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Incidente sulla Funivia Stresa-Mottarone, soccorritore: Corpi nel raggio di  30 metri, una strage

Ritorno su una cosa che ho detto oggi su Morning, perché credo ci sia il rischio di imparare la lezione sbagliata da questa storia tremenda della funivia. Tutti i giornali, da Repubblica a Libero, dicono che sia stata “la strage dell’avidità”. Che gli operatori della funivia che hanno disattivato i freni di emergenza pur di tenere aperto l’impianto, quindi, lo abbiano fatto per un “desiderio intenso e insaziabile di denaro” (Treccani). È una spiegazione consolatoria per noialtri, che mai ci definiremmo mossi da un “desiderio intenso e insaziabile di denaro”. Ed è facile sceglierla, perché assolve tutti tranne quei tre.

Non credo sia stata l’avidità a muovere quelle persone a disattivare i freni d’emergenza pur di lavorare, e non lo dico per togliere una briciola di gravità da quello che hanno fatto: semmai per aggiungerne, e darne un po’ anche a noi. Questa non mi sembra una “strage dell’avidità”: mi sembra una strage del “tengo famiglia”. Una strage del “anche noi dobbiamo mangiare”. Una strage di chi si crede più furbo degli altri, di chi lavora male perché “cosa vuoi che succeda”, “ci penserà qualcun altro”, “c’è chi fa peggio di noi”, “con tutte le schifezze che fanno gli altri, proprio noi dobbiamo farci problemi?”.

“Anche noi dobbiamo mangiare”. Quante volte lo abbiamo sentito da chi assume in nero, da chi non paga le tasse perché ha deciso che sono troppe, da chi pretende che la sua azienda continui a inquinare e che la propria necessità di mangiare diventi un alibi e superi i diritti di tutti, compresi quelli che si sobbarcano la fatica della responsabilità o di pagare tasse che sono troppe anche per loro? Qual è la differenza tra chi ha tolto il freno di una funivia pur di lavorare e chi ha tenuto il ristorante aperto quando era vietato, nonostante la certezza di provocare contagi e morti? Certo, morti forse meno cruente e visibili: ma morti. Questa cultura è ovunque intorno a noi.

Il gestore di una funivia che fosse guidato esclusivamente dal proprio interesse economico non toglierebbe mai un freno di emergenza per qualche giornata di incassi, perché il concreto rischio di un incidente distruggerebbe istantaneamente qualsiasi profitto, oltre che la sua vita. È una scelta stupida proprio sul piano economico, oltre che per tutto il resto. È facile prendersela con i soldi, riflesso condizionato della nostra cultura pauperista, molto cattolica e poco calvinista, ma a me non sembra che abbiamo un problema di avidità. Abbiamo un problema di responsabilità.

 

Sorgente: Magari fosse solo avidità | Francesco Costa

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