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Ci sono code ai seggi elettorali di Madrid, si vota da questa mattina per la guida della comunità regionale della capitale ma il voto chiaramente avrà un riflesso politico nazionale per i socialisti di Sanchez. Un’eventuale vittoria li proietterebbe in una dimensione di maggiore sicurezza e di stabilità per l’esecutivo nonché proietterebbe verso le politiche il quadro di alleanze che il PSOE ha utilizzato per governare questi difficili anni di crisi economica e territoriale e ora sanitaria.

Tuttavia i sondaggi stanno correndo in tutt’altra direzione. Appare assai difficile che il partito popolare possa perdere l’egemonia che detiene da oltre 26 anni, Madrid è il cuore della destra spagnola, del nazionalismo messo in discussione dal tentativo secessionista Catalano e ha trovato nella propaggine dell’ultradestra di Vox il portavoce formidabile degli umori più reconditi della Spagna franchista, xenofoba, machista.

Per questa ragione la presidente uscente Ajuso, una seguace di Aznar ha utilizzato toni durissimi contro il governo, contro le misure anti/Covid contro la sinistra in generale, l’alternativa nel voto secondo questa destra era fra la libertà e il comunismo.

La campagna elettorale si è arricchita di toni incandescenti fino a determinare delle minacce epistolari con il contenuto di pallottole pervenute tanto verso Ajuso che verso Pablo Iglesias, il vice primo ministro di Podemos sceso in campo per tentare di drenare il voto degli antagonisti e il voto della sinistra anti-fascista e per contrastare una scissione interna.

I socialisti si sono affidati alla vecchia guardia, alla saggezza di Gabilondo ma soprattutto all’impegno assiduo di Pedro Sanchez e dei suoi ministri; è probabile un avanzamento del Psoe ma un successo è giudicato alla stregua di un “miracolo”.

È un voto che si esercita in una delle aree più colpite dalla pandemia in termini di decessi ma anche di caduta della economia, nonostante la destra abbia vistosamente assunto delle decisioni in totale dispregio delle norme di tutela sanitaria adottate da mezza Europa, la radicalizzazione dello scontro politico ha riportato all’indietro le lancette della storia ed i toni e i discorsi ascoltati e sembravano riecheggiare la Spagna degli anni ’30.

Se si aggiunge lo stallo della situazione catalana e la minaccia di un nuovo tentativo di sconnessione è evidente che un’eventuale vittoria della destra a Madrid riporterebbe la situazione politica in una fibrillazione politica abbastanza pericolosa. Il blocco progressista spera che la destra non riesca ad assommare i seggi necessari (69) per poter continuare a governare dalla Puerta del Sol, nei conversari privati si punta alla ripetizione delle elezioni potendo contare su un nuovo clima politico e soprattutto in un clima sociale rasserenato dalla campagna dei vaccini e dall’arrivo dei sostegni economici europei.

Le elezioni in mezzo a questo guado rappresentano un’incognita e una possibilità ovvero che la destra populista e popolare riconquisti Madrid e dalla capitale può sganciare la propria offensiva politica per blindare la Spagna e per sloggiare i socialisti dalla Moncloa.

Sorgente: Si vota a Madrid, destra all’arrembaggio | L’HuffPost

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