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L’ex giudice Antonio Esposito, che condannò il leader di FI in via definitiva per frode fiscale annuncia a Repubblica che si costituirà, dinanzi alla Corte europea, a propria tutela, per il giudizio che Strasburgo ha formalizzato nelle scorse settimane inviando al governo italiano dieci domande cui l’esecutivo dovrà rispondere

di Concita Sannio

“I miei difensori hanno appena predisposto un’istanza di partecipazione al giudizio dinanzi alla Cedu”. L’ex giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio della Cassazione (ora in pensione) che condannò Silvio Berlusconi in via definitiva per frode fiscale annuncia a Repubblica che si costituirà, dinanzi alla Corte europea, a propria tutela, per il giudizio che Strasburgo ha formalizzato nelle scorse settimane inviando al governo italiano le dieci domande cui l’esecutivo dovrà rispondere entro il prossimo 15 settembre.

Su quel verdetto  – all’ex premier furono inflitti 4 anni di reclusione (uno dei quali condonato) con l’accusa di frode fiscale – che gli costò la decadenza dalla carica di senatore, l’agguerrito collegio difensivo di Berlusconi non solo ha depositato il ricorso presso la Corte Europea, ormai nel lontano 2014, ma ha chiesto di recente anche la revisione del processo alla Corte di appello di Brescia.

L’allora imputato Berlusconi – chiede ora in sostanza la Cedu – “ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale imparziale, indipendente e costituito per legge?”.

Per gli avvocati berlusconiani si trattò infatti di una sentenza “politica”: ecco perché gli  interrogativi cui dovranno rispondere gli esponenti del governo, e che formalizzano di fatto il giudizio pendente, non possono non coinvolgere la difesa di Esposito. Il “funzionario di Stato” sul quale potrebbero ricadere quelle domande e che é intenzionato a difendersi fino in fondo. Per spiegare che “non ci fu nulla di politico”.

Agli atti della richiesta depositata a Strasburgo, gli avvocato di Berlusconi depositarono anche quelle dichiarazioni registrare in casa dell’ex premier in cui uno dei giudici di quel collegio, Amedeo Franco, scomparso due anni fa, dichiaró la sua contrarietà (mai messa agli atti) su quel verdetto e aggiunse che quella sentenza “era stata una porcheria” . Senza mai rivelare tuttavia che proprio lui, Franco, era stato sonoramente scoperto dai colleghi –  come rivelò Repubblica il 23 luglio 2020 –  mentre provava a registrare, un unicum nella storia della Corte suprema, le parole della camera di consiglio. Per quale motivo , e a quale titolo, Franco prima cercó di intercettare i colleghi durante quella scottante decisione e poi si recó dal ‘condannato’ Berlusconi a raccontare la sua verità inedita, sono domande che resteranno invece insolute.

 

 

Non solo: presso la stessa Cedu sono state depositate anche le dichiarazioni contro Esposito-  “Diceva di Berlusconi che gli avrebbe fatto un mazzo così”- avanzate da un bagnino e due camerieri di Ischia. Cosa c’entrano in questa storia ? C’entrano perché il giudice che allora prestava servizio in Cassazione era solito fare una vacanza a Lacco Ameno, comune dell’isola: e quell’albergo, come altre strutture, era di proprietà del coordinatore e attuale senatore azzurro di Fi Domenico De Siano. Il giudice Esposito ha querelato quei tre lavoratori per calunnia, il pm di Napoli ha chiesto l’archiviazione, ma proprio tre giorni fa  Esposito si è opposto innanzi al Gip e si attende la decisione nelle prossime ore.

Mentre non esistono previsioni né scadenze  per la trattazione del giudizio dinanzi alla Corte per i diritti dell’uomo. L’Europa che fondatamente bacchetta l’Italia per i nostri tempi della giustizia ha impiegato quasi 8 anni per formulare 10 domande al Paese che condannò Berlusconi.

Sorgente: Berlusconi, la Corte europea chiede spiegazioni all’Italia sulla condanna – la Repubblica

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