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Il capitano di fregata, ufficiale della marina militare, è stato arrestato per spionaggio. La moglie Claudia Carbonara: «Ha deciso tutto da solo, se avessi saputo lo avrei dissuaso. Siamo impoveriti con il Covid: con 3.000 euro al mese non campavamo più»

di Fabrizio Caccia

«Mio marito non voleva fottere il Paese, scusate la parola forte. E non l’ha fatto neanche questa volta, ve l’assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perché non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa…».
Claudia Carbonara, 54 anni, psicoterapeuta specializzata in sessuologia clinica, esperta di terapie individuali e di coppia, è la moglie di Walter Biot, il capitano di fregata sorpreso dai Ros a vendere segreti militari ai russi in un parcheggio di Roma.
Quando squilla il telefono, nella loro casa di Pomezia, a rispondere subito è la figlia più grande. La voce sofferente, sua madre è vicino a lei, un attimo di esitazione poi le passa il ricevitore. La donna è confusa, sconvolta, si contraddice più volte. Ma alla fine le sue risposte sembrano dimostrare fosse consapevole che il marito aveva deciso di collaborare con i russi.
Ma perché Biot era così disperato, dottoressa Carbonara?
«Guardi, io so che Walter era veramente in crisi da tempo, aveva paura di non riuscire più a fronteggiare le tante spese che abbiamo. L’economia di casa. A causa del Covid ci siamo impoveriti, lo sa?».
Suo marito, però, non fa il ristoratore. Lavora allo Stato maggiore della Difesa. Ha uno stipendio fisso, anche di buon livello. Si parla di 3 mila euro al mese.
«Sì tremila euro, ma non bastavano più per mandare avanti una famiglia con 4 figli 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268 mila euro di mutuo, 1.200 al mese. Eppoi la scuola, l’attività fisica, le palestre dei figli a cui lui non voleva assolutamente che dovessero rinunciare».
Si è venduto per 5 mila euro?
«Noi viviamo per i figli, abbiamo fatto sempre tanti sacrifici per loro. Niente vizi, niente lussi, attenzione, solo la vita quotidiana che però a lungo andare fa sentire il suo peso».
E questo secondo lei giustifica la decisione di passare segreti militari ai russi?
«Guardi, se solo me ne avesse parlato ne avremmo discusso insieme, avrei provato a dissuaderlo. Invece ha deciso tutto da solo e adesso è un giorno e mezzo che non lo vedo, davvero è a Regina Coeli? Non riesco a parlarci, non riesco nemmeno a trovargli un avvocato».
Tra i colleghi di suo marito si dice anche che fosse alla ricerca di denaro per curare la vostra bambina più fragile, tanto bisognosa di cure.
«È vero, lui è un padre meraviglioso, affettuoso, sempre presente. Ma no, la piccola per fortuna è tutelata, non era questo il problema economico più grande da fronteggiare».

 

E allora qual era?
«Non riuscivamo ad andare avanti, a campare».
I colleghi hanno detto anche di essere rimasti spiazzati, disorientati.
«Ma certo, lui per 30 anni c’è sempre stato, ha servito il Paese, dalla Marina alla Difesa, a bordo delle navi come davanti a una scrivania. Walter si è sempre speso per la patria e lo ribadisco: anche se ha fatto quello che ha fatto sono sicura che avrà pensato bene a non pregiudicare l’interesse nazionale. Non è uno stupido, lo ripeto».
Ora cosa teme?
«Temo la gogna mediatica, soprattutto. Chi non lo conosce lo ha già condannato, lo ha già crocifisso».
Traditore della patria.
«No, lui la patria l’ha servita».

Sorgente: La moglie dell’ufficiale Biot: «Era disperato per i pagamenti: 3 mila euro non ci bastavano»

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