e amica, come italiana e come persona.
Ti abbraccio forte Patrick.
 Maria Franca Cadeddu


Vengono in mente queste parole di Calamandrei: “È così comodo, la libertà c’è, si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi di politica. Lo so anch’io. Il mondo è così bello, ci son tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. E la politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria, ci s’accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia in quanto vi auguro di riuscire a creare le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai. Ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica”.

Associazione culturale giovanile “Omertà-Diffida del silenzio”


Seduto al caldo della mia casa guardo il notiziario. Patrick rimane in carcere ancora un mese. Per l’ennesima volta. Ma oggi ha visto la madre in chat che gli comunica delle cattive condizioni di salute del marito, del padre. E Patrick riesce ancora a sorridere per cercare di alleviare le sofferenze della donna che lo ha messo al mondo. La violenza sembra più forte ma di fronte a questo piccolo gesto non è più nulla. Tieni duro Patrick, resisti! Nella tua carne vive ora l’eterna lotta tra il bene e il male. Io credo tu abbia già vinto.

Roberto Cattani

Sorgente: Patrick Zaki oggi compie 30 anni in carcere. Le lettere di solidarietà, “liberatelo”. Enrico Letta: “Subito la cittadinanza italiana” – la Repubblica

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20