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Domani dovrebbe essere dato l’annuncio del nuovo governo israeliano, il primo dal 2009 senza Netanyahu, che dovrebbe insediarsi dopo una settimana. Alla fine il leader di Yamina ha accettato la proposta di Lapid, che ha ricevuto l’incarico di dare un nuovo governo al Paese.Sarà proprio Bennet a guidare tale governo, che sarà composto da partiti di ultra-destra, Yamina, di destra, Israel Beitenu e New Hope, di centro, Khaol Lavan e Yesh Atid, di sinistra, laburisti e Metetz, e può contare sul sostegno aperto del partito islamista Ra’am, e quello tacito della Joint list araba.Un vero e proprio puzzle, il cui unico collante è porre fine all’era Netanyahu, che di una vera e propria era si tratta nonostante siano solo dodici anni.Sotto la sua guida, infatti, Israele è cambiato radicalmente, virando decisamente a destra sia a livello politico che sociale; la prospettiva di uno Stato palestinese è quasi scomparsa dall’orizzonte; il Medio oriente ha conosciuto nuove instabilità causate dalle sue improvvisazioni; il rapporto con l’America si è fatto controverso, mentre quello con l’Europa si è dilavato, dato che Netanyahu lo reputa poco rilevante.Lo spettro di RabinData la natura variegata del nuovo governo, è naturale che vi siano problemi di composizione, ma gli ostacoli dovrebbero essere superati proprio in virtù del comune rigetto verso Netanyahu: quanti hanno aderito alla nuova prospettiva sanno che se la nave non andrà in porto finiranno sugli scogli, con urto assai doloroso.Netanyahu si difende con le unghie e con i denti e il Paese è attraversato da pericolose tensioni sociali, come riferiscono i media israeliani. Riportiamo dal Times of Israel: “I parlamentari hanno ricevuto messaggi sui loro telefoni cellulari che avvertivano: ‘Trasformeremo le vostre vite in un inferno’ per “voi e i vostri figli’, mentre altri messaggi minacciavano: ‘non conoscerete pace’ e ‘renderemo le vostre vite impossibili’.A essere presi di mira, in particolare, gli eletti di Yamina, ai quali è stata rafforzata la scorta. Le accuse mosse da Netanyahu e dalla piazza contro i loro avversari sono variegate, ma la più pericolosa è quella di aver “tradito” la causa israeliana.Riportiamo la conclusione dell’articolo citato: “L’incitamento politico, e in particolare l’uso della parola ‘traditore’, è cosa controversa in Israele in quanto è stata l’accusa mossa dai manifestanti di destra contro il primo ministro Yitzhak Rabin prima che fosse assassinato nel 1995 da un esponente della destra, estremista ebreo. L’incitamento contro Rabin, che veniva regolarmente chiamato traditore dai manifestanti, ha contributo a causare il suo assassino”.

Sorgente: Israele: minacce e lo spettro di Rabin per il governo senza Netanyahu – Piccole Note – L’Antidiplomatico

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