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Aule aperte dai nidi alla prima media nelle 9 regioni in rosso, anche gli altri (con le superiori al 50%) nelle 11 in arancione. Priorità alla Scuola si mobilita. Il 58% dei presidi d’accordo con la riapertura

Due studenti su tre stamattina sono tornati a scuola. I piccoli, soprattutto: dai nidi alla prima media nelle 9 regioni in rosso, anche gli altri (con le superiori al 50%) nelle 11 in arancione. La campanella è suonata per circa 5,6 milioni di alunni: quasi il 66% degli 8,5 milioni di iscritti nelle scuole statali e paritarie. Dopo quasi un mese, il ritorno tra i banchi. Tra le proteste che continuano – oggi il comitato Priorità alla scuola si mobilita in diverse città tra cui Milano, Firenze, Pisa e Faenza – le preoccupazioni dei presidi, le vaccinazioni del personale scolastico arrivate a oltre il 70% della copertura e dunque ancora da completare.

 

 

“Questo è un grande segno di fiducia nel Paese”, ha commentato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Ma è una scuola che riparte non a ranghi completi e in modo differente, come accade da un anno a questa parte, nonostante il decreto emanato dal governo Draghi preveda anche che le Regioni non potranno emanare decisioni più restrittive decretando la chiusura dell’attività in presenza. Ci sono già le prime eccezioni: il sindaco di Macomer (Nuoro), vista l’impennata di contagi, ha deciso di sospendere le lezioni in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado da domani fino al 14 aprile.

LA NEWSLETTER DIETRO LA LAVAGNA

In Puglia torna la contestatissima ordinanza del governatore Emiliano che lascia alle famiglie la possibilità di scegliere se rientrare in classe, come da Dpcm del Governo, o seguire le lezioni ancora a distanza. La scuola on demand. E stamattina la tendenza era di un ritorno in presenza soprattutto alla primaria, non in prima media. “Abbiamo predisposto un Google Form – spiega Guillermina De Gennaro, preside dell’istituto Aristide-Gabelli – orientativamente, rispetto al passato, la percentuale in presenza è molto alta, sicuramente supera il 50 per cento. Ma non ci piace questo continuo andirivieni: la patata bollente viene data alle famiglie, e invece vogliamo che sia la Regione a prendere le decisioni”.

 

 

La protesta: “Riaprite anche le superiori”

Oggi, primo giorno di scuola dopo le vacanze pasquali, riprendono le mobilitazioni di protesta davanti alle scuole per chiedere la riapertura di tutti gli istituiti, in “presenza, sicurezza e continuità”. Flash mob e presidi sono organizzati dal Comitato Priorità alla scuola a Milano (ore 11, studenti in dad al Piccolo Teatro Aperto), Bologna (dalle 8 alle 9, piazza Maggiore), Faenza (lezioni in dad in presenza dalle 8 alle 13 al liceo Torricelli-Ballardini) Bagno a Ripoli (lezioni in dad in presenza dalle 8.30 alle 13.30 all’Istituto Redi Caponnetto).

A Torino Anita e Lisa, le due studentesse simbolo della lotta contro la dad, hanno ripreso le lezioni nell’aula a cielo aperto di piazza Castello, di fronte agli uffici della Regione Piemonte. Con le due ragazze oggi ci sono anche i genitori del movimento Priorità alla scuola, che chiedono di “porre fine al grave danno all’istruzione di bambine e bambini e adolescenti e al loro disagio pisco-fisico”.

 

 

La richiesta di riaprire anche tutte le medie e le superiori è arrivata ieri alla Camera dove è stata discussa la prima mozione per chiedere conto al Governo della prolungata chiusura delle scuole. Una mozione sollecitata dal comitato Priorità alla scuola con centinaia di mail dei genitori, appoggiata in particolare da M5S, con l’ex ministra Lucia Azzolina, e Italia Viva. Alla fine si è deciso di lavorare a un testo unitario che oggi sarà depositato. “Votando un testo unico daremo un bel segnale di unità del Parlamento nella tutela del diritto all’istruzione” dichiarano in una nota congiunta i capigruppo delle forze politiche di maggioranza in commissione Cultura alla Camera.

