“Marx era piú ricco di me”
27 Maggio 2021
«Ogni giorno mia moglie mi dice che vorrebbe essere nella tomba con le bambine e, in verità, non posso fargliene una colpa, poiché le umiliazioni e le pene che stiamo subendo sono davvero indescrivibili».
Scrive queste parole #Marx al suo amico #Engels per chiedere aiuto economico dopo aver perso il lavoro per il New York Tribune.
A casa Marx nei momenti più bui dell’esilio londinese in effetti mancavano persino il cibo per le figlie e la carta da scrivere.
Perché lo scrivo? Perché ieri tutto sorridente #Calenda si è lasciato andare ai battutoni, dichiarando che Marx era più ricco di lui, così rendendo chiare a tutti noi almeno due cose: la prima, di essere uno che non ha paura di spararle grosse pur di farsi notare; la seconda, di non aver capito che la contestazione che gli viene mossa non è quella di essere ricco (chi se ne importa, sono fatti suoi quando paga tutte le tasse che deve) ma quella di rappresentare e difendere gli interessi dei più ricchi (cosa che si può fare persino senza avere un centesimo in tasca, come ahimè sappiamo tutti bene).
Sono le idee e le proposte quelle che contano. Lo sa bene anche chi sta finanziando la sua campagna elettorale con centinaia di migliaia di euro: vedono le proposte che difende, capiscono che ne potrebbero trarre vantaggio, vogliono probabilmente anche influenzarlo, e lo aiutano a fare in modo che quelle idee che in realtà avvantaggiano solo una parte possano essere presentate come idee razionali a vantaggio dell’intera società.
Una storia vecchia come il mondo, no? Marx ne ha parlato lungamente. Viste le battute con cui lo chiama in causa, a questo punto Calenda potrebbe anche leggere o rileggere le sue pagine.
Non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza: magari in futuro potrebbe passare dalle battute alle citazioni. E potremmo insieme discutere di questioni più serie di quelle sulla ricchezza o sulla povertà della famiglia Marx e della famiglia Calenda.
Sorgente: Nicola Fratoianni | Facebook