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Si chiama “Le Mani del Rispetto” e sarà la prima scultura a celebrare l’impegno dei braccianti indiani della provincia di Latina che, spesso gravemente sfruttati dal sistema agromafioso, come da anni rileva l’Eurispes, hanno saputo ribellarsi, organizzarsi, scioperare e denunciare padroni, padrini e caporali. L’inaugurazione avverrà il 28 aprile prossimo alle ore 11.00 e permetterà di ammirare l’opera dell’artista Dante Mortet di “Mano Artigiana”, caratterizzata dal calco delle mani dei braccianti indiani ribelli, ma anche di interrogarci sulle responsabilità collettive rispetto al sistema padronale vigente in Italia e in Europa. Non a caso l’inaugurazione avverrà alle autolinee del capoluogo pontino, ossia all’entrata della città di Latina, in un’area tradizionalmente considerata non-luogo, espressione di una mobilità che non mette radici e non lascia segni tangibili di presenza.“Le Mani del rispetto” si colloca tra la festa della Liberazione e quella del Lavoro per ricordare le ragioni e il coraggio dei braccianti che lottano per i diritti e contro le amnesia di un Paese che continua a considerarli troppo spesso dei potenziali criminali oppure solo degli utili invasori. L’idea di questa iniziativa è di Paolo Masini, presidente di Roma BPA, ed è organizzata da Tempi Moderni con il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.Tra le autorità presenti, oltre al Prefetto di Latina Maurizio Falco, anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Franco Gabrielli, Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, il Sindaco di Latina Damiano Coletta, la consigliera regionale Marta Bonafoni, relatrice della legge regionale contro lo sfruttamento e il caporalato, la Cgil con Roberto Iovino e Giovanni Gioia, quest’ultimo neo segretario generale della Camera del Lavoro di Frosinone e Latina, e Ilaria Masinara di Amnesty International, associazione impegnata a Latina contro le agromafie e ogni razzismo. Tra i braccianti indiani sarà presente Balbir Singh che per sei anni ha vissuto condizioni di gravissimo sfruttamento da un padrone di Latina. Balbir veniva impiegato come stalliere, bracciante e uomo di fatica nell’agriturismo del padrone.Lavorava anche 16 ore al giorno, tutti i giorni, per una retribuzione mensile che, secondo il Comando provinciale dei Carabinieri, variava tra 50 e 150 euro al mese. Dormiva in una roulotte senza luce, acqua e gas. Sistematicamente picchiato e minacciato di morte con una pistola probabilmente usata nel 2007 nella strage di ‘ndrangheta di Duisburg, per nutrirsi era costretto a rubare gli avanzi che il padrone gettava ai maiali e alle galline. Balbir ha avuto il coraggio di denunciare e di costituirsi parte civile nel relativo processo grazie a Tempi Moderni e all’associazione Progetto Diritti, tanto da aver ricevuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia ora trasformato in lungo periodo.

Sorgente: Una scultura per celebrare le lotte dei sikh nell’Agro Pontino | il manifesto

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