I presidi: il 58% d’accordo con la riapertura

E’ un sondaggio dell’Andis (associazione nazionale dirigenti scolatici) che ha coinvolto 950 presidi interpellati nella settimana dal 26 marzo al 2 aprile: solo il 58% è d’accordo con il piano di riapertura delle scuola partito oggi, con dirigenti più favorevoli per la ripresa in presenza delle scuole dell’infanzia (68%) e della primaria (72%). Percentuale che scende al 53,3 rispetto alla ripartenza in aula delle medie. “Il dato si spiega con la difficoltà percepita dai dirigenti nell’organizzare il lavoro dei docenti su più classi: in presenza per le prime, a distanza per le altre classi. Anche perchè la connessione in alcuni territori è di bassissima qualità”, spiega il presidente Paolino Marotta. Stessa percentuale per la riapertura delle superiori.

Dal sondaggio emerge ancora che per la stragrande maggioranza dei dirigenti scolastici la didattica a distanza, pur con i suoi vantaggi, ha fatto registrare nei bambini e ragazzi segni evidenti di disagio psicologico (solitudine, noia, insonnia, depressione), difficoltà di concentrazione e problemi di attenzione. Sono stati segnalati come rilevanti (ma solo da un terzo dei rispondenti) anche problemi di ritardo di apprendimento e di mancata acquisizione di conoscenze e competenze.

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L’ipotesi di prolungare le attività didattiche per l’intero mese di giugno non trova grande adesione tra i dirigenti scolastici. L’Andis – spiega il presidente – “ritiene, infatti, che il recupero dei contenuti di studio non possa avvenire in poche settimane, per cui propone di formalizzare l’obbligo da parte dei Consigli di classe di prevedere il recupero degli apprendimenti all’interno della programmazione didattica dell’anno scolastico 2021/22”.

Tamponi e trasporti: le richieste dei dirigenti scolastici

Il sondaggio fa emergere chiaramente – continua Paolino Marotta –  che “per mantenere in sicurezza le attività didattiche e scongiurare chiusure a macchia di leopardo, è necessario mettere in campo alcuni interventi che possano rassicurare famiglie, alunni e personale”. Ed ecco le richieste: screening periodico con tamponi agli alunni e a tutto il personale della scuola; nuove modalità di comunicazione con i Dipartimenti di prevenzione; affidamento alla Protezione Civile e alle organizzazioni di volontariato del controllo dei flussi di alunni all’entrata e all’uscita delle scuole e alle fermate dei mezzi pubblici, allo scopo di evitare qualsiasi forma di assembramento.

Per monitorare e uniformare i provvedimenti nel campo scolastico il ministero dell’Istruzione ha chiesto a quello della Sanità la possibilità di avere un Protocollo unico su contagi tra i banchi, ma al momento non è arrivata nessuna risposta. Restano critici i presidi dell’Anp (Associazione nazionale presidi) sull’attività di monitoraggio nelle scuole: “Credo che il problema sia logistico – ha detto il presidente Antonello Giannelli – I numeri degli operatori non sono ancora sufficienti per condurre questa operazione di grandi dimensioni”.

Per far ripartire la scuola in sicurezza è  necessario per i dirigenti anche garantire un trasporto pubblico privo di rischi per i ragazzi che ne fanno uso. “All’interno delle scuole è stato fatto e si continua a fare tutto il possibile in tema di distanziamento, di mascherine e di igiene delle mani. Quello che è mancato è un po’ il ‘contorno’ insiste Giannelli facendo riferimento soprattutto al sistema del trasporto pubblico locale.

I controlli dei Nas, d’intesa con il ministero della Salute, sui mezzi di trasporto pubblico per verificare il rispetto delle norme anti-Covid, hanno portato a contestare la regolarità per 65 mezzi su 693 ispezionati. Tra i tamponi di superficie raccolti sono emersi 32 casi di positività per la presenza di materiale genetico riconducibile al virus trovato in autobus, vagoni metro e treni a Roma, Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone, Varese e Grosseto. E riguardo a questo Bianchi ha sottolineato che “la scuola è sicura ma non è sotto una campana di vetro, quindi quel grado di responsabilità che tutti dobbiamo avere non può essere solo nella scuola ma deve essere dappertutto”.

Sorgente: Scuola, ritorno in classe tra le proteste per due studenti su tre – la Repubblica

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