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di Riccardo Luna

C’è in rete un filmato che dovremmo guardare. Dura quattro minuti e 20 e parla di noi anche se è girato in Scozia. Parla di come funziona la nostra società, il modello economico. E’ una inchiesta di una tv britannica che ha avuto da un dipendente di Amazon “le prove”, o almeno degli indizi molto convincenti, che da un magazzino centinaia di migliaia di prodotti non venduti ogni settimana vengono mandati in discarica. Prodotti elettronici, compresi televisori, perfettamente funzionanti; ma anche libri o posate. Scatole e scatole di prodotti nuovi al macero Perché distruggerli? Perché quando un prodotto non ha più mercato costa meno mandarlo in discarica che restituirlo a chi lo ha costruito, sarebbe la spiegazione. Qualcosa del genere si era visto dalle nostre parti con la frutta o la verdura: con le eccedenze di arance o pomodori mandate al macero per evitare che finissero sul mercato abbassando i prezzi. Ma qui è diverso. Qui si vedono gadget che sono stati oggetti del nostro sempre più fugace desiderio finire in discarica nel nome del profitto di una azienda. Senza tenere conto del danno per l’ambiente, che paghiamo tutti; e del fatto che ci sono moltissime organizzazioni di volontariato che potrebbero recapitare quei beni a chi ne ha bisogno e non ha i soldi per acquistarli. Perché allora? Amazon sul suo sito elenca con orgoglio e pomposità gli obiettivi di sostenibilità su cui sta lavorando, le emissioni zero, l’economia circolare. Obiettivi appunto: ma qual è la realtà? Davvero solo in quel magazzino scozzese o solo nel Regno Unito milioni di oggetti nuovi e funzionanti vengono distrutti nel nome del profitto? Non lo sappiamo. Non c’è stata una circostanziata risposta ufficiale all’inchiesta della tv britannica. Solo l’attivista Greta Thunberg ha osservato: “Se hai un sistema dove una cosa del genere è possibile e addirittura profittevole, questa è la prova che qualcosa di fondamentale è sbagliato”.

 

Sorgente: Davvero Amazon manda in discarica i prodotti che non compriamo? – La Stampa

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